L’assassino dei fidanzati: ‘Daniele mi ha sfilato il passamontagna e mi ha riconosciuto’

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“Il passamontagna mi è stato sfilato da Daniele il quale poi mi ha riconosciuto. Ho sentito gridare ‘Andrea’. Loro non hanno mai pronunciato il mio nome. Indossavo dei guanti che poi si sono strappati perdendone forse uno solo o un frammento”.

 

Sono le fasi dell’assassinio crudele di Daniele De Santis e Eleonora Manta, così come descritte dall’autore reo confesso del delitto, Antonio De Marco, ex inquilino della coppia di fidanzati, davanti al pubblico ministero lunedì sera quando è stato sottoposto a fermo e contenute nell’ordinanza con la quale oggi il gip del tribunale di Lecce, Michele Toriello, al termine dell’udienza, svoltasi in carcere, ha convalidato il fermo e ha disposto l’ordinanza cautelare confermando la detenzione.

“Dopo aver compiuto il gesto – ha aggiunto – sono tornato a casa mia sita in via Fleming. Ho dormito fino alla mattina successiva. Mi sono disfatto dei vestiti gettandoli in un bidone del secco di un condominio poco distante dall’abitazione. La fodera – ha proseguito De Marco – faceva parte del coltello che ho comprato … Insieme ai vestiti c’erano le chiavi e il coltello acquistato in contanti. La candeggina l’ho acquistata presso un negozio, quella sera portavo al seguito anche uno zainetto di colore grigio con dentro la candeggina, delle fascette ed il coltello nonché della soda. Ho scritto solo due giorni prima i biglietti. Sono andato a trovare Daniele ed Eleonora convinto di trovare entrambi. Quando sono entrato in casa i due erano seduti in cucina”.



    “Ho incontrato Daniele nel corridoio – ha detto – il quale si è spaventato perché avevo il passamontagna. Dopo aver avuto una colluttazione con lui li ho uccisi. Quando ho colpito lui ha cercato di aprire la porta per scappare. Ho ucciso prima lei e poi ho colpito nuovamente Daniele. Dopo aver lottato con loro sono andato via senza scappare perché non avevo fiato”.

    L’assassino si era “probabilmente accorto di essere seguito”. Anche per questo motivo i pubblici ministeri ritenendo di avere acquisito indizi a suo carico gravi, precisi e concordanti hanno deciso di emettere lunedì scorso il decreto di fermo di indiziato di delitto a suo carico. Lo scrive il gip del Tribunale di Lecce, Michele Toriello nell’ordinanza con la quale oggi ha convalidato il fermo e ha disposto l’ordinanza cautelare che ne ha confermato la detenzione in carcere per duplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.

    I magistrati si sono determinati ad agire “ricavando – si legge nell’ordinanza – il pericolo di fuga dalla intervenuta consapevolezza da parte del De Marco della concreta possibilità di essere stato individuato dagli organi inquirenti, a cagione dei plurimi reperti smarriti sul luogo del delitto: mascherina, guanti, bigliettini, e dalla circostanza che lo stesso – come annotato dai verbalizzanti nel corso dei servizi di pedinamento – si fosse probabilmente accorto di essere seguito”.

    De Marco è stato bloccato la sera del 28 settembre dai carabinieri nell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove frequenta il corso di laurea triennale in infermieristica. Nell’ordinanza si elencano alcune attività svolte dagli investigatori. “A partire dal 26 settembre 2020 iniziava, dunque, una più mirata attività di controllo dei movimenti di Giovanni Antonio De Marco – si legge – nel corso della quale venivano acquisiti una banconota da 20 euro spesa dall’indagato il 26 settembre 2020 presso un negozio di fumetti sito in via SS. Giacomo e Filippo, e due preservativi ed alcuni fazzolettini utilizzati dal De Marco il pomeriggio del 27 settembre 2020, allorquando aveva un rapporto sessuale con una escort nell’appartamento di quest’ultima sito in Lecce”.


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