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Napoletani scomparsi in Messico, la Procura di Roma apre un fascicolo d’indagine

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Gli inquirenti della Procura di Roma hanno avviato un fascicolo di indagine in relazione alla scomparsa in Messico di tre cittadini italiani di cui si sono perse le tracce il 31 gennaio scorso. Il procedimento è stato affidato dal procuratore Giuseppe Pignatone al sostituto procuratore Sergio Colaiocco. L’incartamento è al momento senza ipotesi di reato. “Chiediamo alle autorita’ italiane di intervenire perche’ in Messico nessuno ci da’ informazioni, nessuno ci aiuta a conoscere la verita’ sui nostri familiari”. E’ questo l’appello lanciato su Facebook da Ciro Bergame’ uno dei familiari dei tre italiani scomparsi da 18 giorni in una citta’ a settecento chilometri da Citta’ del Messico, dove gli scomparsi, napoletani della zona della stazione centrale di Napoli, facevano gli ambulanti vendendo generatori elettrici. Raffaele Russo, 60 anni, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino, rispettivamente di 25 e 29 anni, sono stati inghiottiti dal nulla. “Ad oggi non e’ pervenuta nessuna richiesta di riscatto. Chiediamo la massima diffusione della notizia e delle foto segnaletiche”, dicono i familiari. Russo si trovava in Messico da tempo, a Tecaltitlan dove vendeva in strada prodotti acquistati a Napoli da commercianti cinesi. Antonio e Vincenzo, invece, erano arrivati soltanto cinque giorni prima della sparizione mentre Francesco e Daniele, altri due figli dell’uomo erano in Messico gia’ da tempo e troppo lontani per aiutare gli altri due fratelli a cercare il loro congiunto. E cosi’ sono partiti dal punto nel quale il gps dell’auto noleggiata dal sessantenne segnava la sua ultima posizione. “Quando siamo arrivati, non abbiamo trovato ne’ la macchina ne’ mio padre. Abbiamo chiesto alla gente, ma nessuno aveva visto nulla”, dicono.


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