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Camorra, riciclaggio per i Contini: a giudizio i presunti imprenditori del clan

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Colpo di scena al processo stralcio al gruppo imprenditoriale che avrebbe riciclato i proventi illeciti del clan Contini e dell’Alleanza di Secondogliano.

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Nell’ultima udienza preliminare svoltasi davanti al gup Nicola Marrone sono state accolte le richieste dei difensori e sono state dichiarate inutilizzabili tutte le intercettazioni telefoniche ed ambientali, e di altre attività investigative svolte dagli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia.

Ma no solo perché è stato anche definito il proscioglimento e  la prescrizione di molti reati contestati in ben dieci capi di imputazione concernente la posizione di alcuni imputati.
Tutti però sono stati rinviati a giudizio, con processo che inizierà dinanzi al Collegio del Tribunale penale di Napoli in data 28 ottobre 2024.

In questo processo stralcio figurano gli imprenditori Antonio Festa e il figlio Gennaro (difesi dall’avvocato Arturo Cola),  il noto imprenditore Salvatore D’Amelio patron dei marchi di abbigliamento Minimal e Drop List (difeso dagli avvocati Giacomo Manzi e Artuo Cola), Michele Tecchia (difeso dagli avvocati Giovanni Cerino e Vincenzo Romano), Carline D’Aria (difeso dall’ avvocato Domenico Vincenzo Ferraro), l’imprenditrice toscana Rosalba Chieli (difesa dall’avvocato Gianluca Gambogi del foro di Firenze) e infine Giuseppe Illiano (difeso dagli avvocati Claudio D’Avino e Massimo Viscusi).

In fase cautelare, la Cassazione ha annullato con rinvio a nuove sezioni del riesame le posizioni dei due Festa padre e figlio e di Illiano.

Il patteggiamento richiesto per Michele Tecchia è stato rigettato e la posizione stralciata e gli atti sono stati trasmessi al Presidente del Tribunale per l’assegnazione ad un nuovo giudice.

Gli avvocati difensori nelle due ultime udienze avevano sollevato corpose questioni giuridiche processuali circa l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, oltre che di alcune attività portate avanti dalla Procura partenopea, dal 2018 in poi.

Tutte accolte dal gup che ha rinviato a giudizio gli imputati ma con un carico di accuse certamente molto meno pesanti della fase preliminare.

Attività investigative che secondo i difensori sarebbero state svolte oltre il termine consentito dalla nuova Riforma Cartabia per l’esercizio dell’azione penale nelle indagini preliminari in caso di richiesta di proroga, come anche già stabilito dal GIP per alcune intercettazioni ed attività svolte oltre il termine consentito dalla legge in sede di richiesta di proroga delle indagini da parte della Direzione Distrettuale Antimafia.

 Il tentato omicidio dell’intermediario Salvatore Cassese

Ora però con il rinvio a giudizio il processo dal 28 ottobre entra nel vivo. In questo filone dell’inchiesta vi è anche la  detenzione e traffico di armi da fuoco e l’estorsione all’intermediario Salvatore Cassese (che figura come parte lesa), ex dell’arma dei carabinieri che secondo la Procura è stato destinatario di estorsioni da uomini del clan, minacciato, picchiato e accoltellato per un investimento andato male con i Festa ed e altri esponenti del clan, antecedentemente all’epoca covid, con intermediari cinesi.


Articolo pubblicato il giorno 22 Luglio 2024 - 07:18


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