Napoli, moglie e figli del vigilante ucciso: ‘E’ una tortura ma affronteremo anche questa, lui non ebbe una seconda possibilità’

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“E' una tortura, stiamo cercando di riprenderci e adesso arriva questa decisione che potrebbe farci ricadere di nuovo. Ma affronteremo questa nuova sfida con ancora piu' forza”.

Cosi', Annamaria Della Corte, moglie di , il vigilante colpito a morte da tre ragazzi condannati in primo e secondo grado a 16 anni e mezzo di reclusione per l' del 51enne, commenta la decisione della Corte di Cassazione che, secondo quanto si apprende dagli avvocati di uno dei tre ragazzi coinvolti, ha annullato la sentenza emessa dalla Corte di Appello di e disposto il giudizio di secondo grado davanti a un'altra sezione. I giudici avrebbero aperto la strada, sempre secondo quanto si apprende, alla possibilità di concedere le attenuanti generiche ed eliminare l'aggravante della crudeltà.

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“Siamo delusi, anzi siamo arrabbiati. E' stata concessa un'altra possibilita' agli assassini di mio padre per difendersi, mentre lui questa possibilita' non l'ha avuta”. Questo invece il commento di , figlio di Francesco Della Corte. E poi ha aggiunto:  “Adesso potrebbe anche essere riconsiderata la condanna a 16 anni e mezzo?”, si chiede il giovane.

    “Ma la vita di mio padre – continua Giuseppe – non vale 16 anni e mezzo. Questa decisione non ce l'aspettavamo ma forse sono stato ingenuo. Dopo appena dieci mesi dall'omicidio di mio padre e' stata concessa anche la festa per i 18 anni a uno dei tre assassini. Ancora non sappiamo il perche' di queste concessioni, non ci e' stato detto. Dissero che i permessi erano stati concessi nell'ambito di un programma di recupero ma quale recupero si puo' avere a distanza di dieci mesi da un omicidio?” .

    Ieri, su Fb, la figlia del vigilante, ha pubblicato un post con il quale ha ricordato l'imminenza della decisione presa oggi dalla Cassazione. Nel messaggio anche un ricordo del padre e dei tristi momenti vissuti subito dopo la sua morte:

    “Erano passati pochi giorni quando incontrammo coloro che hanno poi messo in moto la macchina della giustizia, la polizia – scrive Marta sul suo profilo social – ricordo che ci raccontarono come furono difficili per loro le indagini, come si sforzarono per ricostruire i tuoi passi quella sera per cercare qualcosa che potesse spiegare un'azione tanto vile e crudele, ma niente… se non la crudelta' e la stupidita' umana, anzi mi ricordo ci dissero che eri tranquillo che qualche ora prima ti eri fermato in un bar per comprare delle patatine. Un gesto insignificante per molti, non per me.

    Il giorno prima batibeccammo perche' tu volevi mangiarle a casa ed io volevo che seguissi la dieta, ‘seriamente questa volta' ci dicemmo. Per me fu come se una lama mi stesse trafiggendo il cuore, mi chiesi chissa' se me l'avrebbe detto tornato a casa che alla fine ha ceduto. Ti hanno portato via da noi senza motivo e continuero' a parlare di te finche' avro' voce perche' tutti possano conoscere la bella persona che eri. Non mi resta che questo mezzo per far sentire la mia e la nostra voce … #giustiziaperfranco !”.



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