Portici, il dramma di Davide e la figlia Layla di 7 anni in Tanzania

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Ad appellarsi ai consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Portici, con la speranza di poter riabbracciare sua figlia Layla, 7 anni, è Davide Napolitano che oggi torna a chiedere aiuto per potersi riconciliare con la sua bambina.

La vicenda di Davide è contornata di sofferenza e vicissitudini giudiziarie internazionali, tra il Tribunale di Napoli e quello della Tanzania. Infatti, l’epicentro della storia è proprio Zanzibar dove Davide – impegnato nel settore turistico da sempre – ha conosciuto sua moglie Sharifa a cavallo tra il 2013/14. Dalla loro unione è nata la piccola Layla.



    La coppia successivamente si trasferisce a Portici, ma da qui comincia l’inferno di questo papà che da anni si batte per rivedere sua figlia.

    Sharifa improvvisamente decide che la relazione con Davide era al capolinea e con una scusa, motivata da problemi di salute di alcuni suoi familiari torna in Tanzania con il permesso di Davide per far viaggiare la piccola, sparendo praticamente nel nulla. A quel punto, tra difficoltà e battaglie legali, Davide cerca di riportare sua figlia in Italia.

    Un iter particolarmente complesso, anche perché l’assenza di “dialogo” e similitudini legislative tra i due Tribunali (italiano e della Tanzania), a cinque anni di distanza dall’inizio del calvario, hanno fatto sì che Davide non potesse riabbracciare sua figlia.

    Infatti, nonostante le innumerevoli denunce, e anche una piccola parentesi in cui Sharifa e Layla hanno fatto rientro in Italia (nel 2019) perché la bambina aveva bisogno di cure mediche, sono anni che Davide non vede sua figlia, a eccezione di qualche foto inviatagli dalla madre in cambio di soldi necessari “al mantenimento” della bambina.

    Voglio solo poter stare con mia figlia, in Italia, dove è regolarmente inserita nello stato di famiglia di mia madre e dove dovrebbe crescere ed avere un’istruzione adeguata – spiega Davide Napolitano -. Mi è stata sottratta senza permesso e senza che nessuno muovesse un dito: nel 2019, quando sono riuscito a convincere sua madre a rientrare in Italia, sono arrivato al punto da richiedere che il passaporto di Layla venisse bloccato, visto i precedenti. Ma, con la scusa di andare a trovare dei parenti a Ravenna in quel periodo, e nonostante un ulteriore documento fatto firmare alla madre con cui si impegnava a rientrare a Portici dopo la breve visita al Nord, è riuscita a riportare Leyla a Zanzibar aiutata dal suo governo, mentre il nostro non è riuscito a intervenire perché, a quanto pare, una figlia deve stare con sua madre. Ma non mi arrendo e sono pronto a lottare per mia figlia, appellandomi alle istituzioni nazionali e internazionali”.

    Sulla vicenda si sono attivati anche i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle di Portici, che hanno ribadito: “Abbiamo accolto il giro d’aiuto di un padre disperato, che ha visto portarsi via la propria bambina. Cercheremo di istituire un contatto con il nostro ministro degli Esteri, al fine di attivare un canale di dialogo con il governo tanzano, perché ci troviamo davanti a un padre disperato che non ha potuto visto crescere la propria bambina”.


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