Cronaca di Napoli

Napoli, il Pg Luigi Riello: “La chiesa neghi i sacramenti ai camorristi”

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Napoli. “No ai sacramenti per i camorristi, quando sono accertati”. Parole forti, pesanti e destinate ad aprire un dibattito intenso in città.

Le ha pronunciate il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, intervenuto al convegno sulla camorra voluto dall’arcivescovo don Mimmo Battaglia. E poi ha aggiunto: E’ giusto non dare la comunione ai divorziati, ma sarebbe non proporzionato non dare la comunione ai divorziati e dare i sacramenti a chi ha ammazzato, a chi pensa di avere un crocifisso in una mano e la pistola nell’altra”.

 Riello già il mese scorso aveva sollevato il problema dei preti che spesso abbassano la testa davanti ai camorristi. “Io ho parlato dei don Abbondio che ci sono – ha infatti aggiunto Riello citando il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario – nella chiesa di Marano un don Abbondio ha consentito che per 30 anni ci fossero i quadri donati da Lorenzo Nuvoletta, con la scritta, e lo sanno tutti a Marano che Nuvoletta non è un filosofo emergente.

E’ come se nella chiesa di Corleone ci fosse stata la scritta sotto a un quadro ‘dono di Totò Riina. Però ci sono sacerdoti che hanno perso la vita, don Diana e don Puglisi, tanti eroi. Non vogliamo eroi, ma non possiamo prendere le vittime, i nostri eroi, come paraventi insanguinati. Noi magistrati non ci dobbiamo nascondere dietro Falcone e Borsellino per nascondere i disonesti, la Chiesa non si deve nascondere dietro don Diana per nascondere le proprie pagine negative”. 

Riello ha poi spiegato: “Alla manifestazione di Libera ho letto anche io 10 nomi di vittime innocenti della criminalità; due mi erano noti, il generale Dalla Chiesa e la moglie Setti Carraro, gli altri mi erano sconosciuti. Questo è brutto, che ci siano povere vittime che nessuno più conosce. ‘Nessuno tocchi Caino’ è giusto, siamo nella civiltà e non vogliamo la pena di morte neanche come pensiero lontano, ma diciamo prima: nessuno tocchi Abele”. 

E infine: “Vedo troppa attenzione per i carnefici e molto poca per le vittime dei reati troviamo più giornalisti che intervistano ex terroristi e mafiosi, terroristi che si sono seduti a una cattedra di università”.

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