Torre del Greco, don Patriciello: “Caro Giovanni perdonaci se ti abbiamo lasciato solo

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Omicidio al luna Park di Torre del Greco, don Maurizio Patriciello chiede scusa a nome di tutti alla giovane vittima Giovanni Guarino.

Lo fa in una riflessione ricca di angoscia, dolore ma anche di speranza che non accada più. Il parroco anticamorra di Caivano, sotto scorta da due settimane per le minacce di morte ricevute, ha pubblicato il suo pensiero sul quotidiano cattolico Avvenire.

“Giovanni non ce l’ha fatta. È morto a soli 19 anni dopo essere stato accoltellato almeno sette volte. In un istante, senza che nemmeno se ne accorgesse. Il suo amico, invece, anche se ferito gravemente non è in pericolo di vita. Autori dell’orrendo crimine due minorenni di Torre Annunziata.



    Angoscia allo stato puro, domande destinate a rimanere senza risposte. Genitori che piangono, genitori che sperano, genitori che tentano di capire che cosa sia successo ai loro “bambini”. Nei giorni in cui la Chiesa c’invita a riflettere sulle ultime ore della vita di Gesù, a trovare il coraggio di accompagnarlo sul Calvario, a passare la nostra mano sulla sua fronte insanguinata, Giovanni è morto.

    “Che cosa è l’uomo che tu ne prendi cura?” Già, che cosa è l’uomo? O, meglio, chi è l’uomo, questo uomo che mi cammina accanto o che siede dietro di me in chiesa o al cinema? Chi sono io, Signore, questo strano, povero uomo del quale continui a fidarti? Giovanni è stato accoltellato nel corso di una lite. Motivazioni ce ne saranno, certamente; certamente saranno stupide e banali.

    Niente può giustificare l’uccisione di una persona umana. E se l’omicidio è avvenuto per le mani di un “quasi ragazzino” gli adulti – tutti, a cominciare dai genitori – non possono lavarsi le mani a buon mercato. Nessuno può dire che questo orribile fatto di sangue non lo riguardi.

    Abbiamo iniziato la “Settimana santa” all’insegna dello sconcerto e del dolore per la spietata, “disumana e sacrilega” guerra che si sta consumando sul suolo dell’Ucraina, ma siamo costretti a guardare anche in casa nostra. Che ne è della vita umana? Quale considerazione i bambini, gli adolescenti, i giovani hanno di essa? Che cosa fu mai insegnato loro? E quel coltello! Possibile che un ragazzino esca di casa con un coltello in tasca?

    Possibile che trovi il coraggio e la capacità di infilarlo una, due, sette volte nel corpo del rivale? Fermiamoci, per carità. Fermiamoci tutti. Corriamo in aiuto alle famiglie, alla scuola, alle parrocchie. Mettiamoci insieme con serietà e immensa umiltà. Chiamiamo a raccolta i buoni.

    Chiediamo agli esperti che cosa si stia inceppando nella mente e nel cuore dei nostri giovincelli. Cerchiamo di capire da dove proviene questa rabbia che si portano dentro e che sfocia poi in azioni raccapriccianti. I nostri paesi debbono ritornare a essere vivibili.

    Tanti comuni del Napoletano che sono attualmente sciolti o risciolti per infiltrazioni camorristiche, anche a pochi chilometri da Torre del Greco, stanno a dire che il malaffare, la bramosia del denaro e del potere, la camorra, questa maledetta serpe che si contorce ma non muore, sono penetrati anche nei santuari della legalità e della civiltà.

    Un comune sciolto per infiltrazioni mafiose dovrebbe fare saltare dalle sedie i rappresentanti e i difensori della democrazia e del diritto. Invece passano quasi inosservati, come se fossero semplici incidenti di percorso. Sono appena tornato da una delle tante scuole dove, invitato, vado a parlare con i ragazzi. Che responsabilità. Non ci s’ innamora della bellezza senza una vera educazione al bello, non si ama la verità se non si viene aiutato a gustare il vero.

    Anche la pietà, verso gli animali e gli esseri umani, va seminata, innaffiata, curata. Va fatta crescere, ammirata, gustata. Vissuta e travasata. Tutto ciò che è piccolo diventa grande. Ogni pur minimo gesto di prepotenza prima o poi porterà i suoi frutti. Occorre estirparlo alla radice. Occorre che gli adulti comprendono che educare prima di essere un loro diritto è loro esplicito dovere. Un dovere che incombe su tutti.

    La morte di Giovanni, anche se avvenuta per le mani di un minorenne di cui non conosciamo, e non vogliamo conoscere, il nome, pesa su tutti. Con coraggio ce ne assumiamo la responsabilità, con onestà ammettiamo di aver sbagliato. Con fiducia vogliamo ricominciare a camminare insieme ai nostri figli. Ad amarli ed educarli. Caro Giovanni, perdonaci se ti abbiamo lasciato solo, se non abbiamo saputo tutelare e difendere la tua giovanissima e unica vita”.


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