Pompei Scavi, una giornata ordinaria di visita…con qualche riflessione sul ‘Grande Progetto’

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Il protagonista di questa terzo articolo dedicato alla visita degli Scavi di Pompei è ancora il Turista qualunque e “scognomato”. Badi bene il lettore di nuovo acquisto che il Turista qualunque e scognomato, con la “T” maiuscola, è uno di quelli che – a migliaia, a centinaia di migliaia ogni anno, e da qualche centinaio d’anni – visitano spontaneamente gli Scavi di Pompei provenendo da ogni parte del Mondo. E senza essere intruppati in un gruppo di visita “tuttocompreso”. Compresa quindi la guida turistica che si districa con esperienza dentro l’Universo Pompei, che oggettivamente è complicato di suo. Per la estensione dell’area di visita, per la molteplicità degli aspetti di vita quotidiana che essa offre e per la sua storia stessa. Pompei è l’area archeologica urbana più famosa al mondo anche perché ha già oltre un quarto di millennio di storia propria. E ne porta ancora oggi i segni tangibili, ma decifrabili solo da occhio esperto.
Comunque, appena il Turista entra nella città antica, dopo avere attraversato il fornice principale della antica Porta Marina, intravede sullo sfondo l’area vasta del Foro e vede in primo piano alcune colonne sulla propria sinistra imbrigliate puntigliosamente con staffe circolari in acciaio. Ogni staffa è collegata all’altra con una striscia metallica lungo lo “stelo” della colonna. Altri tubi la serrano ai muri antichi retrostanti. Non è certamente un gran bel vedere. Ma è certamente una misura di “presidio” statico. Essa però appare esagerata rispetto ai carichi e alle forze in gioco, anche quelle sismiche. E soprattutto la vista delle colonne imbrigliate con le brutte staffe esterne rimarrà negli occhi del Turista e degli altri circa tre milioni di turisti che entrano a Pompei Scavi – o ne escono – proprio là, attraverso il sito di Porta Marina. E quella immagine sarà immortalata in centinaia, migliaia, forse milioni di foto che gireranno nel WEB. Le foto riporteranno nelle rispettive patrie dei turisti – quindi nel mondo – le immagini di una Pompei eternamente ferita e rattoppata. Insomma, con le pezze “dietro”. Nonostante il Grande progetto Pompei e il danaro piovuto su Pompei nell’ultimo triennio. Oltretutto questo serraggio metallico multiplo a vista è una pesante violazione del “paesaggio archeologico e storico” destinata a durare. Quanti anni dovremo aspettare per il restauro tecnicamente corretto – cioè invisibile all’occhio comune – di quelle colonne? Oddio! Non osiamo nemmeno pensarlo! Tra l’altro la medesima discutibile soluzione di presidio statico, qualora gli fosse sfuggita, il Turista la ritrova nel Foro. Due sono infatti le colonne del Tempio di Giove che presentano le stesse protesi decisamente poco guardabili. Potrei dire anche indecenti, perché proposte nel sito del Grande Progetto Pompei. Le colonne sembrano incaprettate alla maniera mafiosa.
E, si badi bene, il tempio di Giove è forse il monumento archeologico più accessibile e fotografato di Pompei. Dovremo forse aspettarne il restauro globale dell’area di Porta Marina e del Tempio di Giove per togliere le protesi alle colonne?
Ma Cribbio, facciamo almeno come Mussolini che i carrarmati migliori se li faceva portare in giro in tutte le parate più importanti per gli ospiti illustri. Togliamo le staffe almeno alle colonne importanti, cavolo, anzi …cazzo! Il mio Direttore di Cronache della Campania stavolta non mi censurerà. Quando ce vo’, ce vo’! D’altronde di questa parola – ormai un semplice rafforzativo – grondano ormai non solo i Social ma anche tutte le trasmissioni radiotelevisive. E poi, essa fu sdoganata dal mite Cesare Zavattini già nel lontano 1976 nella Radio della allora pudibonda RAI .
Torniamo ora dunque alle colonne incaprettate. Una attesa prolungata del loro restauro definitivo sarà il trionfo grottesco della logica miope con cui si è portato avanti il Grande Progetto Pompei, il GPP in sigla. Beh, insomma, grande per modo di dire…
Il GPP è stato condotto senza una visione di insieme delle specifiche problematiche di Pompei. Esse avrebbe certo indotto a interventi diffusi per Insule o Regioni, con una prima fase di presidi statici, poi di risanamenti, poi di restauri, come logica e prassi consolidata nel settore BBCC avrebbe consigliato per una area urbana vasta e omogenea come è Pompei. Noi stessi abbiamo più volte cercato di trasmettere questa semplice riflessione derivante da esperienza sul campo. Ma senza successo. Il Grande Progetto Pompei procedeva con proclami. E certa Stampa accreditata – o asservita – intonava i Peana di Vittoria. E quindi si è preferito procedere a una somma di interventi puntuali fatti per annunciare e “aperture” o ri-aperture delle Domus o dei Monumenti prima chiusi, trascurando sovente la fase di rilievo scientifico prima di por mano a restauri del tipo di quello della Casa della Fontana. In quella Domus appena restaurata si è “sfilato” dal proprio alloggio un travetto. Senza danni per persone o per cose. Ma anche per fortuna. Lasciamo ora il Turista nel Foro pompeiano con i suoi depositi, prima che egli si avvii a ristorarsi … all’Autogrill più vicino. Riprenderemo con lui la visita a Pompei nel prossimo articolo.

Federico L.I. Federico


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