Pompei, il tesoretto degli amuleti: una maga o una venditrice ambulante l’ignota proprietaria?

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A Pompei Scavi, dopo qualche mese di pausa dovuta alla lunga riflessione riservatasi dal Ministro dei BBC e Turismo Bonisoli per la riconferma del prof. Osanna alla guida del Parco Archeologico di Pompei sono riprese le danze mediatiche e giornalistiche di certa grande Stampa.
Le foto che impreziosiscono le notizie, dando loro dignità di “scoop”, sono state tratte con le proprie stesse mani dal prof. Osanna, oggi unico Deus ex machina della Archeologica Pompeiana. E vera star. Le foto ritraggono in genere oggetti già restaurati, come si deduce anche dagli articoli pubblicati in anteprima dalla grande Stampa accreditata.
Noi da queste colonne ci premuriamo soltanto di aggiungere che dalla stampa locale e minore sarebbe stato gradito – e sarebbe gradito per il futuro – una maggiore contemporaneitĂ  diffusione delle notizie che, date con accorta regia temporale, sembrano seguire soprattutto rotte preferenziali.
Si susseguono dunque gli annunci in serie dei ritrovamenti effettuati durante gli scavi eseguiti nella Regio V dell’antica Pompei, con particolare rilievo per la Domus con il Giardino.
Recentissimamente si è così appreso che è stato ritrovato il “tesoro” di una schiava, maga, fattucchiera.. o chissacchì. Essa sarebbe la presunta proprietaria di un corredo di oggetti tipicamente femminili. Sono stati poi recuperati con lo scavo anche una collezione di piccoli amuleti, tra i quali alcune campanelle e un gruppo di piccoli falli; qualche amuleto simbolico, tra cui uno che rappresenta uno scarabeo; alcune figure orientali in miniatura. Infine lo scavo ha restituito anche un piccolo teschio, oggetto davvero singolare tra gli altri amuleti.
E’ bastato questo per dare la stura a una ridda di ipotesi e supposizioni più o meno fantasiose sull’effettivo uso delle cose ritrovate e sul loro valore, davvero modesto in verità se si valutano le dimensioni e il pregio della loro fattura. Ma esse sono state capaci però di muovere uno straordinario interesse nell’universo mondo, come si legge negli articoli pubblicati “in anteprima”. E il virgolettato stavolta sta a sottolineare, in verità, che l’anteprima stessa viene ad essere svilita dalla retrospettiva lunga sui tempi trascorsi dal ritrovamento degli oggetti. La sola cosa infatti che non è stata comunicata ai lettori dei giornali o ai telespettatori delle TV che hanno riportato la notizia è stata la loro data. Cioè la data della fase di scavo archeologico in corso in cui è emerso dalla cenere vesuviana il ritrovamento.
Lo stato ottimale di conservazione dei reperti fa pensare che il ritrovamento sia abbastanza risalente nel tempo. Un occhio appena allenato agli scavi vesuviani conosce bene le condizioni di irriconoscibilità assoluta con cui emergono i reperti durante lo scavo. E poi vanno considerati anche i tempi tecnici e amministrativi occorrenti per il restauro di “pezzi” tanto numerosi, sia pure piccoli.
Davvero straordinario è invece il fatto che questo “tesoretto” sia stato trovato in una cassettina che conteneva tutt’insieme i piccoli oggetti di una “maga”. La cassettina di legno e bronzo ha anche lasciato la propria impronta nella cenere compatta in cui si è conservata con l’intero proprio contenuto di “bijoux” ante litteram. Ed è forse proprio questo il pregio in sé del ritrovamento. Peraltro coerente con la eccezionalità di Pompei: il suo essere un “unicum” urbano vivente sepolto in una notte di tregenda. Ma conservatosi per quasi venti secoli.
E qui non si vuole discutere il valore del ritrovamento di quei bijoux. Essi sono di certo una testimonianza straordinaria di cultura materiale – e non, in questo caso specifico – considerata anche la loro funzione “talismanica”.
Questa è la tesi – peraltro plausibile – annunciata del prof. Osanna.
Ma potrebbe non escludersi la ipotesi – alternativa alla maga – di una venditrice ambulante di amuleti, con la tipica cassetta simile a quella che ancora oggi qualche sempre piĂą raro venditore di coralli e cammei brandisce in esposizione ambulante tra i tanti turisti in visita a Pompei.
In fondo anche in questa ipotesi suggestiva trionfa soprattutto la “unicità atemporale” dello Scavo Pompeiano. Pompei attira ancora infatti masse di turisti da tutto il mondo. Oggi anche dall’Oriente estremo. Eppure siamo in un’epoca in cui si va ormai esaurendo la straordinaria spinta data allo scavo archeologico pompeiano dai “granturisti”. Infatti, molti di questi viaggiatori colti inserirono Pompei tra le nuove tappe del già consolidato Grand Tour d’Italie dando così allo Scavo Pompeiano una fama universale.

Federico L.I. Federico


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