Koulibaly: “A Napoli giochiamo per una grande città”

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Kalidou Koulibaly, protagonista della nuova puntata di ‘Linea Diletta’ su Dazn ha parlato dei suoi rapporti con la città e con i napoletani di Spalletti del quale dice “ci ha dato tanto” e di Insigne che “è la storia del Napoli”.

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“Spalletti ci ha dato tanto soprattutto dal punto di vista della mentalità. Lui ha sempre stimato il Napoli e il suo gioco. La prima cosa che ci ha detto è che voleva cercare il problema di questa squadra, perché non è normale che non abbiamo ancora vinto. Questo ci ha fatto scattare qualcosa in testa, se uno come lui dice una cosa così vuol dire che abbiamo davvero delle qualità”. Così il difensore del Napoli ha esordito davanti alle telecamere di Dazn mentre prepara il caffè con la classica macchinetta napoletana alla sua ospite Diletta Leotta.

Il difensore ha poi parlato della città. “E’ la gente a rendere magica Napoli. E poi ci sono posti bellissimi, quando mi alzo ho la fortuna di vedere tutto il lungomare, il Vesuvio, Capri… E poi quando sei in campo capisci quanto sia grande l’affetto della città per questa squadra. Qui sognano, dormono e mangiano Napoli. Mi hanno sempre detto che a Napoli piangi due volte: quando arrivi e quando parti. Sono consapevole che se giochiamo per il Napoli giochiamo per una città intera e Napoli è una grande città. E poi abbiamo milioni di tifosi nel mondo, quando scendiamo in campo dobbiamo essere al 300%”.



    “La cosa più bella è che ha avuto l’umiltà di dire che il lavoro di Gattuso è stato buonissimo”, ha spiegato. “Non è qui per cambiare ciò che ha fatto Gattuso, ma per dare qualcosa in più. Mi chiama ‘il Comandante’ perché dice che sono un leader: io faccio semplicemente ciò che ritengo giusto, se devo aiutare la squadra dopo 8 anni che sono qua devo farlo. Mi metto sempre a disposizione, se un compagno mi chiede aiuto lo faccio volentieri. I miei compagni dicono che tutti gli allenatori sono mio papà perché mi fanno giocare sempre, per questo chiamo così anche Spalletti”.

    “Se fossi il regista di un film western a Spalletti farei fare il cowboy. Perché lui ha questo atteggiamento un po’ misterioso, che cerca sempre giustizia”, ha aggiunto il senegalese.

    “Siamo un bel gruppo, ci conosciamo tutti da anni e usciamo spesso a cena con le nostre famiglie. Siamo tutti amici”, ha sottolineato. “Quando sento parlare altri giocatori delle loro squadre capisco che con il Napoli non c’è davvero paragone. Nessuno vive come noi e penso che si veda pure sul campo”.

    Koulibaly si è poi soffermato su alcuni compagni di squadra. “Ghoulam lo reputo mio fratello. Abbiamo fatto diverse iniziative di beneficenza insieme, ad esempio in ospedale o a Scampia dagli studenti. Ghoulam è una persona a cui tengo fortemente”.

    Insigne “è la storia del Napoli. È un giocatore fortissimo che ha fatto sempre bene, gli voglio molto bene perché è anche un grande uomo. ‘Tiraggir’ non lo dice mai, lo fa: è quello il bello. Anche quando siamo in nazionale ci chiamiamo sempre, siamo molto vicini. In napoletano dico sempre ‘fratm’, questa è la parola che uso di più”.

    Quanto a Osimhen, “se dovessi girare un film biografico, racconterei il suo primo anno che è stato molto difficile. Nessuno si aspettava che sarebbe arrivato al livello di oggi, ma ha ancora tanto da dare e farà ancora vedere tante cose sia in questa stagione che in futuro. È un ragazzo tranquillissimo, umile e fa pure ridere.

    Fa tanti scherzi, soprattutto a Manolas, poi dopo i gol balla con Insigne: è una persona straordinaria, voglio aiutarlo nella sua crescita perché se lo merita. Si mette sempre a disposizione di tutti, gli dico chapeau. Spalletti – ha aggiunto – lo ha molto caricato, appena arrivato gli ha subito detto cosa faceva bene e cosa no. Ma ad aiutarlo tanto è stato anche Gattuso, che l’anno scorso gli ha dato tanta fiducia. Poi Spalletti ha completato l’opera aiutandolo tantissimo, questa combinazione dà i suoi frutti oggi”.

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    Poi una battuta sull’ex compagno di squadra Jorginho: “E’ un grande, quando sono arrivato è stato il mio compagno di stanza ed è stato il primo a insegnarmi un po’ di italiano. Mi ricordo che eravamo in camera sdraiati sui nostri letti e lui mi correggeva sempre. Sul campo è stato straordinario, lo ha dimostrato anche col Chelsea e in nazionale. Mi divertivo tanto quando giocavo con lui, ci guardavamo e ci trovavamo subito”.

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