Napoli, scontro a distanza sulla morte di Ugo. La famiglia: ‘Vogliamo la verità’. Il carabiniere: ‘Sono dispiaciuto’

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E’ scontro a distanza tra gli avvocati di Ugo Russo, il sedicenne ucciso da tre colpi di pistola esplosi da un carabiniere di 23anni, che il ragazzino stava cercando di rapinare armato con una pistola replica insieme con un complice poi arrestato e quelli del militare. Sarà l’inchiesta della magistratura a fare chiarezza. Si attendono i risultati degli esami balistici e dell’autopsia. Per questo che il militare è indagato per una ipotesi di reato ancora da qualificare. Ventiquattro ore dopo, non cambia la versione della famiglia: Ugo è stato vittima di una vera e propria esecuzione. “Il carabiniere – ricostruisce il padre Vincenzo poco prima di salire in macchina per andare all’obitorio dove si trova la salma del figlio – gli ha sparato una prima volta al corpo, facendogli fare un balzo di 3/4 metri. Una volta finito a terra si è rialzato per scappare, ma a quel punto il militare gli ha puntato la pistola contro sparando una seconda volta e colpendolo alla nuca mentre Ugo era di spalle. Poi ha inseguito l’altro ragazzo che era con mio figlio sparando ancora ma mancando l’obiettivo. E’ stata un’esecuzione a tutti gli effetti”. “Nessuno vuole dire che mio nipote fosse un santo – aggiunge lo zio – ma non si può morire così. Se ha sbagliato andava punito, ma con l’arresto, non con la morte. E’ tutto sproporzionato. Ora ci aspettiamo che la legge faccia giustizia e punisca il carabiniere con la pena che merita”. La verità è quella che chiede anche l’avvocato della famiglia, Antonio Mormile: “Abbiamo fiducia negli inquirenti e sappiamo che dalle indagini emergerà la verità. D’ora in poi lasceremo parlare l’inchiesta”. Sono ore di attesa, intanto, per l’autopsia. L’incarico non è stato ancora affidato, ma sarebbe questione di ore. Proprio dall’esame autoptico potrebbero arrivare elementi utili a fare chiarezza in una vicenda con diverse zone d’ombra. Il carabiniere ha fatto sapere attraverso il suo legale di “essere dispiaciuto per la morte del ragazzo”. Ma allo stesso tempo di essere “sereno e fiducioso nella giustizia”.

 

 



     

     


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