Rapinatore ucciso, il figlio di Genny a’ carogna davanti al gip. La Procura: ‘personalità criminale’

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Rapinatore ucciso, il figlio di Genny a’ carogna davanti al gip. La Procura: ‘personalità criminale’.

 

Comparirà stamane davanti al gip Gabriella Bonavolonta’ del Tribunale di Napoli Ciro De Tommaso, 18 anni, figlio di Gennaro, conosciuto come Genny ‘a carogna ritenuto complice nella rapina dell’alba di domenica scorsa nella quale ha perso la vita Luigi Caiafa, 17 anni, colpito da due proiettili esplosi dalla pistola di un agente della sezione Falchi della Squadra Mobile. Il gip dovrà decidere se convalidare il fermo disposto dal pubblico ministero di turno, Valentina Sincero. La procura non ha ancora assegnato l’incarico per l’autopsia sul cadavere, ma un primo esame esterno, secondo quanto si e’ appreso, farebbe emergere che i colpi abbiamo raggiunto Caiafa frontalmente nella parte alta del tronco. La rapina e’ stata commessa in via Duomo all’angolo con via Marina ai danni di tre ragazzi a bordo di una Mercedes Classe A.

Sarebbe stato proprio Ciro De Tommaso a puntare una pistola replica ma priva del tappo rosso alla testa del ragazzo che era alla guida dell’auto, e sotto minaccia i tre hanno ceduto in tutto 150 euro e due telefoni cellulari. La pistola poi e’ stata anche puntata contro i poliziotti intervenuti, dopo che si erano qualificati. De Tommaso deve rispondere anche di ricettazione, perche’ era alla guida di uno scooter rubato, sottratto a un 20enne nel corso di una rapina un mese fa a Forcella; e di possesso di armi, perche’ aveva anche in tasca un coltello a serramanico con una lama di 7 centimetri. Per lui, secondo il pm, sussistono le esigenze cautelari “per la personalita’ criminale significativa” e cio’ si evince “dalle modalita’ della condotta, che si e’ rilevata notevolmente allarmante”, in quando De Tommaso e Caiafa “si erano preventivamente organizzati per commettere la rapina a bordo di uno scooter rubato”.



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    Ciro De Tommaso e la vittima, entrambi con il casco integrale in testa e in sella a uno scooter rubato all’inizio di settembre, con una pistola scenica puntata al volto di uno dei tre ragazzi che erano a bordo di una Mercedes, si erano appena impossessati di 100 euro, di tre Iphone e anche di un borsello, appartenente a un quarto giovane, in quel momento non presente, contenente i suoi effetti personali e le chiavi di una costosa Porsche Cayenne. Sul cellulare di De Tommaso, inoltre, sono state trovate foto di armi e di denaro che, per gli inquirenti, potrebbero rappresentare la testimonianza della sua attitudine a delinquere. A Ciro De Tommaso gli inquirenti della Procura di Napoli contestano, tra l’altro, la rapina aggravata e la ricettazione dello scooter. A suo carico ci sono gravi indizi di colpevolezza: le testimonianze delle tre vittime della rapina, la refurtiva, le armi e anche le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona di via Duomo (luogo della rapina e della tragedia).

    A Forcella, intanto, anche ieri e’ stato un via vai di parenti e amici, tra imprecazioni e pianti. Davanti alle telecamere il padre, agli arresti domiciliari, del giovane che sarebbe diventato maggiorenne a dicembre, ha parlato commosso ripetendo da ieri lo stesso concetto: “Mio figlio ha sbagliato ma non meritava di morire cosi'”. Tre le richieste dei genitori: giustizia, verita’, chiarezza sui drammatici momenti della tragedia consumatasi nella notte tra sabato e domenica. I genitori chiedono di sapere le modalita’ con le quali e’ morto il 17enne. e sottolineano di essere stati avvisati in ritardo del decesso del ragazzo. In citta’ e sui social si registrano reazioni di segno opposto tra chi sostiene naturalmente che nessuno debba essere ucciso anche se sta compiendo una azione delittuosa e chi invece, pur esprimendo dolore per quanto accaduto, ricorda che “chi fa certe cose se la va a cercare”. Don Antonio Carbone e’ il sacerdote della comunita’ dei salesiani che lo aveva accolto a Torre Annunziata durante il periodo di messa in prova facendolo lavorare come pizzaiolo. “Spesso – dice – mi sento fare questa domanda: ma dei ragazzi che passano per la comunita’ in quanti si salvano e in quanti si perdono? La vita, per fortuna, e’ un evolversi, nessuno di noi ha il sigillo del salvato e nessuno e’ per sempre perso”.


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