Manifesti elettorali & camorra: referente dei Belforte condannato con altri 7

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Annullamento con rinvio per Vincenzo Rea coinvolto, insieme ad altre 8 persone, nell’inchiesta sul monopolio dei manifesti elettorali nel Comune di Caserta nelle mani del clan Belforte in occasione delle elezioni regionali del 2015.

E’ quanto stabilito dalla Quinta Sezione della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso presentato dai legali di Rea, gli avvocati Michele Di Fraia, Giuseppe Scala e Rossella Luglio, annullando la pronuncia della Corte di Appello di Napoli che lo condannava a 7 anni in relazione in relazione alla contestazione di associazione camorristica rinviando ad altra sezione della Corte di Appello partenopea per la decisione sul punto.

La Suprema Corte ha confermato la pronuncia della Corte di Appello di Napoli per Giovanni Capone (ritenuto il referente del clan Belforte nel Capoluogo) condannato in continuazione con altre sentenze a 16 anni e 6 mesi; Antimo Italiano a 5 anni; Antonio Merola a 6 anni e 4 mesi; Modestino Santoro a 4 anni e 4 mesi; Ferruccio Coppola a 2 anni; Clemente Vergone a 2 anni e 6 mesi; Mario De Luca a 4 anni e 6 mesi; Virginia Scalino a 10 mesi.

Secondo l’accusa Giovanni Capone, all’epoca detenuto, aveva dato precise indicazioni sull’affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta per le regionali 2015 che sarebbe stata esclusiva della Clean Service.

L’imposizione avveniva sia in modo esplicito, come captato nel corso delle intercettazioni, sia attraverso minacce ai singoli soggetti sorpresi ad affiggere manifesti in tarda notte sia coprendo i manifesti esistenti senza ricorrere a loro società facendo poi passare il messaggio che l’inconveniente non si sarebbe verificato se si fossero rivolti alla loro ditta. Nel corso delle indagini vennero accertati plurimi episodi di cessione di droga all’ombra della Reggia.



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