Aspettando i Barbuti. Cala il sipario sull’edizione curata da Antonello De Rosa nella Chiesa di Sant’Apollonia

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Emozione e successo, cala il sipario della terza edizione della rassegna “Aspettando i Barbuti”. Un lungo percorso, affidato alle amorevoli cure di Antonello De Rosa ed in collaborazione con il “Teatro dei Barbuti”, svoltosi nel suggestivo scenario dell’ex Chiesa di Sant’Apollonia nel cuore del centro storico di Salerno. Dal giorno cinque, con “Buon Compleanno” all’esordio, al ventotto di luglio, chiudendo con “Nozze di Sangue”, il pubblico salernitano e campano ha avuto la possibilità di interagire direttamente con i numerosi protagonisti plaudendone la bravura e professionalità. “Sono ancora a Sant’Apollonia, svuotata oramai di tutto – commenta l’attore e regista Antonello De Rosa – ma ancora pregna di ogni emozione, respiro, sguardo, tensione, paura. Non solo delle ultime tre serate, ma di tutto il mese. Da quando abbiamo iniziato e sino ad oggi. Quando vivi un mese continuo diventi un cosa sola con l’ambiente. Sono contendo di questa rassegna, di questo format dedicato ai laboratori e mi auguro che in futuro si possa aumentare il lavoro svolto con nuovo ed avvincenti laboratori. Il teatro è per molti, ma non per tutti. Come si chiudono i conti? E’ un conto in positivo in ogni suo sfaccettatura. Iniziando da Buon Compleanno con i ragazzi del laboratorio. Un bel percorso, formativo, interessante, di ricerca ma non di ricerca teatrale degli anni settanta: della ricerca e della parola. Un neofita del teatro ricerca qualcosa, il coraggio di mettersi in gioco, qualcosa che gli possa piacere e creare emozione. C’è bisogno di ritornare alla semplicità e alla potenza della parola. Ci siamo affacciati al testo di Ammazzali e c’è stato uno sviluppo diverso dopo il laboratorio. Tre ragazze fiere, tre leonesse chiuse in gabbia. Sant’Apollonia – prosegue De Rosa – è stato un bel recipiente per questo spettacolo. Poi i tre giorni del saggio di laboratorio dove sono stati presentati Esercizi di stile e gli omaggi a Viviani ed Eduardo. Naturalmente, trattandosi di singolo gruppi, sono venute fuori le imperfezioni, le paure, la timidezza. Ho voluto questa rassegna per mostrare al pubblico che il teatro si può vivere in tante sfaccettature e soprattutto consapevolezza delle proprie forze e capacità. Il teatro è sempre più formativo, ci offre la possibilità di vivere le persone e nello stage non è stata semplice la convivenza con il gruppo. Ma si tratta di un unico progetto, al di là dei pensieri e delle diverse vedute. Un solo punto d’arrivo: lo spettacolo. Il teatro diventa una buona dipendenza, ti fa credere nelle passioni, ti fa pensare che qualcosa possa cambiare. Si è trattato di un lungo, faticoso e piacevole mese di luglio. Nozze di sangue, infine, – conclude Antonello De Rosa – è uno dei prodotti che inserirò all’interno della rassegna invernale che con Chiara (Natella, ndr) stiamo progettando sempre a Sant’Apollonia”.



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