Il femminicidio dal punto di vista dell’assassino. Ne discutono Laura Bosio e Giuseppe Montesano a ‘Strane coppie’

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Miti, mute, ammaestrate, servili, sottomesse, arrendevoli, compiacenti. Una galleria di aggettivi inquietanti potrebbe riferirsi alle pretese di molti uomini in relazione con donne, stando alle cronache che da anni raccontano la violenza, prima psicologica e poi quella fisica che sfocia nel femminicidio. Cosa passa per la testa di un uomo che lo compie? Cosa passa per la testa di un uomo di fronte al corpo senza vita di sua moglie? Davvero può sentirsi innocente con le mani ancora insanguinate, attribuendo alla donna la colpa della sua stessa morte? Il femminicidio dal punto di vista dell’assassino, tra attualità e letteratura, sarà il tema di dialogo tra Giuseppe Montesano e Laura Bosio, ospiti di Antonella Cilento a “Strane Coppie”, giovedì 18 aprile alle ore 18 al Palazzo della Marina Militare di Napoli. Ad accompagnare il dialogo scandito dai racconti “La mite” di Fedor Dostoevskij,  “La muta” di Tommaso Landolfi, “La babbuina” di Giovanni Arpino e “Abbi pietà” di Bernard Malamud saranno le letture di  Orlando Cinque e Andrea Renzi e le immagini a cura di Marco Alfano. Ingresso libero. Prossimo e conclusivo appuntamento di “Strane Coppie” a Milano, il 23 maggio, nella sede del Banco Bpm sostenitore della rassegna, organizzata da 11 anni dai laboratori di scrittura creativa di Antonella Cilento, Lalineascritta. (www.lalineascritta.it). Principale perno per riflessioni e molteplici interpretazioni sull’ampio tema –  che tocca le varianti dei rapporti uomo-donna nella società, e che attraversa la storia prima ancora delle rivendicazioni femministe o della stessa parola femminicidio – sarà il racconto di  Dostoevskij, “La mite” (1876),monologo di un marito davanti al cadavere della moglie suicida. Una moglie giovane, sposata in difficoltà economiche, salvata, amata ma oppressa. Tanto inquietante quanto coinvolgente, il racconto dello scrittore russo ha affascinato e ispirato numerosi scrittori di tutto il mondo.  Nel 1964, Landolfi pubblica “La muta”. Anche qui un monologo: un pedofilo innamorato di una giovanissima vicina di casa muta, che finirà con l’uccidere. Successivamente, nel 1967,  Arpino, con “La babbuina” racconta di un uomo che ha comperato la sua quarta moglie al circo, poiché è proprio di una scimmia che si tratta, obbediente, pulita e innamorata: anch’essa finirà suicida; e, infine, “Abbi pietà” (1958) di Malamud, dove la suicida è una vedova ebrea, che si ammazza con i suoi figli pur di non sposare l’usuraio che l’ha rovinata e che pure vorrebbe salvarla, unico caso fra questi portati in cui anche l’uomo si è ucciso, tant’è che la vicenda si svolge in un non-luogo, forse un inferno, forse un manicomio, forse un commissariato. In un decennio di incontri, Strane Coppie ha proposto il confronto per tema, suggestione, cronologia, affinità fra coppie di grandi classici della letteratura mondiale: dialoghi a tu per tu fra autori viventi su coppie di grandi classici letterari del Novecento (e non solo). L’edizione 2019 s’intitola, invece, Costellazioni e narra i sistemi stellari che scrittori e scrittrici, in epoche e lingue diverse, disegnano, dialogando nell’infinita rete di immagini e di idee che costituisce l’anima mobile della letteratura. Un racconto ne genera altri, un romanzo influenza intere famiglie di romanzieri: succede da sempre eppure non sempre i lettori ne sono consapevoli.




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