Morte di Cerciello Rega, nuovo sopralluogo nell’hotel. Il padre dell’italo-americano:’Mio figlio non è un assassino’

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E’ in corso il nuovo sopralluogo tecnico dei carabinieri del Ris all’hotel Meridien a Roma, dove alloggiavano Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth, i 19enni arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega. Sul posto anche i militari del Nucleo Investigativo che hanno condotto le indagini, i legali dei due ragazzi americani e i consulenti di parte. L’atto irripetibile serve a cristallizzare la scena del crimine. Il primo sopralluogo era stato eseguito lo scorso 31 luglio.

“Mio figlio era li’, ha sbagliato. Ma non é un assassino e io voglio dimostrarlo”. Lo dice, in una intervista al Corriere della Sera, Fabrizio Natale, il padre di Gabriel. Alla domanda su come possa sostenere che il figlio non c’entri con l’omicidio, risponde: “Lui mi ha giurato di non sapere che l’altro ragazzo aveva un coltello. Pensava di dover effettuare uno scambio come gli era stato chiesto e cosi’ avrebbero avuto indietro i soldi”. Nello studio dei suoi avvocati Francesco Petrelli e Fabio Alonzi, spiega: “Lui mi ha giurato di non sapere che l’altro ragazzo aveva un coltello. Pensava di dover effettuare uno scambio come gli era stato chiesto e così avrebbero avuto indietro i soldi”. Poi però c’è stata l’aggressione e il suo amico ha accoltellato un uomo, si legge nel Corriere. “Lui non sapeva che quell’uomo era un carabiniere – risponde l’uomo – mi ha assicurato di non aver capito che era morto. L’ho visto in carcere, ho visto in che stato è, quanto è disperato. E gli credo”. Assicura, Fabrizio Natale, di pensare alla disperazione della moglie e dei familiari del vicebrigadiere Cerciello Rega. “Lo faccio in continuazione. Lo so che loro stanno peggio di me. Ma proprio per questo io chiedo che sia fatta chiarezza su tutti i punti oscuri”. “Provo dolore come se avessi perso un figlio, ma non credo che le mie parole siano utili per loro” aggiunge. “Io sono italiano, ma lavoro negli Stati Uniti da quando ero giovane. I miei genitori vivono a Fregene – si legge ancora nell’intervista – Tutti gli anni veniamo qui d’estate anche perché i miei figli sono molto legati a mio fratello”. Il padre di Gabriel Natale quella sera era “a Fregene. Gabriel mi aveva detto che un suo amico con cui aveva studiato al liceo era arrivato a Roma. Si erano parlati attraverso i social e si erano dati appuntamento per vedersi. Mio fratello lo ha accompagnato. Di ciò che è poi successo ha saputo dalla televisione. I miei genitori hanno visto il tg, c’era la foto di Gabriel. Mio fratello è andato di corsa all’albergo e poi ha saputo che era stato arrestato”. La prima volta che ha rincontrato il padre dopo la morte del carabiniere è stato in carcere. “Piangeva disperato. Ha 18 anni e si trova in una situazione molto più grande di lui”. È stato lui a trattare con il mediatore dei pusher la restituzione del borsello in cambio di 80 euro e un grammo di cocaina, continua l’intervista. “E infatti ho detto che ha sbagliato. Ha fatto un errore grave, ma qui stiamo parlando di omicidio. E lui non ha ucciso” risponde Fabrizio Natale. “Mio figlio mi ha assicurato che lui non fa uso di droghe. Mi ha chiesto di farlo sottoporre a tutte le analisi per poterlo dimostrare. Era andato con il suo amico. E giura di aver chiesto soltanto la restituzione degli 80 euro”. “Io non conosco l’altro ragazzo, non l’ho mai visto. Quindi – prosegue l’uomo davanti ai suoi avvocati – non so che tipo sia. Io posso dire che lui e mio figlio non si frequentavano negli Stati Uniti, si sono ritrovati a Roma per caso. La magistratura sta facendo le indagini e io ho fiducia che alla fine tutto si chiarirà. Ma Gabriel mi ha detto che lui voleva soltanto fare lo scambio e recuperare i soldi e io gli credo”. Nessun commento, invece, sulla foto del figlio bendato: “So che ci sono verifiche in corso, preferirei non rispondere”, ha detto.


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