Filippo Turetta guardato a vista nel “bue rosso” utilizzato dalla Stasi

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Filippo Turetta, è rinchiuso nel carcere Roter Ochse di Halle, un luogo tristemente famoso per la sua storia legata alle due dittature tedesche.

È stato rinchiuso in una cella singola, come di consueto in Germania, anche se questo significa che dovrà trascorrere la sua detenzione in isolamento. Ma è guardato a vista per timore di atti di autolesionismo. Dalla Germania fanno sapere che si mostra depresso e che sta mangiando poco.

Anche se la richiesta italiana di consegna di Filippo Turetta non è ancora arrivata in Germania, la Procura generale competente, quella di Naumburg, si aspetta che Filippo Turetta venga consegnato all’Italia “in alcuni giorni”.

In Italia lo aspettano i magistrati ai quali dovrà spiegare molte cose sull’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin.

Il Roter Ochse, noto anche come “il bue rosso”, è stato costruito nel XIX secolo. Sotto il regime nazista, il carcere è stato utilizzato per incarcerare e giustiziare oppositori politici, prigionieri di guerra e lavoratori forzati. Dal 1945 al 1989, il carcere è stato utilizzato dal regime comunista della Germania Est, in particolare per incarcerare donne.

Immerso nell’antro del “Bue Rosso”, la prigione Roter Ochse di Halle, un istituto penitenziario tristemente celebre per la sua storia tetra, legata prima all’era nazista e successivamente a quella comunista della Germania Est.

Il giovane è detenuto nel “Justizvollzugsanstalt” della principale città della Sassonia-Anhalt, noto come “Jva” negli ambienti giudiziari, dove gli acronimi alleviano la pesantezza delle parole tedesche.

Tuttavia, per tutti, è il Roter Ochse, il bue rosso, come ricorda un memoriale al suo interno e ha sottolineato il portavoce del Tribunale di prima istanza. L’origine del nome è incerta, ma presumibilmente legata al colore dei mattoni a vista, dilavati dalla pioggia fredda e persistente proveniente da un cielo bassissimo.

Ma il passato del Roter Ochse è tragicamente chiaro, legato alla giustizia politica di due dittature, caratterizzato da esecuzioni capitali naziste e interrogatori della temuta Stasi, la polizia segreta della Ddr accusata di torture.

In un altro luogo della città natale del compositore barocco Georg Friedrich Haendel, il viceportavoce dell’Amtsgericht (il Tribunale di Prima istanza) Thomas Puls ha spiegato il motivo per cui Turetta è trattenuto in isolamento: “Non sono il portavoce dello Jva, ma presumo che abbia una cella singola, come di consueto”.

I contrasti della storia tedesca, prima e dopo il buio del breve secolo delle due dittature, si manifestano tra la musica di Haendel, l’arte moderna e il benessere dei detenuti, attraversando però gli oltre 50 anni di orrori del “Bue Rosso”. Durante il nazismo, vi furono imprigionati tedeschi condannati per motivi politici, prigionieri di guerra e forzati.

Dal 1950 al 1989, il Ministero della Sicurezza di Stato della Germania orientale (Stasi) lo utilizzò principalmente come carcere femminile. Il memoriale “Roter Ochse Halle”, allestito al suo interno nel 1996, è ospitato in una struttura precedentemente utilizzata per gli interrogatori dalla Stasi. Il centro dedica mostre permanenti e progetti di ricerca ed educativi alle vittime della giustizia politica dall’avvento del nazismo (1933) alla caduta del Muro di Berlino (1989).



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