Storico accordo di pace Usa-talebani per l’Afghanistan

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Donald Trump incassa un successo di politica estera provvisorio ma prezioso per la sua rielezione: la storica firma di un accordo di pace tra Stati Uniti e talebani, che getta le basi per riportare a casa le truppe Usa dall’Afghanistan e per mettere fine ad una guerra che dura da 19 anni, la piu’ lunga della storia americana. Un’altra “promessa mantenuta”, puo’ vantarsi il presidente, dopo i risultati finora incerti e in parte deludenti su altri fronti, dalla Corea del Nord all’Iran, dalla Siria al Medio Oriente. L’accordo e’ stato siglato in un hotel di Doha, sede dei negoziati da oltre un anno, dopo una settimana di “riduzione della violenza” concordata con Washington. Ad apporre la firma sono stati l’inviato americano per l’Afghanistan, Zalmay Khalilzad, e il mullah Abdul Ghani Baradar, vice capo dei talebani ed esponente dell’originario governo degli insorti. I due si sono stretti la mano tra le esultanze dei presenti. Tra loro anche il segretario di stato Mike Pompeo, secondo cui l’intesa “crea le condizioni per consentire agli afghani di determinare il loro futuro”. Plauso dalla comunita’ internazionale, dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres alla Farnesina, dalla Nato alla Ue: “e’ un importante primo passo in avanti nel processo di pace, un’occasione da non perdere”, ha osservato l’Alto rappresentante Josep Borrell, auspicando “una soluzione politica che comprenda il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle donne”. Mentre si svolgeva la cerimonia a Doha, il capo del Pentagono Mark Esper era a Kabul per una dichiarazione comune col governo afghano in cui gli Usa ribadiscono il loro impegno a continuare a finanziare e sostenere l’esercito dell’Afghanistan. Il segretario alla difesa Usa ha anche ammonito che se i talebani non onoreranno i loro impegni “gli Stati Uniti non esiteranno ad annullare l’accordo”. In effetti non si tratta di un accordo definitivo ma di una sorta di roadmap soggetta a verifica. Gli Usa si impegnano a ritirare in 135 giorni circa 5000 dei 12 mila soldati presenti e gli altri in 14 mesi, anche se restera’ un contingente per combattere i gruppi terroristici. I talebani pero’ dovranno rispettare i patti: dovranno rompere con tutte le organizzazioni terroristiche, a partire da quella Al-Qaida che dopo l’11 settembre costrinse gli Usa ad invadere il Paese, e avviare dal 10 marzo negoziati con il governo afghano, finora escluso da ogni trattativa. L’obiettivo e’ quello di arrivare ad una tregua durevole e ad una intesa per la condivisione del potere. Ma non c’e’ alcun fermo impegno dei talebani a difendere i diritti civili e quelli delle donne, brutalmente repressi quando erano al potere e imponevano la sharia. Gli Usa hanno promesso anche di liberare 6000 prigionieri talebani prima dell’inizio dei colloqui tra le parti e la rimozione delle sanzioni. Alla vigilia della cerimonia i talebani avevano cantato vittoria: “da questo storico hotel sara’ annunciata la sconfitta dell’arroganza della Casa Bianca di fronte al turbante bianco”, aveva twittato il capo dei social dei guerriglieri postando una foto dello Sheraton. Ma Pompeo li ha invitati a moderare i toni: “so che ci sara’ la tentazione di dichiarare vittoria ma essa potra’ essere raggiunta solo se gli afghani potranno vivere in pace e prosperita’. Intanto, gli Usa tentano di voltare una pagina di storia che e’ costata circa 2000 miliardi di dollari, la vita di oltre 3500 soldati della coalizione (2400 americani) e di migliaia di soldati e civili afghani.


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