L’Amore ai tempi della Guerra, a Salerno Rita Martinova porta la testimonianza delle ucraine tornate in patria

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Nel giorno di San Valentino, alle ore 19, Rita Martinova nella galleria Camera Chiara, sita nel centro storico di Salerno in Via Giovanni da Procida 9, porterà testimonianza di donne che sono ritornate in patria per ritrovare e ritrovarsi coi loro uomini.

Dopo il successo di pubblico dell’ asta di beneficenza di otto opere del massimo artista ucraino Ol’svol’d, il cui ricavato di ben 8.300 euro è stato devoluto alla popolazione Ucraina tramite la Croce Rossa Italiana Sezione di Salerno, la settimana di eventi ospite galleria Camera Chiara, di Armando Cerzosimo, sita nel centro storico di Salerno in Via Giovanni da Procida 9, giunge al suo ultimo appuntamento, prima del finissage.

Domani martedì 14 febbraio, alle ore 19, Rita Martinova parlerà de’ “L’Amore ai tempi della guerra”, portando testimonianze di storie, famiglie, amori, divisi, spezzati, dalla guerra. La canzone giunta quinta al festival di Sanremo è una di queste storie.

    Tananai, nella sua “Tango” canta di Olga, Maxim e della loro figlia Liza, con delicatezza. Lo fa quasi sussurrando alcuni versi per andare in progressione quando, invece, si chiede “Chissà perché Dio ci pesta come un tango e ci fa dire amore tra le palazzine a fuoco”. Tante le storie che si ascolteranno, senza alzare muri tra l’Eros nobile, per dirla con Platone, dagli attributi riconducibili ad un’Afrodite Urania, nata dalla schiuma del mare e perciò caratterizzata da una natura incontaminata e allo stesso tempo maschile; e un Eros volgare e spregevole che è fatto derivare da un’Afrodite Dionea, meno eccellente della prima perché nata dalla commistione dei due sessi.

    […] Per durare l’amore – scrive il filosofo Remo Bodei – deve rimanere incessantemente in bilico su un pericoloso crinale, rinnovare gli stati di equilibrio. Esso costituisce una delle passioni più potenti e sconvolgenti. È gioia incostante, che ha bisogno di continue rassicurazioni, espansione di se stessi oltre i vincoli della mortificante quotidianità. Sensazione di crescita, di arricchimento e di liberazione dalla chiusura del proprio io rattrappito.

    Insieme però, se non è adeguatamente ricambiato, rappresenta anche un tragico fattore di distruzione e autodistruzione […].L’Amore o “eros”, figlio di “Poros”(astuzia) e “Penia”(povertà), è per sua natura povero. L’Amore ha sempre bisogno di ciò che ama perché ne è sprovvisto e nel mezzo della guerra in Ucraina, ha saputo trovare la strada e riunire anche in trincea dove si sono celebrati matrimoni, tra raffiche di mitra e bombe. Amore è l’attesa sul confine polacco di rivedere i volti dei familiari, sulla linea del fuoco, l’amore sta sopportando in tutti i modi che può, come il lamento disperato di tante mamme che hanno da celebrare i funerali dei loro figli soldati. Più in generale, il conflitto è stato un catalizzatore, di nuove relazioni, ma anche della fine di rapporti in crisi, di separazioni e divorzi.

    Il senso di precarietà che si porta dietro ha spinto numerose persone a smettere di aspettare. Li ha messi davanti all’importanza delle persone amate, ha fatto riconsiderare errori del passato, ha raso al suolo finte priorità, per far restare solo le cose che contano, ed ecco che moltissime donne hanno inteso ritornare in patria, anche se la guerra non è affatto cessata, per ritrovare e ritrovarsi coi propri uomini.

    Con quindici milioni di sfollati e sette milioni, soprattutto donne e bambini, di ucraini rifugiati in Europa, sono molte le famiglie che sono state spezzate dal conflitto, ci si è arrangiati con relazioni a distanza, alimentate dalle videochiamate. Si è risentito della distanza, della mediazione di un display, si è desiderato l’abbraccio, il calore, la sinestesia di un rapporto vivo. È un istinto umano.

    Il sesso è stato considerato anche come palliativo della morte. Senza scomodare il mito, Eros e Thanatos, la filosofia: divertirsi, svagarsi per scordare tutto il resto, per fermare il Tempo.


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