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Voto di scambio, la Cassazione: “Ci fu un patto tra clan ed ex vice sindaco Corvino”

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La Corte di Cassazione ha emesso le motivazioni della sentenza relativa al voto di scambio politico-mafioso avvenuto a Caserta prima delle elezioni regionali del 2015.

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L’ex vicesindaco di Caserta, Pasquale Corvino, si è rivolto al capo del clan Belforte, Agostino Capone, cercando il suo supporto per ottenere voti durante le elezioni, consapevole della sua connessione criminale. Corvino ha offerto compensi sia a Capone che al suo stretto collaboratore in cambio dei voti.

Questa è solo una parte delle 72 pagine di motivazioni della sentenza emessa nel novembre 2023 dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione.

Pasquale Corvino è stato condannato definitivamente a 4 anni e otto mesi di carcere, mentre l’ex sindaco di San Marcellino, Pasquale Carbone, è stato condannato a 4 anni e cinque mesi.

Agostino Capone, esponente del clan Belforte di Marcianise, è stato condannato a 15 anni, mentre sua moglie Maria Grazia Semonella è stata condannata a sei anni di reclusione. Per Antonio Zarrillo, cognato del capoclan Salvatore Belforte, la Corte di Cassazione ha ordinato un rinvio per un nuovo esame del solo reato di estorsione aggravata.

Corvino e Carbone sono stati arrestati e portati in carcere dopo la sentenza. In un’altra parte del processo, erano già state confermate le condanne per altri partecipi al reato di voto di scambio politico-mafioso, inclusi Giovanni Capone e tre collaboratori.

La vicenda ha destato scalpore a Caserta, soprattutto per il coinvolgimento di Corvino, noto imprenditore e politico. Dai processi è emerso che Corvino e Carbone hanno fornito denaro e altri incentivi ai membri del clan Belforte in cambio di voti.

Inoltre, è emerso che la ditta di Capone, Clean Service, controllava in modo quasi monopolistico l’affissione dei manifesti elettorali a Caserta. Alcuni candidati si sono costituiti parte civile nel processo insieme all’associazione Antonino Caponnetto.


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