“M’aggia fa vatt a nu muccus” l’omicidio di Diamante per una spallata di troppo. TUTTA LA RICOSTRUZIONE

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“Sono stato ferito dai napoletani” questo l’atto di accusa di Francesco Augeri prima di essere messo in ambulanza e morire pochi minuti dopo. A riferirlo una donna che ha soccorso il giovane gravemente ferito la notte del 22 agosto scorso. un atto di accusa che si è tramutato in un decreto di fermo per Francesco Schiattarelli, del quale si attende la convalida per domani mattina, e un procedimento penale per concorso in omicidio, lesioni e rissa che pende alla procura per i minori nei confronti di F. D’A. un giovane della provincia di Caserta, amico di Schiattarelli, che avrebbe partecipato alla rissa. Dal racconto dei testimoni si evince un dato: la vittima Francesco Augeri è morta per aiutare il suo amico, Raffaele Criscuolo, pestato e accoltellato da tre napoletani. A scatenare la scintilla una spallata e una frase: ‘Tagliati questi capelli ricchione’. E’ il ‘la’ per una notte di follia: quella in cui è morto Francesco Augeri. Quella frase, pronunciata da Raffaele Criscuolo il 28enne di Boscotrecase, ferito ad un gluteo durante la rissa di quella notte, nei confronti di F. D’A., minorenne e amico di Francesco Schiattarelli, è il banale quanto folle inizio di una tragedia che ha sconvolto un gruppo di giovani vacanzieri campani e calabresi. A ricostruire quello che è accaduto a Diamante, localitĂ  turistica, alcuni testimoni – molti dei quali minori – amici dell’una o dell’altra fazione in contesa. Una spallata, davanti alla statua di Padre Pio alla discesa Corvino, nel centro abitato di Diamante, è stata il movente di un omicidio. A raccontare il primo ‘contatto’ tra il gruppo di napoletani e Criscuolo, amico di Augeri, proprio un’amica del giovane dai capelli lunghi che indossava una felpa a strisce rosse. La ragazza era in compagnia del minorenne e di un’altra coppia quando Criscuolo, risalendo la rampa ha urtato F.D’A., senza un motivo apparente. Una spallata poi il minore della provincia di Caserta si è diretto verso il bar Ketty – forse inseguendo – proprio Criscuolo, per risalire alcuni minuti dopo insieme ad altri ragazzi. La prima testimone racconta ai carabinieri che arrivata dinanzi alla statua di Padre Pio ha visto il ragazzo con il pantalone beige (cioè Criscuolo) con la coscia sanguinante, mentre tutti scappavano nella direzione opposta. “So che F. D’A. è amico di Francesco Schiattarelli – dice a ragazzina – che quella sera era al bar Ketty verso le 2,30, ma a Schiattarelli non l’ho visto risalire insieme agli altri. Non conosco i ragazzi che sono risaliti con F. D’A. dopo l’episodio della spallata. Posso solo dire che si trattava di sei o sette ragazzi presumo tutti minorenni”.

A fornire ulteriori dettagli alla ricostruzione, un’altra ragazza che sostiene di essere stata attirata da urla verso le 3, 30 provenienti dalla zona dove è situata la statua di Padre Pio dove ha visto tre ragazzi accanirsi contro un altro con un pantalone beige. “Il giovane che aveva ricevuto le percosse riusciva a divincolarsi e con una corsa fulminea mi sorpassava e giungevamo quasi simultaneamente al bar Ketty dove riscendevo pure io con gli altri amici. In questo istante avevo modo di notare che il ragazzo perdeva sangue dai glutei mentre correva”. La testimone racconta poi che il ragazzo ferito, arrivato al bar Ketty ha chiamato un suo amico (Augeri,ndr) chiedendogli aiuto. “M’aggia fa vatt a nu muccus” (Mi devo far picchiare da un moccioso, ndr) avrebbe detto Criscuolo ad Augeri e così i due hanno risalito il ponte, verso la stata di Padre Pio. E’ davanti al santo che la testimone ricorda di aver rivisto sia il ragazzo ferito che quello con la felpa rossa (Augeri), a quel punto la tragedia si è giĂ  consumata. Criscuolo è a telefono e chiamava un’ambulanza “Venite presto perchè un mio amico sta male e non riesce a respirare”.
La ragazza, inoltre, riferisce agli inquirenti che nella prima aggressione a Criscuolo, quella alla quale aveva assistito c’erano sicuramente F.D’A. e Francesco Schiattarelli che lo aggredivano ma non parla di un terzo giovane che ha partecipato all’aggressione.

La spallata, il ferimento di Criscuolo, poi un nuovo raid questa volta mortale contro Augeri. Tutto in pochi minuti, così si è consumata la tragedia di Diamante della notte del 22 agosto. Per gli inquirenti la situazione è abbastanza chiara e al pm Maria Francesca Cerchiara della Procura di Paola sono bastate 24 ore per scrivere il decreto di fermo che ha poi colpito Francesco Schiattarelli, il 19enne del Rione SanitĂ  di Napoli, in carcere per l’omicidio di Francesco Augeri. Quel decreto di fermo, emesso il 23 agosto, si basa anche sulla testimonianza di una ragazzina cosentina che ha raccontato di aver saputo da un tale ‘Enzo’ che ad accoltellare Augeri è stato Schiattarelli. Una ricostruzione contestata dalla difesa del 19enne detenuto a Secondigliano, gli avvocati Giorgio Pace e Francesco Paone, hanno sostenuto che il proprio assistito non ha partecipato al delitto e che quella testimone non può essere determinante per indicare Schiattarelli come l’autore dell’omicidio, avendo saputo il suo nome da un soggetto non ancora identificato dalle forze dell’ordine.



    Su questo nodo si esprimerĂ  il Gip di Napoli, Marcello De Chiara, nelle prossime ore. A fare il suo corso anche il procedimento aperto nei confronti di F. D’A., il minorenne casertano, che pende alla Procura per i minori. Il giovanissimo dai capelli lunghi ha avuto un ruolo predominante in tutta la vicenda. Ma qualcuno in questa storia sa e non dice tutto. Raffaele Criscuolo, è colui che potrebbe far luce su quanto è accaduto. Il 28enne di Boscotrecase è giĂ  indagato per rissa, quella in cui è stato ferito.

    L’autopsia sul corpo di Augeri potrebbe aver dato delle indicazioni precise sull’identikit dell’assassino. La vittima è stata colpita al collo e all’addome con un coltello. Numerose ferite che lo hanno poi condotto alla morte per dissanguamento. Gli indiziati sono Schiattarelli, giovane di bassa statura, e F. D’A., il minore alto almeno 1,75. La traiettoria dei colpi stabilita durante l’esame autoptico sarĂ  un elemento determinare per dare un volto e un nome alla stupida follia omicida di quella notte.

    Rosaria Federico


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