Arzano. Funerali nelle mani della ditta interdetta per mafia dal 2020.
La vicenda vede protagonista la società funebre PIS&S s.r.l.s. con sede a Casoria e titolo abilitativo rilasciato dal comune di Sirignano nell’avellinese, scaduto a marzo del 2020. Il Provvedimento interdittivo era stato emanato a seguito di segnalazione degli uomini della Polizia locale che avevano avviato una serie di accertamenti sulle attività funebri poste in essere sul territorio.
Ma la ditta, nonostante tutto, ha continuato tranquillamente a gestire funerali e non ultimo quello del 4 dicembre scorso, tutti “regolarmente” autorizzati dall’ufficiale di stato civile. Cosa avvenuta anche nei restanti due comuni nonostante il regolamento di polizia mortuaria prevede la revisione annuale del titolo abilitativo e il controllo dei requisiti in capo agli stessi comuni.
La vicenda è emersa dopo che la stessa Prefettura ha chiesto chiarimenti ai comuni sulle attività poste in essere dall’impresa e delle autorizzazioni rilasciate dall’ufficiale di stato civile A.D., ex vigilessa.
Proprio sulle gestione delle pompe funebri nel comune di Arzano, ad agosto di quest’anno a seguito delle indagini dell’Arma locale partite nel 2019, furono scoperte e portate alla luce una serie di false attestazioni, certificazioni Antimafia fasulle e omessi controlli per la Scafuro & Ferone e la Umberto Scafuro e figli colpite ad agosto da interdittiva antimafia.
Un terremoto giudiziario culminato con l’emissione di 7 avvisi di conclusione delle indagini preliminari a carico di funzionari, ex dirigenti comunali, vigili urbani e soggetti legati al clan Ferone, accusati a vario titolo dei reati di falso ideologico e in atto pubblico in concorso, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, abuso e omissione in atti d’ufficio.
Gli uffici coinvolti sono quello dello Stato Civile dove in quest’ultimo vi sarebbero stati dipendenti compiacenti. La gestione dei controlli sulle pompe funebri e la recente bufera giudiziaria mette ancora una volta in luce le vulnerabilità comunali, pressioni e contiguità che la politica locale sovente non disdegna.
Domenico Acunzi