Terra dei Fuochi, l’anatema del Vescovo contro la scarcerazione dei Pellini

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Acerra. La scarcerazione, dopo dieci mesi di reclusione, dei fratelli Pellini, imprenditori finiti in carcere con una condanna per disastro ambientale sta scatenando un fiume di polemiche. La liberazione dei tre condannati ha provocato anche la mobilitazione delle associazioni della Terra dei Fuochi i cui militanti faranno anche una manifestazione. I fratelli Pellini sono usciti di prigione in modo così rapido grazie all’effetto dei sei mesi di reclusione cautelare, dello sconto di tre anni consentito dall’indulto del 2006 e di un provvedimento di sospensione della reclusione inferiore ai quattro anni. Un provvedimento provvisorio che dovrà essere valutato dal tribunale. Oltre alla mobilitazione generale a scendere in campo contro il provvedimento dei giudici è proprio il vescovo di Acerra che non ha perso occasione di parlare durante la messa di Pasqua.
“La decisione di scarcerare i Pellini – dice dal leggio – sottovaluta il dramma umanitario dell’inquinamento, umilia i cittadini e incoraggia certi comportamenti. Siamo rassegnati perché la legge ha fallito. Questa notizia – ha affermato Di Donna – ci ha lasciato sgomenti. Desta come minimo un forte sconcerto, un rammarico. Sono stati condannati per un grave disastro ambientale di cui ancora oggi non è possibile calcolare completamente gli effetti devastanti sulla salute dei cittadini. E anche se è un provvedimento che si dice provvisorio ridimensiona comunque fortemente quella sentenza grave, chiara, che la corte di cassazione, massimo grado di giustizia, solo pochi mesi fa aveva emanato e che parlava di grave disastro ambientale ad Acerra. È stata dunque una decisione che suscita sconcerto in noi perché significa sottovalutare il dramma umanitario dell’inquinamento per il quale da noi si continua ad ammalarsi e a morire. Una decisione che suscita disorientamento per la difformità di giudizio tra i diversi organi della giustizia. Una decisione che non tiene in considerazione, umilia e mortifica la sensibilità dei cittadini verso il dramma ambientale. Una decisione che, nonostante un decreto del governo di due anni fa sulla terra dei fuochi, incoraggia certi comportamenti. Sì, capisco la vostra rassegnazione: noi sperimentiamo il fallimento delle leggi, della nostra ansia di giustizia. L’immobilismo è sovrano e questo genera rassegnazione perché tutto fermo: gli impegni assunti dalle istituzioni, ma anche i nostri impegni personali e sociali sembrano fermi in questo ambito. L’osservatorio regionale sull’ambiente non parte – dice – E non parliamo delle bonifiche. Si, c’è lo smaltimento delle ecoballe. Ma anche quello va a rilento. Inoltre indagini recenti hanno dimostrato che si continua a lucrare sull’affare dei rifiuti. E le richieste che più volte i cittadini hanno avanzato e cioè quelle di una moratoria seria, che si opponga a nuovi insediamenti inquinanti, le richieste di controllare continuamente l’aria che è inquinata, di far funzionare le centraline per il controllo delle polveri sottili: inevase”.


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