Napoletani scomparsi, il governo messicano: ‘Stiamo indagando sul coinvolgimento della polizia locale’

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E’ arrivata una prima svolta nell’inchiesta sulla scomparsa dei tre napoletani in Messico. Le autorità messicane infatti stanno indagando, come richiesto dalla famiglia dei tre napoletani e su richiesta dell’ambasciata italiana, per accertare l’eventuale coinvolgimento della polizia nel caso della scomparsa dei tre napoletani di cui si sono perse le tracce da 20 giorni nello stato di Jalisco. I tre, Raffaele Russo, 60 anni, il figlio Antonio di 25 e suo cugino Vincenzo Cimmino, 29, sono stati arrestati in una stazione di servizio dove si erano fermati per fare rifornimento a Tecalitlan e le autorità dello Stato stanno “Valutando, in base alle informazioni disponibili” se la polizia è stata coinvolta nella scomparsa, ha detto il segretario generale del governo messicano Roberto Lopez all’agenzia di stampa internazionale Reuters. Intanto i familiari dei trre fanno sapere che si sentono “abbandonati dalle autorità”. Sostengono di aver lasciato il Paese “per paura”. “Abbiamo paura di sporgere denuncia”, ha detto al telefono (da una localita’ imprecisata) Francesco Russo, affermando che ne’ l’ambasciata italiana in Messico ne’ la procura di Jalisco li ha chiamati per informarli dello stato delle indagini. Suo padre Raffaele, 60 anni, il fratello Antonio di 25 e suo cugino Vincenzo Cimmino, 29, tutti originari di Napoli, sono stati visti per l’ultima volta il 31 gennaio a Tecalitlan e i familiari ne hanno denunciato la scomparsa il giorno dopo alla procura di Jalisco. Francesco ha spiegato che il padre e’ un pensionato che per sopravvivere vende “giacche e profumi” in strada da quando e’ arrivato in Messico, a settembre dell’anno scorso. Prima di arrivare a Jalisco, Raffaele e’ stato in diverse citta’ del Messico, tra le quali Cancun, e poi si e’ stabilito a Ciudad Guzman insieme agli altri due familiari, giunti nel Paese di recente. Francesco afferma che il giorno in cui il padre si trasferi’ a Tecalitlan gli aveva raccontato di essersi trasferito in questa localita’ in cui non conosceva nessuno, alla ricerca di fortuna. L’ultimo contatto telefonico di Raffaele con gli altri due familiari scomparsi risale alle 14:30 del 31 gennaio. Mezz’ora piu’ tardi, i due hanno cercato inutilmente di mettersi in contatto nuovamente con l’uomo, che soffre di ipertensione, e ipotizzando un malore o un incidente, sono andati nel punto in cui il gps dell’auto noleggiata segnalava la sua ultima posizione. I due giovani si sarebbero poi fermati per fare benzina e li’ sarebbero stati avvicinati da “diversi poliziotti a bordo di un’auto e due moto, che gli hanno intimato di seguirli”. Antonio, prima di sparire, sarebbe riuscito ad inviare un messaggio via whatsapp all’altro fratello Daniele, che si trovava anche lui in Messico con Francesco, il quarto fratello, dicendo di essere stati intercettati da poliziotti in motocicletta che li avevano costretti a seguirli. Poco dopo anche i telefoni dei due giovani avrebbero smesso di funzionare. I familiari temono quindi che i loro congiunti siano in carcere, anche perche’ le autorita’ messicane hanno prima confermato che due dei tre napoletani erano stati arrestati, ma in un secondo momento hanno negato questa circostanza. I familiari hanno anche ipotizzato un rapimento, ma non sono arrivare richieste di riscatto.


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