Nella notte ci guidano le stelle – Canti per la Resistenza, in uscita il 25 aprile per Squilibri editore

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Gli utili delle vendite andranno alla Mezzaluna Rossa Kurdistan.

Quindici canzoni per uno spaccato di grande efficacia su ciò che è stata la Resistenza, pietra angolare di una nazione fondata su una lotta alla quale hanno preso parte tutte le sue componenti, dai monarchici ai cattolici, dai socialisti ai liberali, dai comunisti agli azionisti: tutti -conservatori, progressisti e rivoluzionari- impegnati in una lotta contro l’invasore e, allo stesso tempo, contro l’oppressore.

Una guerra di liberazione, dunque, che è stata anche una guerra civile in una dimensione drammaticamente epica che risuona in molte delle canzoni dell’album, da Paolo Benvegnù ai Marlene Kuntz, dagli Ardecore a Pierpaolo Capovilla & Bologna Violenta, da Petra Magoni & Alessandro D’Alessandro ai Mariposa, da Massimo Zamboni agli ‘A67.

Particolarmente significativa la presenza degli ‘A67 che, con una canzone di Sergio Bruni e Salvatore Palomba sulle quattro giornate di Napoli del settembre 1943, smentiscono tenaci quanto diffusi luoghi comuni sulla Resistenza come fatto esclusivamente “nordico”: grazie all’insurrezione di tutta la popolazione, ormai esasperata da angherie e soprusi, Napoli fu la prima tra le grandi città europee a liberarsi dall’occupazione nazista per cui, al loro arrivo, le forze alleate la trovarono già liberata e padrona del proprio destino. Il brano vuole essere anche un omaggio alla memoria del grande cantore napoletano a vent’anni dalla morte.

Accanto a canzoni che esaltano l’attitudine marziale di un popolo in lotta si pongono altri brani, come quelli di Cesare Basile e di Marco Rovelli con Teho Teardo, in cui si celebrano disertori e renitenti alla leva, in un contrasto in realtà solo apparente. Uomini e donne che accorsero allora alle armi, a rischio della loro stessa vita, rispondevano, con un altissimo senso di responsabilità, a quanto reclamava l’eccezionalità del momento storico che non lasciava loro alternative: sapevano però, e l’hanno poi dimostrato, che la via maestra per una convivenza civile è tracciata dalla pace, da ricercare sempre e ad ogni costo.

    Questi canti finiscono con l’incarnare così valori universali che si ritrovano ad ogni latitudine, in ogni angolo del mondo, ovunque ci siano oppressi ed oppressori, ed acquistano pertanto una risonanza internazionale come testimoniato anche dalla diffusione planetaria del canto principe della “nostra” Resistenza, nel CD non a caso presente in due versioni interpretate rispettivamente dai Yo Yo Mundi e Lalli, in una rarissima versione al femminile, e, in chiusura, da Vinicio Capossela e Dimitris Mystakidis.

    Per cortei e piazze lontane, Bella ciao risuona come un grido di libertà che travalica confini e frontiere con un respiro internazionale nel disco testimoniato anche dalla versione strumentale di Fischia il vento, proposta dall’americana Marisa Anderson, e dalla partecipazione del curdo Serhat Akbal alla rivisitazione di un canto rivoluzionario spagnolo insieme a Kento e Bestierare: presenza importante la sua visto che gli utili del disco saranno devoluti a una resistenza dei nostri giorni, quella curda, e in particolare alla Mezzaluna Rossa Kurdistan.

    Canti che, per contrasto, rivelano l’angusto sentire di chi vorrebbe rinchiuderci nel tepore asfissiante di una serra, mentre è solo lì fuori, in mare aperto, dove maggiore è l’urgenza di una solidarietà umana, che si gioca la possibilità più autentica di far rivivere lo spirito e la tensione morale della Resistenza, come suggerito dall’ultimo dei dipinti di Beppe Stasi che corredano l’album.

    I brani sono tutti inediti, tranne Il nemico di Massimo Zamboni, e composti per questa antologia, ad eccezione de Il partigiano dei Marlene Kuntzu e di Bella ciao di Vinicio Capossela che, in ogni caso, è la prima volta che vengono pubblicati in un cd.

    Un progetto ambizioso che include anche un video realizzato da Francesco Bartoli che, con materiali tratti dal documentario Giorni di gloria del 1945, con la sonorizzazione della canzone Sbandati, ha voluto realizzare un racconto storico e poetico allo stesso tempo sulla lotta partigiana.

    Con la curatela di Domenico Ferraro, la direzione artistica di Marco Rovelli e il patrocinio di Istituto Nazionale Ferruccio Parri- Rete degli Istituti per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, Paesaggi della Memoria dell’Antifascismo, della Deportazione, della Resistenza e della Liberazione in Italia, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e Archivi della Resistenza, un’iniziativa Squilibri per tenere viva la memoria di una fondamentale eredità morale: per non dimenticare e per ricordarne l’importanza a chi non sa o fa finta di non sapere.



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