Frana Casamicciola, ‘Dato allarme 4 giorni fa’, 23 mail dell’ex sindaco

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Una pec urgente, con una richiesta specifica di evacuare la zona per i gravi rischi che correva la popolazione, inviata quattro giorni prima della tragedia di Ischia alle principali autorità, dal prefetto di Napoli al commissario di Casamicciola.

Giuseppe Conte, che è stato primo cittadino di Casamicciola nei primi anni ’90, le ultime mail le aveva inviate il 22 novembre scorso. “Avevo segnalato il pericolo della calamità naturale imminente, considerato che i lavori richiesti in passato per la messa in sicurezza non erano stati realizzati. L’ho fatto per senso civico, ma nessuno mi ha risposto”, dice l’ex-sindaco.

E adesso sono in tanti a credere che se qualcuno lo avesse ascoltato forse le cose sarebbero andate diversamente. Dal 25 settembre scorso, giorno della prima allerta meteo nel territorio di Ischia da questo autunno, l’ingegnere Conte – che oggi ha 75 anni ed è stato anche dirigente nel settore acque e acquedotti della Regione Campania – ha inviato ventitré mail indicando quelle gravi criticità.

“Avevo scritto al prefetto di Napoli, al commissario prefettizio di Casamicciola, al sindaco di Napoli, a quello di Lacco Ameno e alla Protezione Civile Campania, ricordando anche le verifiche seguite a quanto successo la notte del 13 febbraio 2021, quando al vallone la Rita, era crollato di uno degli storici stabilimenti termali della zona.

“Considerato che – scriveva Conte nel documento dal titolo ‘Allerta meteo arancione’ allegato ad ogni singola mail – i tecnici intervenuti hanno riscontrato l’esistenza di una situazione decisamente catastrofica e la possibilità di ulteriori crolli e l’urgenza di ripulire tutto l’alveo sia dalla vegetazione, sia dall’immondizia e dai blocchi di materiale solido presenti all’interno.

    Considerato che i lavori richiesti non sono stati realizzati, può sussistere lo “stato di grave crisi per la calamità naturale ‘imminente’, nei Comuni di Casamicciola Terme e di Lacco Ameno, dato dal pericolo imminente nella zona del vallone della Rita”.

    Infine l’esortazione alle istituzioni: “vi invito ad adottare tutte le iniziative necessarie per la sicurezza e la salute delle persone che operano a valle dell’alveo La Rita Inoltre tutti gli alvei naturali di Casamicciola Terme, nonostante i fondi stanziati, per l’inerzia della pubblica amministrazione, in un perverso gioco di scaricabarile, non sono stati oggetto di alcun intervento dopo l’alluvione del novembre del 2009, c’è, quindi, l’eventualità concreta di una nuova alluvione nelle stesse zone, per cui si chiede di porre in essere determinate azione di protezione della popolazione, che non può essere il semplice avviso di un’allerta Meteo”.

    E’ proprio su quei fondi che oggi, di fronte alle immagini della tragedia e del fango che ha ucciso i suoi concittadini, Conte si sfoga: “dopo l’alluvione del 2009 non c’è stato alcun intervento, o almeno nessuno significativo, nonostante i soldi stanziati per la sicurezza negli ultimi anni: 180mila euro per la pulizia degli alberi, 3 milioni e 100 per un intervento a monte dell’abitato Casamicciola (nel 2010-2012) e un lavoro messo a disposizione dalla città metropolitana per mettere in sicurezza del bacino dell’alveo Larita nel 2018. E ancora manca da anni l’annunciato piano per il dissesto idrogeologico della zona”.

    L’ex sindaco non si dà per vinto. Nelle ultime ore ha cominciato a inviare whatsapp alla popolazione e all’amministrazione locale avvertendoli che il pericolo c’è ancora. Il suo allarme è supportato da un altro ischitano finora inascoltato, Aniello Di Iorio: “Qui non esistono piani di evacuazione nonostante i numerosi rischi a cui è esposta l’isola: vulcanico, sismico e di smottamenti.

    Da anni cerco di farlo capire a istituzioni e associazioni della zona”, avverte Iorio, che ha effettuato de rilievi dopo la tragedia di sabato scorso: buona parte del versante nord e specialmente Casamicciola Terme, dopo la frana di due giorni fa, sono ancora ad alto rischio per quando riguarda lo slittamento di frane che poi, indebolendo i versanti da cui si staccano, impostano altre frane”.



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