Napoli, l’allarme del Pg: ‘C’è un nuovo rapporto clan-politica, occorre una ribellione culturale’

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Napoli.”Negli ultimi due anni sono state messe a segno ben 52 stese in cinque diversi quartieri della città. Agiscono spesso a volto scoperto perché incuranti di essere identificati tanto che ai rappresentanti delle forze dell’ordine ripetono quasi sempre ‘non potete farci niente'”. Così durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Il procuratore generale ha spiegato che “è necessario prendere atto del nuovo rapporto camorra-cattiva politica che non si nutre piu’, o non si nutre tanto, del tradizionale ‘voto di scambio’, ma si estrinseca nella elezione di rappresentanti direttamente espressi dagli ambienti criminali. L’egemonia culturale non è nelle mani dei galantuomini, ma dei delinquenti”. Così il procuratore generale di Napoli Luigi Riello, in un duro passaggio della sua relazione. E poi ha aggiunto: “Il fatto indiscutibile che a Napoli e nella nostra regione i galantuomini siano in numero decisamente maggiore dei delinquenti non può farci credere, come acutamente ha argomentato Antonio Polito, che l’egemonia culturale sia nelle mani dei primi e non dei secondi. Anzi, purtroppo, è vero il contrario ed è questo il vero aspetto dolente. Perfino in società più omertose e più abituate al dominio della violenza la ‘parte buona’ della popolazione è riuscita a farsi sentire nei momenti topici e a provocare una ribellione morale che qui da noi non scatta mai”. Una “ribellione morale”, ricorda Riello, “come quella che a Palermo, dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio si tradusse in una forte e inequivocabile reazione civile che sorresse la risposta dello Stato. Qui no, se si eccetuano qualche corteo o fiaccolata a cadaveri caldi. Poi silenzio, anzi un muro di omertà”.Contro le “violenze sconvolgenti che vedono minorenni come protagonisti e come vittime” bisogna “schierare un esercito di insegnanti”. Queste le parole del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, nella sua relazione in occasione dell’Anno giudiziario in corso al Maschio Angioino. “Non siamo qui per diffondere allarmismi, ma nemmeno per nascondere la testa sotto la sabbia e far finta che tutto vada bene”, ha detto Riello sottolineando come questi episodi testimonianza del fenomeno delle baby gang “non costituiscono un’amara sorpresa inflitta dal ‘destino cinico e baro’, ma solo l’ultimo anello di una catena di fatti, pur diversi, che concretizzano gravissime ferite a livello di civiltà e di vivibilità di questa nostra terra splendida e vitale. Il procuratore generale ha poi snocciolato una serie di dati statistici che, nonostante vedono “una diminuzione del numero complessivo di procedimenti a carico di minorenni (-24%), è, però, superiore rispetto all’anno precedente in merito a reati per associazione per delinquere di stampo mafioso (10 invece di 8), di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti (14 invece di 8), di reati contro il patrimonio, complessivamente aumentati (235 invece di 201) e delle estorsioni che sono più che raddoppiate passando da 20 a 46. Per Riello “il dramma della violenza giovanile non si risolve solo con la falce della repressione e sul terreno processuale. Per loro dobbiamo schierare ‘un esercito di insegnanti’, una scuola che funzioni e dobbiamo innestare nelle periferie germogli di cultura”. Bisogna sostenere “in modo determinante gli appartenenti alle fasce meno abbienti – ha concluso – dobbiamo avere il coraggio di guardarci allo specchio, capire e ammettere le nostre latitanze, offrire buoni esempi, diffondere valori e modelli virtuosi”.



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