La polemica di Assofuneral: ‘A Napoli si può morire solo dopo mezzogiorno’

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La polemica di Assofuneral: ‘A Napoli si può morire solo dopo mezzogiorno’. Gennaro Tammaro, segretario generale Assofuneral si scaglia contro il comune di Napoli per i certificati di morte

“Napoli, anno domini 2022, praticamente ogni azienda ha tutti gli strumenti digitali – dalla pec agli spid – per comunicare con la pubblica amministrazione e il Comune di Napoli, anziché semplificare la vita degli operatori, la complica in ogni occasione utile.

Già è imbarazzante che i certificati di morte da qualche mese nel weekend si possono chiedere solo agli uffici della Doganella, ma il fatto che vogliano cancellare gli uffici municipali dedicati e ritengono che ogni giorno per effettuare questi documenti ci siano solo una manciata di dipendenti comunali in una zona della città che in normali condizioni di traffico già è difficilmente raggiungibile – figurarsi poi con maltempo e traffico – vuol dire che a Palazzo San Giacomo non hanno la benché minima idea di come sia fatta la città che amministrano”.



    Così in una nota Gennaro Tammaro, segretario generale Assofuneral, apprendendo in queste ore della richiesta da parte degli uffici competenti di risorse umane a disposizione delle municipalità per ‘accentrare’ tutta l’attività in via Santa Maria del Pianto.

    “Incredibile immaginare – spiega Tammaro – che in un momento complesso come quello del lutto una famiglia e/o un operatore funebre debba attraversare l’intera città per un atto che, banalmente, dovrebbe essere quasi immediato”.

    La documentazione in questione, quella che secondo i programmi del Comune partenopeo dovranno essere accentrati negli uffici di Santa Maria del Pianto, è necessaria – spiegano gli impresari funebri aderenti ad Assofuneral – per l’organizzazione del funerale. “In pratica – commenta Tammaro – è un invito a morire dopo mezzogiorno”.

    “Chiediamo che l’Amministrazione torni immediatamente sui suoi passi, non tanto per dimostrarsi ancora l’ente di vicinanza che dovrebbe essere, ma quantomeno per dimostrare di essere vagamente consapevole di sapere cosa significa vivere la città di Napoli al punto da capire il perché questa è una pessima idea”, conclude.

     


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