Cadavere nel Casertano: é un rapinatore ucciso dal complice. La vittima aveva reagito,il ladro perde controllo e spara all’impazzata.Aveva rapinato con un complice albanese una coppietta di italiani che si era appartata in un’area isolata di campagna, ma alla reazione della vittima ha perso la testa e ha iniziato a sparare all’impazzata, ferendo a colpi di pistola il fidanzato e uccidendo lo stesso suo complice che lottava con la vittima. Dopo 24 ore di indagini, la Procura della Repubblica di Napoli Nord e i carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa hanno risolto, con il fermo del bulgaro di 37 anni Ivanov Tsvectomir Hristov e dell’italiano Clemente Cipresso di 28 anni, il giallo del cadavere con colpi d’arma da fuoco rinvenuto nella notte tra giovedi’ e venerdi’ nelle campagne di Teverola, nel Casertano. Un giallo reso piu’ fitto dalla circostanza che proprio nelle vicinanze del luogo in cui era stato rinvenuto il corpo, era stata denunciata una rapina da parte di un ragazzo e una ragazza italiani; il giovane aveva reagito ed era rimasto ferito alla gamba destra. C’era dunque un cadavere, identificato nell’albanese Aurel Hxili, e una rapina. Al termine delle indagini lampo, Cipresso risponde solo della rapina, avendo accompagnato Hristov e Hxili sul posto dove erano appartati i fidanzati. E’stato lo stesso Cipresso che ha raccontato tutto ai carabinieri che lo hanno identificato dopo poche ore dal fatto. Il giovane casertano ha svelatao agli investigatori quello che era accaduto: ha parlato dei due stranieri, due sue conoscenze, con i quali si era incontrato verso la mezzanotte di venerdi’, consapevole che avrebbero dovuto rapinare una coppietta che si era appartata. Ha fatto i loro nomi. E il racconto ricco di particolari ha consentito agli investigatori di risolvere in breve tempo il caso del cadavere trovato nelle campagne di Teverola. Nel frattempo il ragazzo ferito durante la rapina e’ stato poi ricoverato d’urgenza all’ospedale Cardarelli di Napoli e operato.
Droga a prostituzione: gli italiani spendono 19 miliardi di euro in attività illegali
Da droga a prostituzione, italiani spendono 19 mld in attività illegali. Una cifra spaventosa: 19 miliardi di euro all’anno. A tanto ammonta, secondo l’Ufficio studi della Cgia, la spesa degli italiani in attivita’ illegali. In particolar modo per l’uso di sostanze stupefacenti (14,3 miliardi), per i servizi di prostituzione (4 miliardi) e per il contrabbando di sigarette (600 milioni di euro). Un’economia, quella ascrivibile alle attivita’ illegali, che non conosce crisi: l’ultimo dato disponibile (2015) ci segnala che il valore aggiunto di queste attivita’ fuorilegge (17,1 miliardi di euro) e’ aumentato negli ultimi 4 anni di oltre 4 punti percentuali. “Lungi dall’esprimere alcun giudizio etico – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CgiaPaolo Zabeo – e’ comunque deplorevole che gli italiani spendano per beni e servizi illegali piu’ di un punto di Pil all’anno. L’ingente giro d’affari che questa economia produce, costringe tutta la comunita’ a farsi carico di un costo sociale altrettanto elevato. Senza contare che il degrado urbano, l’insicurezza, il disagio sociale e i problemi di ordine pubblico provocati da queste attivita’ hanno effetti molto negativi sulla qualita’ della vita dei cittadini e degli operatori economici che vivono e operano nelle zone interessate dalla presenza di queste manifestazioni criminali”. Va altresi’ ricordato che dal settembre del 2014 il valore aggiunto “prodotto” dalle attivita’ illecite e’ stato addirittura inserito nel calcolo del Pil in molti paesi europei, tra cui l’Italia.
Tra le attivita’ illegali – asserisce il segretario della Cgia Renato Mason – l’Istat include solo le transazioni illecite in cui c’e’ un accordo volontario tra le parti, come il traffico di droga, la prostituzione e il contrabbando di sigarette e non, ad esempio, i proventi da furti, rapine, estorsioni, usura, etc. Una metodologia, quest’ultima, molto discutibile che e’ stata suggerita dall’agenzia statistica della Comunita’ europea che, infatti, ha scatenato durissime contestazioni da parte di molti economisti che, giustamente, ritengono sia stato inopportuno aumentare il reddito nazionale attraverso l’inclusione del giro di affari delle organizzazioni criminali”. L’elevata dimensione economica generata dalle attivita’ controllate dalle organizzazioni criminali trova una conferma indiretta anche dal numero di segnalazioni pervenute in questi ultimi anni all’Unita’ di informazione finanziaria (Uif) della Banca d’Italia. Stiamo parlando di operazioni sospette “denunciate” a questa struttura di via Nazionale da parte di intermediari finanziari (per circa l’80 per cento banche e uffici postali, ma anche liberi professionisti, societa’ finanziarie o assicurazioni).
La Cgia segnala che una volta ricevuti questi “avvisi”, la Uif effettua degli approfondimenti sulle operazioni ritenute piu’ a rischio e le trasmette, arricchite da una accurata analisi finanziaria, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV) e alla Direzione Investigativa Antimafia (DIA). Solo nel caso le segnalazioni siano ritenute infondate, la Uif le archivia. Tra il 2009 e il 2016 (ultimo dato annuale disponibile), le segnalazioni sono aumentate di quasi il 380 per cento. Se nel 2009 erano poco piu’ di 21 mila, nel 2016 hanno raggiunto la quota record di 101.065. La tipologia piu’ segnalata e’ stata quella del riciclaggio di denaro che per l’anno 2016 ha inciso per il 78,5 per cento del totale delle segnalazioni. Sempre secondo la Uif, nel 2016 la totalita’ delle operazioni sospette ammontava a 88 miliardi di euro, a fronte dei 97 miliardi di euro circa registrati nel 2015.
“I gruppi criminali – conclude Zabeo – hanno la necessita’ di reinvestire i proventi delle loro attivita’ nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E il boom di denunce avvenute tra il 2009 e il 2016 costituisce un segnale molto preoccupante. Tra l’altro, dal momento che negli ultimi 2 anni si registra una diminuzione delle segnalazioni archiviate, abbiamo il forte sospetto che l’aumento delle denunce registrato negli ultimi tempi evidenzi come questa parte dell’economia sia forse l’unica a non aver risentito della crisi”. A livello regionale la Lombardia (253,5), la Liguria (185,3) e la Campania (167) sono le realta’ che nel 2016 hanno fatto pervenire il piu’ elevato numero di segnalazioni (ogni 100 mila abitanti). Su base provinciale, infine, le situazioni piu’ a rischio (oltre 200 segnalazioni ogni 100.000 abitanti) si registrano nelle province di confine di Como, Varese, Imperia e Verbano-Cusio-Ossola. Altrettanto critica la situazione a Rimini, Milano, Napoli e Prato. Piu’ sotto (range tra 170 e 199 segnalazioni ogni 100 mila abitanti) scorgiamo le province di Treviso, Vicenza, Verona, Bergamo, Brescia, Novara, Genova, Parma, Firenze, Macerata, Roma, Caserta e Crotone.
Accoltella il cognato durante una lite: arrestato per tentato omicidio
Durante una lite accoltella il cognato: arrestato dai carabinieri per tentato omicidio. I carabinieri di Somma Vesuviana hanno arrestato per tentato omicidio un 33enne di Marigliano, Michele Panico, che durante una lite con il cognato lo ha colpito più volte con un coltello.I militari, allertati da una chiamata al 112, sono giunti sul posto e lo hanno bloccato, disarmato e tratto in arresto.La vittima ha riportato una ferita da taglio a una mano ed è stata dimessa dall’ospedale di Ottaviano con 3 giorni di prognosi.L’arrestato è invece ricoverato in osservazione all’Ospedale di Nola e appena le sue condizioni di salute lo permetteranno verrà portato in carcere.
Scafati, nella black list della Prefettura gli ‘incadidabili’ Fele e Coppola
Scafati. E’ una lunga lista quella degli ex consiglieri comunali di Scafati proposti per l’incandidabilità dopo lo scioglimento del consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. Rapporti con esponenti della camorra, affinità, parentele, scambio di voto politico mafioso, molti dei politici della maggioranza dell’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, passeranno al vaglio dei giudici civili del Tribunale di Nocera Inferiore, su proposta del ministero dell’Interno. Dopo l’ex primo cittadino e il consigliere Roberto Barchiesi, toccherà all’ex presidente del consiglio Pasquale Coppola e a Giancarlo Fele, l’ex vicesindaco. Ma sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Commissione di Accesso e dagli inquirenti, la proposta di incandidabilità toccherà anche ad altri inseriti in una black list stilata dalla Prefettura. Per quanto riguarda Aliberti e Barchiesi, i giudici – presidente Gustavo Danise – hanno dato un parere tranciante, ripercorrendo ‘senza filtri’ l’inchiesta dell’antimafia salernitana e le accuse che pendono sui due politici che non potranno candidarsi per il prossimo turno elettorale, in Regione Campania, per le elezioni Regionali, provinciali, amministrative e circoscrizionali. Partendo dal procedimento penale che approderà dinanzi ai giudici della Cassazione il 23 gennaio prossimo con una richiesta di arresto in carcere per Angelo Pasqualino ALiberti, Gennaro e Luigi Ridosso, i giudici civili hanno ripercorso i punti dell’indagine nei quali sono emersi i rapporti pericolosi dei politici scafatesi sostenendo la permeabilità della amministrazione pubblica alla camorra locale e non. “L’indagine trae origine dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Loreto, pregiudicato appartenente al sodalizio criminoso denominato “Nuova Famiglia” che ha riferito che Aliberti fu già sostenuto dal clan camorristico Sorrentino nella candidatura a Sindaco di Scafati durante le elezioni del 2008 – scrivono i giudici civili nella motivazione – ha poi narrato degli accordi elettorali stipulati tra lui ed il clan Ridosso/Loreto, operante nel territorio Scafatese per il sostegno alla sua ricandidatura a Sindaco durante le elezioni amministrative del 2013 e per la candidatura della moglie a quelle regionali del 2015”. L’accordo tra politici e camorristi, secondo gli inquirenti, sarebbe consistito nel ‘sostegno da parte del clan alla campagna elettorale di Aliberti, in cambio dell’affidamento, una volta eletto, di appalti di pubblici servizi”. Il clan Loreto-Ridosso era arrivato a chiedere la presenza di un proprio ‘rappresentante’ all’interno dell’amministrazione facendo in prima attuta il nome di Andrea Ridosso, figlio si Salvatore ucciso nel 2002, e ripiegando poi per una questione di ‘apparenza’ su Roberto Barchiesi, zio di Giovanna Barchiesi, moglie del ‘poi’ pentito Alfonso Loreto, figlio di Pasquale. Il collaboratore di giustizia ha precisato che, secondo gli accordi raggiunti per le elezioni del 2013, il clan avrebbe candidato al Consiglio comunale un proprio esponente in una lista collegata a quella del candidato sindaco Aliberti. Oltre alle amministrative i giudici sottolineano ‘il sostegno del clan anche alle elezioni regionali del 2015 ove era candidata Paolino Monica, moglie di Aliberti’. Anche qui il patto sarebbe chiaro: “Quale corrispettivo per tale sostegno elettorale Aliberti consigliò alle controparti di costituire una società, a mezzo di persone incensurate, cui affidare appalto di servizi di pulizia e manutenzione dei capannoni che il Comune avrebbe realizzato nell’ex area Copmes e la assunzione o nomina di soggetti vicini al clan”. La presenza di ‘amici e parenti’ di esponenti del clan all’interno della macchina amministrativa si era concretizzata, poi, con la nomina di Ciro Petrucci quale vice presidente dell’Acse, municipalizzata del Comune di Scafati; Petrucci Ciro era legato al clan di Ridosso Luigi, di cui era amico stretto”. Centinaia i contatti telefonici tra Petrucci e i Ridosso nel periodo antecendente e successivo alla sua nomina, individuati dagli investigatori. Anche questa nomina, secondo i giudicim rientrava negli accordi pre-elettorali. “Il collaboratore di giustizio Pasquale Loreto, ha aggiunto che nel corso del 2015 – scrivono nella motivazione – si tennero diversi pranzi per suggellare tali accordi cui parteciparono l’Aliberti con la moglie, nonché Ridosso Luigi e Petrucci Ciro, con le rispettive mogli, oltre a Cozzolino Giovanni e Nello Aliberti. La nomina del Petrucci doveva favorire la concessione di appalti alla consorteria; in particolare l’appalto per il servizio di pulizia della sede dell’Acse; tale conferimento non si è concretizzato per via dell’arresto degli esponenti del clan del Ridosso, come ha ricordato il citato collaboratore di giustizia Loreto Alfonso. La nomina del Petrucci a vive presidente dell’Acse fu a lui anticipata per telefono da Ridosso Luigi, come si è evinto dalle intercettazioni telefoniche sull’utenza del Ridosso”.
E oltre ai rapporti e alla permeabilità di clan locali come quello dei Ridosso-Loreto, numerosi elementi hanno evidenziato la permeabilità dell’amministrazione Aliberti anche al clan dei Casalesi, elementi che evidenziano questo assunto sono l’affidamento dela progettazione e della realizzazione del polo scolastico alla Archicons, di Guglielmo La Regina, arrestato dl Gip del Tribunale di Napoli per i suoi rapporti con i Casalesi. E poi la figura della segretaria comunale Immacolata Di Saia i cui rapporti con i Casalesi sono narrati in un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Napoli. “Tra l’altro la Di Saia ha svolto analogo incarico anche presso il Comune di Battipaglia, anch’esso sciolto per infiltrazione mafiosa” scrivono i giudici civili. Da non tracurare secondo i togati del tribunale nocerino anche i rilievi dell’Anac sull’inconferibilità delle nomine dell’amministrazione Aliberti a Andrea Granata (presidente di Scafati Solidale) di Mario Aetrano (amministratore delegato di Scafati Sviluppo), di Ciro Petrucci (vice presidente Acse), di Alfredo Malafronte, figlio di Alfonso alias Marrella, noto pregiudicato affiliato al clan Matrone (component del consiglio di amministrazione Acse), di Gaetano De Lorenzi (Presidente di Scafati Solidale) di cui sarebbero stati accertati ‘stretti rapporti con malavitosi locali del calibro di Ridosso Salvatore – appartenente allo stesso clan che ha sostenuto e favorito la vittoria elettorale di Aliberti e di Barchiesi -, Matrone Francesco, Spinelli Andrea e Buonocore Giuseppe’. Censurate dai giudici anche le condotte omissive degli ex componenti dell’amministrazione Aliberti. Punto focale anche la questione dell’abusivismo edilizio: “L’amministrazione comunale Aliberti non ha ordinato la demolizione di edifici realizzati abusivamente da soggetti legali alla criminalità organizzata, come, si legge nella relazione prefettizia, Carotenuto Alba, ritenuta vicina ai clan Loreto – Matrone, operante in Scafati, e Cesarano, imperante nel territorio di Pompei; D’Aniello Giuseppe, legato al clan Loreto – Matrone; Malafronte Alfonso, appartenente al clan Matrone; ed altri ancora”. E poi ancora a proposito dei Casalesi è stata accertata la presenza, in appalti pubblici, di imprese legate alla cosca del casertano dei boss Francesco Schiavone e Michele Zagaria: “La procedura di appalto finalizzata alla riqualificazione dell’area Ex COPMES condotta dalla società Scafati Sviluppo s.p.a. (altra partecipata del Comune) è risultata fortemente alterata con evidenti difformità ed illegittimità procedurali: l’appalto è stato infatti affidato alla Mavi Costruzioni di Viro Maria, impresa capogruppo mandatario del RTI di cui facevano parte la Viro Costruzione Generali s.r.l. e Impregivi s.r.l. quali mandanti e le imprese ausiliari Di Cesare Gino s.r.l. e G&D Prefabbricati s.p.a.; orbene, quest’ultima, come appurato dalla commissione d’inchiesta, era amministrata all’epoca da Di Francesco Enzo ma di fatto è riconducibile a Di Lauro Ferdinando, un imprenditore inserito nel clan dei casalesi, attinto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Napoli per il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso promossa e diretta da Schiavone “Sandokan” Francesco, Bidognetti Francesco, Iovine Antonio e Michele Zagaria”.
Questa la base sulla quale i giudici nocerini si sono mossi per bloccare, per un turno, le velleità politiche di Aliberti e di Roberto Barchiesi. Il marchio dell’incandidabilità potrebbe essere attributo, sulla scorta delle indagini dell’antimafia, anche ad altri ex amministratori chiamati a rispondere, di volta in volta, del loro operato politico per avere con condotte ‘omissive o non’ permesso alla camorra di entrare nei meccanismi della pubblica amministrazione scafatese.
Rosaria Federico
(4.Continua)
Napoli, guasto al pantografo della funicolare e incendio: stop alle corse
Napoli, guasto al pantografo della funicolare: stop alle corse. Principio di incendio durante la corsa prova, per fortuna nessun passeggero a bordo. A causa di un guasto e’ ferma da stamattina la funicolare di Napoli che collega Montesanto a San Martino: durante la corsa di prova, che viene eseguita ogni giorno, per motivi di sicurezza, a inizio e fine servizio, si e’ rotto il pantografo di uno dei due treni che ha anche provocato un inizio di incendio che e’ stato immediatamente domato dal personale di bordo con gli estintori. Il guasto si sarebbe verificato nei pressi della fermata Vittorio Emanuele. Siccome si trattava di una corsa di prova a bordo non c’erano passeggeri. I tecnici dell’Anm sono al lavoro per accertare l’entita’ dei danni e, secondo quanto si e’ appreso, l’intervento potrebbe richiedere tempi lunghi.
Baby gang, Gaetano: ‘L’indifferenza mi ha ferito più dei pugni’
Baby gang a Napoli, parla Gaetano il 14enne di Melito studente del liceo di Giugliano ferito a copi di calci e pugni alla stazione della Metro di Chiaiano, circa due settimane fa mentre usciva con i suoi cugini per raggiungere degli amici. Per quell’aggressione Gaetano ha subito l’asportazione della milza e si trova ancora ricoverato nell’ospedale san Giuliano di Giugliano. “L’indifferenza mi ha ferito piu’ dei pugni Il ragazzo aggredito, ‘tante persone ma nessuno si e’ avvicinato. Sono stato aggredito, malmenato, e comunque i ricordi sono vaghi. Tanti piccoli frammenti che si accavallano. Ma di questa disavventura oggi mi porto dietro non tanto l’aggressione, quanto il fatto che c’erano tante persone, in quel momento, eppure nessuno ha avuto il coraggio di avvicinarsi e fare qualcosa”. Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, lo studente quindicenne Gaetano, aggredito da un gruppo di una decina di coetanei il 12 gennaio scorso a Napoli. In merito al corteo di 4mila studenti, “non so proprio come ringraziarli. Apprezzo tutto l’affetto che mi stanno dando, il coraggio che mi stanno trasmettendo”, dice Gaetano. “Ringrazio anche Arturo (il ragazzo di 17 anni ferito a coltellate il 18 dicembre nel centro di Napoli, ndr). E’ venuto qui e mi ha dato tantissimo appoggio. E ringrazio tutte le persone che si sono fatte vive. I miei genitori, i miei cugini, i miei amici che sono venuti a darmi conforto in ospedale, i rappresentanti e anche le forze dell’ordine”. Il giovane spiega di avere fiducia nella giustizia. “Spero molto che facciano qualcosa e che qualcosa si smuova dopo quanto accaduto. Lo spero davvero”. Su cosa fara’ quando sara’ grande, “ora come ora non lo so, spero qualcosa di buono e di utile per la società”. Per quell’aggressione nei giorni scorsi , grazie alle indagini della polizia, sono stati denunciati due minori, uno di Chiaiano e uno di Marano. Nella baby gang che ha aggredito ci sarebbero anche i figli di alcuni pregiudicati legati alla camorra dei quartieri a Nord di napoli. Le indagini continuano per risalire agli altri responsabili.
Baby gang a Napoli, ‘Lasciate cadere i coltelli, aprite le vostre mani’. La lettera integrale del cardinale Sepe
“Lasciate cadere i coltelli, aprite le vostre mani”. E’ il titolo di apertura scelto questa settimana da “Nuova Stagione”, il periodico dell’Arcidiocesi di Napoli che, dopo gli episodi di violenza consumati in questi ultimi giorni da gruppi di minorenni e dopo la proposta avanzata dall’arcivescovo Crescenzio Sepe per la costituzione di un tavolo permanente su problematiche e devianze nel mondo giovanile, pubblica la “Lettera ai giovani” che il cardinale Sepe, al suo arrivo a Napoli, indirizzò ai giovani della città il 2 febbraio 2007 a seguito dell’uccisione a coltellate del 16enne Luigi in via Santa Teresa degli Scalzi per mano di un 15enne. In quella lettera di 11 anni fa il cardinale Crescenzio Sepe parlava di “esasperato clima di violenza. Tra alcuni di voi – scriveva Sepe – si è diffusa una certa mentalità di bullismo, ritenendo che la via più facile per farsi strada o risolvere rapidamente conflitti e contrasti sia la violenza. No, cari giovani, questa non è la via. Questa strada porta alla rovina, alla frantumazione delle vostre vite e delle nostre attese”. Nella stessa lettera l’arcivescovo di Napoli invitava i giovani a “portare nelle chiese le armi” e “deporre davanti all’altare di Cristo i coltelli, le lame che uccidono la speranza e infangano la vostra giovinezza e la vostra dignità di uomini”. Ecco il testo integrale
Miei cari Giovani, vi porgo il mio affettuoso saluto nel nome del Signore.
È mio vivo desiderio comunicare con voi, e farvi giungere la mia voce ovunque voi siate, e in qualunque ambiente, situazione o condizione in cui vi trovate a vivere. Vi parlo come padre, con la voce del mio cuore, convinto che solo il linguaggio dell’amore può scardinare ogni sordità ed indifferenza.
Vengo a voi, quasi con trepidazione, e busso alla porta della vostra vita, così preziosa e bella, per dialogare come vecchi amici, con familiarità e in confidenza, e perché siete parte importante della mia grande Famiglia. So che tanti, forse troppi, gridano, urlano slogans per conquistarvi, per proporvi una felicità effimera e insignificante.
Quante belle parole, per non dire niente; quante morti mascherate da bellezze inconsistenti; quante promesse vuote che, alla fine, lasciano delusi; quanto miele per attirare nella trappola dell’apatia, della noia, della sfiducia… Quante false libertà offerte gratis, per imprigionare poi la vostra volontà, incatenandola con la sete di potere e di successo ad ogni costo! Costoro possono conquistare il vostro corpo, perfino la vostra mente, scuotere con forza il vostro essere, ma non potranno mai colmare il vostro cuore, continuamente alla ricerca del Bene infinito. È questo Bene che vi offro, per rendervi liberi nella Verità. Da qualche tempo, si avverte un esasperato clima di violenza.
Spesso, si ha la sensazione che la via per arrivare ad affermare la propria autonomia, sia la sopraffazione; talvolta, si pensa di conquistare il rispetto degli altri incutendo in loro il timore. Tra alcuni di voi si è diffusa una certa mentalità di bullismo, ritenendo che la via più facile per farsi strada o risolvere rapidamente conflitti e contrasti sia la violenza. No, cari giovani, non è questa la via. Così non si va lontani, non si costruisce nessun domani migliore. Questa strada porta alla rovina, alla frantumazione delle vostre e delle nostre attese.
Molti dicono che voi siete l’avvenire, ed è vero, ma io credo che non si può edificare il futuro, senza seminare oggi, nel solco di ogni vita, il germe della pace. Una mano aperta èpronta a donare e ricevere, una mano chiusa, spesso può diventare un pugno per ribellarsi e colpire. Perciò io vi dico: Aprite le vostre mani! Siate pronti a offrire i tesori preziosi che ciascuno si porta dentro! Accogliete con fiducia i tanti semi di bene che vi vengono offerti! Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che spargono solo sangue, morte e lutto. Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che reclamano vendetta, che rispondono all’odio con l’odio. Aprite le vostre mani! Lasciate cadere i coltelli che tagliano i legami di amicizia, lacerano i rapporti, fanno versare lacrime e colpiscono al cuore la vostra dignità di giovani. Aprite le vostre mani per salutare, fare amicizia, per solidarizzare.
Particolarmente in questo tempo di Quaresima, vi chiedo un atto di coraggio, quasi una risposta all’accorato appello di Cristo che vi invita ad essere suoi amici e vi offre il Suo disarmante amore. “Sfoderate” il vostro coraggio e, in questi giorni che ci separano dalla Pasqua, portate nelle chiese le armi, tutte le armi che rinnegano la vita; deponete d’avanti all’altare di Cristo i coltelli, le lame che uccidono la speranza e infangano la vostra giovinezza e la vostra dignità di uomini.
Non abbiate paura! Siate forti, non chiudetevi all’Amore! Dio non delude mai! Gesù ha dato la vita per amore, ha versato il Suo sangue una volta per tutte; non spargete altro sangue fraterno. Se accettate questo invito, entrate in una Chiesa e deponete questi strumenti di morte in una cesta che si trova ai piedi di Cristo Crocifisso, Principe della Pace e nostro Salvatore.
Questi coltelli che deporrete diventeranno segni di vita. Insieme a tutti gli altri strumenti di morte saranno distrutti e saranno trasformati in arnesi utili a coltivare la terra. Così realizzeremo ciò che dice la Parola di Dio: «Forgeranno le loro spade in Vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Isaia, 2,4).
Sono certo che con l’aiuto di Dio e la protezione della Madonna riusciremo a vincere il male con il Bene. Ve lo assicuro nel nome del Signore.
Il vostro Vescovo Crescenzio
Truffa eToro: cosa c’è di vero?
Oggi vogliamo portare i nostri lettori a fare un piccolo viaggio all’interno di un broker per stabilire se i suoi servizi sono regolari e legali oppure se non sono altro che una truffa.
Quando si sente parlare di soldi facili online il primo pensiero di qualsiasi persona è sempre quello che possa trattarsi di una truffa.
In effetti non c’è nulla di cui meravigliarsi. La rete può essere foriera di grandi occasioni occupazionali e di lavoro, ma molto spesso dietro le occasioni che sembrano più ghiotte non si nascondono altro che truffe.
Il trading online è da sempre stato uno dei settori più accusati di truffa in tal senso. Basta guardare alla natura del trading per capire il perché. In effetti le negoziazioni del trading all’apparenza sono molto semplici, ma nonostante ciò garantiscono l’accesso a guadagni esorbitanti.
Questo porta le persone a farsi molte domande sui broker, i quali sono il mezzo principale attraverso il quale si può fare trading online.
Il broker eToro è una truffa?
Per rispondere a questa domanda e capire se un broker come eToro sia una truffa oppure no, ci siamo rivolti a un gruppo di grandi esperti di questo broker ovvero lo staff di EdilBroker.it, primo portale italiano interamente dedicato ad eToro che ha dedicato una sezione alla tematica, se ti interessa approfondire puoi visitare la sezione etoro truffa.
Ora cerchiamo di guardare alla realtà dei fatti invece che alle chiacchiere. Sebbene anche eToro abbia ricevuto accuse sul web sul fatto che si tratti solo di una truffa, questa affermazione è del tutto falsa e assolutamente non in linea con la realtà.
Molto spesso a parlare di truffa sono i piccoli traders retail. Queste persone tendono ad iscriversi ai broker e iniziano a fare trading senza avere la minima idea di che cosa li aspetti. Ciò significa che nel 90% dei casi facendo trading tenderanno a perdere il loro capitale di negoziazione.
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Lotto e Superenalotto: ecco i numeri fortunati previsti per oggi sabato dal generatore del nostro sito
Con la nuova estrazione dei numeri del lotto e del superenalotto di oggi sabato 20 gennaio 2018 Cronachedellacampania pubblica il generatore che calcola i numero fortunati realizzato dai propri esperti per offrire un nuovo servizio per i suoi lettori appassionati del gioco. Di seguito trovate i due generatori per i numeri al Lotto e quelli per il Superenalotto. Per il primo basta cliccare su estrai e compariranno i numeri indicati dal sistema e la ruota sulla quale eventualmente giocare. Potete cliccare quante volte volete. Per il Superenalotto cliccare sempre su estrai e compariranno sei numeri. Buona Fortuna.
Avellino, corruzione: in manette un imprenditore e un funzionario pubblico
Avellino. Tangenti nella pubblica amministrazione: operazione anticorruzione stamane da parte dei carabinieri. Un imprenditore e un funzionario pubblico sono stati arrestati questa mattina all’alba in un’operazione condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Avellino. I militari hanno eseguito ad Avellino e a Palma Campania un’ordinanza di cautelare agli arresti domiciliari e con la sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio per 12 mesi a carico dei due indagati.Il provvedimento e’ stato emesso dal gip del tribunale di Avellino per i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e per falsita’ materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa prevista per le 10,30 presso il comando provinciale carabinieri di Avellino, con il procuratore della Repubblica di Avellino Rosario Cantelmo.
Pianura, il ‘leone’ Fabio Orefice catturato a Giugliano: voleva uccidere il boss Pesce
Pianura. Si era rifugiato a Giugliano, uno degli ultimi esponenti di rilievo della camorra di Pianura ancora in libertà: Fabio Orefice, 33 anni cognato del ras Antonio Bellofiore detto ‘Tonino 38′ del clan Mele ( avendo sposato la sorella Rosaria). Contro Orefice era stato firmato un ordine di carcerazione dalla Procura di Napoli Nord lo scorso 9 gennaio. L’uomo, che si era trasferito in provincia, deve espiare la pena poiché è stato riconosciuto colpevole con sentenza definitiva di porto e detenzione abusiva di pistola con l’aggravante delle finalità mafiose. I reati accertati risalgono allo scorso dicembre 2014. Orefice oltre a gestire una piazza di spaccio a pianura per conto del clan Mele viene indicato dal pentito Antonio Ricciardi come uno dei killer al servizio della cosca. In un verbale del 4 luglio 2013 Ricciardi infatti ha raccontato: ” Tornando all’omicidio di…omissis…Calone Antonio, Enzo Birra e Fabio Orefice, gruppo di killer per conto del clan Mele. Posso riferire il particolare che essi utilizzano guanti di di lattice blu, che poi lasciano sul luogo del delitto, come segno distintivo per dare un segnale al sistema. Il programma criminale dei Mele è quello di eliminare tutti gli affiliati al clan Pesce” E sempre il pentito Ricciardi in un verbale del 17 luglio 2013 a proposito di Fabio Orefice racconta:”Riconosco la persona raffigurata nella fotografia n. 19 si tratta di Fabio Orefice. E’ un affiliato al clan Mele. Ho già raccontato che ha partecipato all’agguato contro ………………… (omissis) …………….. Gestisce la piazza di spaccio di via Santa Maria a Pianura, coincidente con la sua abitazione. Ha subito un agguato pochi mesi fa da parte
del clan Pesce, come mi fu raccontato da Enzo Pane, anche se non so chi materialmente lo ha commesso…”. E a proposito di quell’agguato subito dall’esponente del clan mele arrestato ieri a Giugliano, lo stesso due giorni dopo postò sul suo profilo facebook le foto che lo ritraevano già in piedi nella stanza dell’ospedale con gli evidenti segni delle ferite riportate scrivendo: “Il leone è ferito ma non è morto, già sto alzato. Aprite bene gli occhi che per chiuderli non ci vuole niente. Avita muriii”. Ma per tutta risposta il 22 ottobre alcuni sicari arrivarono con una moto di grossa cilindrata sotto la sua abitazione e fecero fuoco più volte contro le finestre. Fabio Orefice impiegò un paio di mesi per metabolizzare la rabbia e la sua sete di vendetta e non sapendo di essere intercettato il 13 dicembre chiama lo zio Franco che conosce bene Pasquale Pesce e che lui chiama come ‘o mast e Jessica in quanto la cugina, figlia dello zio Franco appunto faceva la baby sitter della figlia del boss. Nella telefonata Orefice minaccia il clan Pesce e per esso il reggente Pasquale Pesce ‘e bianchina (oggi pentito) di fare una strage.
Bomba contro la sede del ‘Fare’ del consigliere Laudando
Acerra. Ieri pomeriggio intorno alle 17.30 una bomba carta è stata fatta esplodere nei pressi della sede del movimento civico cittadino “Fare”, una lista a sostegno dell’attuale sindaco Lettieri che vede in consiglio comunale Antonio Laudando e in giunta Domenico Paolella, assessore ai lavori pubblici. Fortunatamente solo tanta paura e nessun ferito. L’ordigno ha danneggiato la porta della sede politica ed infranto tutti i vetri. Sulla vicenda indagano i carabinieri di Castello di Cisterna. Anche nei mesi scorsi esplosero bombe e anche in quel caso non ci furono feriti. Non sono stati accertati per ora collegamenti con la bomba di ieri ed altri episodi dei mesi scorsi. “Nel giorno della nascita del giudice Paolo Borsellino – scrive su Facebook il consigliere comunale Antonio Laudando – il nostro movimento Fare riceve un attacco ignobile da parte di chi pensa di intimorire i consiglieri e l’assessore e tutto il movimento. Non hanno capito che siamo una roccia e che niente ci scalfisce: andiamo avanti a testa alta”.
Resta un mistero su chi abbia potuto poggiare la bomba sull’uscio della sede facendola esplodere. Saranno importanti per la risoluzione delle indagini le telecamere di videosorveglianza presenti in zona. Il segretario della lista civica Fare è un giovane avvocato, Giovanni Di Nardo. Avvocato è anche Paolella. Ma l’indiscusso leader di questa compagine politica cittadina è indubbiamente il consigliere comunale Antonio Laudando che è stato uno dei più votati alle ultime elezioni amministrative ad Acerra.
Furto di City car, sgominata banda che aveva un’officina a Villaricca
Una vera e propria banda specializzata nel furto di piccole utilitarie quella sgominata dai carabinieri di Marcianise nell’ambito di una dettagliata indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Tutto è iniziato dal furto di un’automobile nel parcheggio del Centro Commerciale Campania. I militari, individuati i soggetti responsabili, hanno iniziato a seguirli e a tenerli sotto controllo. Così si è scoperto che dietro il furto del veicolo c’era una struttura specializzata proprio in furti di city car. Le auto venivano vendute o per intero o a pezzi di ricambio in rete. Le persone arrestate sono sette, tutte residenti tra Giugliano, Villaricca e Castel Volturno, finite agli arresti su ordine del gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per fatti commessi di recente: tra l’agosto 2016 e il febbraio 2017. In carcere sono finiti Raffaele Nasti, 31 anni; Salvatore Barbato, 25 anni e il fratello Angelo Barbato, 28 anni, tutti nativi di Napoli e Domenico Iovine, 33 anni, nativo di Caserta.
Agli arresti domiciliari invece sono andati Sara De Scalzi, 25 anni; Vincenzo Gimmelli, 25 anni, entrambi nativi di Napoli e Augusto Farinella, 36 anni, nato a Santa Maria Capua Vetere ma residente a Castelvolturno. L’accusa è di associazione per delinquere finalizzata al furto e al riciclaggio di autovetture.
Omicidio del tatuatore: fine pena mai per il boss Abete e Aprea
Omicidio del tatuatore di Casavatore, Gianluca Ciminiello la Dda chiede il fine pena mai per il boss Arcagnelo Abete e per Gianluca Aprea, uno dei due esecutori materiali dello spietato delitto. La pm Gloria Sanseverino nell’invocare il massimo della pena per i due ha voluto anche ribadire che “Gianluca Cimminiello era un ragazzo perbene, un lavoratore la cui unica sfortuna è stata quella di incappare nel parente di un capoclan. E’morto da innocente. Questo omicidio merita una particolare attenzione, non soltanto perché ci troviamo di fronte a un’esecuzione spietata, ma anche perché ad andarci di mezzo è stata una persona del tutto estranea agli ambienti e ai circuiti criminali. Cimminiello era un ragazzo perbene, un lavoratore che ha avuto la sola sfortuna di possedere una forza fisica non indifferente e di essersi incappato in un parente di un capoclan”. Per l’omicidio è stato condannato all’ergastolo nei mesi scorsi Vincenzo Russo ‘o lungo, uomo degli Abete. Gianluca Ciminiello fu ucciso il 2 febbraio 2010 sull’uscio del suo negozio di Casavatore dove alcuni giorni prima si era presentato Vincenzo Noviello cognato del boss Cesare Pagano. Noviello voleva costringere Ciminiello a far rimuovere la foto postato sul profilo facebook che lo ritraeva in compagnia del calciatore del Napoli, Lavezzi, al qiuale aveva fatto un tatuaggio. Ma Noviello ebbe la peggio perché il ragazzo di Capodichino era esperto in arti marziali. Ha raccontato in un recente verbale Gennaro Notturno, ‘o sarracino, uno degli ultimi pentiti in ordine di tempo della camorra di Secondigliano e Scampia: “Il tatuatore conosceva una persona che lavorava al forno del lotto Tb, si mise in mezzo per calmare questa situazione, per non farla andare oltre. Aveva chiamato – riferisce il pentito – mio cugino Raffaele Aprea, così da evitare che potessero sorgere altri problemi. Ma fu tutto inutile. Russo fu chiamato a Milano da Arcangelo Abete e partì con Ciro Abrunzo. Arcangelo Abete – conclude il pentito Gennaro Notturno – voleva fare un favore a Cesare Pagano, dando una lezione al tatuatore per la “mancanza” che aveva avuto contro suo nipote”. Carcere a vita quindi per tutti i protagonisti di questa assurda morte. Ribadita quindi l’estraneità dalla camorra di Cimminiello, al quale lo Stato non ha però ancora riconosciuto lo status di vittima innocente, il pubblico ministero ha messo l’accento su un ultimo aspetto: “In questo processo, oltre ai collaboratori di giustizia, sono stati per una volta fondamentali anche i testimoni”.
Camorra nell’Agro, il nuovo boss Desiderio chiede lo sconto di pena
Il nuovo boss dell’Agro Nocerino, Pietro Desiderio e gran parte dei suoi fedelissimi hanno chiesto lo sconto di pena al processo che si è aperto davanti al gup Ubaldo perrotta del Tribunale di Nocera.L’indagine partì nel 2014, con elementi riconducibili ad incendi, pestaggi, esplosioni di arma da fuoco e intimidazioni a danno di commercianti e imprenditori della zona. Il tutto aggravato dal metodo mafioso e dall’imposizione ad alcuni di loro, di assumere persone interne al clan. Il boss Desiderio , è stato accertato nel corso delle indagini, che nonostante fosse agli arresti domiciliari continuava a tenere summit e riunioni organizzativa con i suoi fedelissimi proprio nella sua abitazione. Inoltre, vi è l’accusa per alcuni indagati di aver favorito la latitanza di Vincenzo Senatore, figura di spicco dell’ex Nuova Famiglia dell’agro Nocerino.Pietro Desiderio, 38 anni, era stato arrestato a maggio dello scorso anno per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso una in un cantiere di Mercato San Severino, in quell’occasione Desiderio aveva agito con la complicità di Emanuele Filiberto Arena.
Le indagini dell’antimafia hanno permesso di scoprire la rete dei collegamenti di Desiderio anche nell’ambito del traffico di stupefacenti e nello spaccio. Il 38enne, di origini paganesi, secondo gli inquirenti, era a capo di una nascente organizzazione criminale che stava prendendo il predominio tra la Valle dell’Irno e l’Agro nocerino sarnese. Un’organizzazione violenta che teneva sotto scacco imprenditori e commercianti. Oltre a Pietro Desiderio hanno scelto l’abbreviato Pietro Attanasio di Nocera, Angela e Gianluca Bonazzola di Mercato
San Severino, Luigi Bove di Roccapiemonte, Gianbattlsta Coppola di Nocera, Luigi Coppola di San Severino, Antonio Desiderio di Pagani, Sisto Ferrara di Roccapiemonte, Alessandro Iannone di San Severino, Nicola Liguori di Pagani, Francesco Mandile di San Severino. Giuseppe Manuel
Picarella di San Severino, Alessio Ruggiero di Roccapiemonte, Rosario Scifo di San Severino, Vincenzo Senatore di Roccapiemonte, Giovanna Spista di Striano, Salvatore Torino
di Roccapiemonte, Ettore Vicidomini di Nocera, Biagio e Michele Villani di Roccapiemonte.
Napoli, Hamsik sta meglio, ma Zielinski scalda i motori
Napoli: Hamsik sta meglio, ma Zielinski e’ pronto. Agente Politano: sogna gli azzurri ci proviamo fino alla fine .Il mister X del mercato del Napoli e’ lontano, la trasferta di Bergamo con tutti i suoi rischi tremendamente vicina e con l’allarme Hamsik. Oggi il capitano azzurro e’ tornato al centro tecnico di Castel Volturno dopo tre giorni con febbre e tonsillite: approccio soft per lui con lavoro in palestra e niente allenamento per i compagni. Difficile a questo punto che Maurizio Sarri lo utilizzi nella delicata trasferta contro l’Atalanta. A scaldare i motori e’ Piotr Zielinski, il polacco che ha garantito qualita’ in diversi ruoli in questa stagione, giocando anche da ala al posto di Insigne ma che domenica tornerebbe al suo ruolo naturale di esterno sinistro di centrocampo: Zielinski e’ pronto a rispondere presente anche forte della sua maturazione in zona gol che lo ha portato a segnare gia’ quattro gol, in campionato e 2 in Champions League, nonostante il minutaggio ridotto. Il polacco ha gia’ eguagliato il suo primato personale, stabilito lo scorso anno nell’intera stagione ed e’ pronto a superarsi, sognando magari di arrivare per la prima volta in carriera in doppia cifra. Maggiori certezze sullo schieramento di domenica si avranno domani dopo l’allenamento mattutino che precedera’ la partenza per Bergamo. Ma lontano da Napoli si continuano a disegnare le strategie per l’acquisto di gennaio dopo il no di Verdi. De Laurentiis sarebbe convinto di voler apportare almeno una pedina allo scacchiere di Sarri per non lasciare nulla di intentato nella rincorsa scudetto. Oggi e’ tornato d’attualita’ il nome di Politano, dopo le parole di Davide Lippi, su agente: “Per Politano e’ un sogno giocare in una grande realta’ come il Napoli, non avrebbe problemi ad andarsi a giocare le sue chances in squadra con grandi giocatori. Il Sassuolo lo ritiene incedibile. Il Sassuolo ha fatto le sue scelte e ha detto che il giocatore e’ incedibile. Va bene cosi’, ma fin quando il mercato e’ aperto noi ci proveremo”. Intanto continua la giostra di nomi a partire da Amin Younes, l’attaccante dell’Ajax, su cui ci sono anche squadre di Premier League e Bundesliga, mentre resta l’incognita sul futuro di Roberto Inglese che pero’ alla fine dovrebbe rimanere al Chievo.
Permesso di soggiorno con un passaporto falso, arrestato a Napoli un bengalese
Napoli. Gli agenti della Polizia di Stato dell’Ufficio Immigrazione di Napoli, questa mattina hanno arrestato un cittadino bengalese, A.M.A. per false dichiarazioni sulla propria identità, sostituzione di persona, falso materiale e falso ideologico.
Verso le ore 12.30 il cittadino straniero si è presentato agli sportelli dell’Ufficio Immigrazione esibendo un passaporto risultato poi palesemente contraffatto. Le indagini approfondite da parte dei poliziotti hanno consentito di accertare che lo stesso cittadino aveva chiesto, nel 2014, protezione Internazionale in un altro Paese Europeo.
L’uomo aveva corrisposto una grossa somma di danaro, circa 12mila euro, ad alcuni connazionali i quali, con il supporto di cittadini italiani, gli avevano fornito la documentazione falsa. Tutti i soggetti indicati venivano indagati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina mentre il cittadino bengalese, arrestato e condotto presso la Casa Circondariale di Poggioreale.
Abiti contraffatti nella Duchesca a Napoli, la polizia sequestra la merce e denuncia 2 tunisini
Napoli. Deposito di merce contraffatta: la Polizia denuncia due tunisini. Stamane verso le ore 10.30, gli agenti del Reparto di Prevenzione Crimine Campania, a bordo delle Unità Operative “Campania 22” e “Campania 23”, hanno trovato in via Duchesca, in un locale-cantina, numerosi capi di abbigliamento contraffatti tra i quali 42 pantaloni, 40 giubbini, 63 magliette, tutte di grandi firme dell’abbigliamento.
I capi, che sono stati tutti sequestrati, erano nella disponibilità di due cittadini tunisini, Khrdani Mohamed 29enne, domiciliato a Napoli e Miraoui Jaafar 37enne domiciliato in Grumo Nevano che sono stati denunciati.
Pistole illegali nell’armadio della camera da letto, arrestato un 33enne di Acerra
Acerra. Questo pomeriggio, gli agenti della Polizia di Stato del Commissariato Acerra, hanno arrestato T.G., 33enne di Acerra, incensurato, responsabile di detenzione illegale di armi e munizionamento. I poliziotti hanno recuperato, nel corso di una perquisizione, nell’abitazione del T.G., una rivoltella Arminius con matricola punzonata contenente 6 cartucce calibro 38 special, una pistola Beretta, modello 81 calibro 7.65 con matricola punzonata, contenente 11 cartucce calibro 7.65, ulteriori 4 cartucce calibro 38 special e 7 calibro 7,65, il tutto all’interno di un armadio in camera da letto.
Le armi erano ben oleate e pronte all’uso, inoltre non erano occultate con attenzione bensì erano poste ben in vista nell’anta dell’armadio. T.G. è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari.
Carceri, parte il progetto per i farmaci gratis ai detenuti
Carceri: intesa per farmaci gratis ai detenuti. Al via il progetto “Un farmaco per i detenuti”: un protocollo d’intesa tra l’Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli, le Asl e il Ministero della Giustizia (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) per fornire gratuitamente farmaci ai detenuti nelle carceri campane. L’accordo sara’ siglato a fine mese: sara’ l’amministrazione penitenziaria ad indicare alle Asl le esigenze mediche dei reclusi e le Asl faranno richiesta all’Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli, gia’ promotore, insieme al cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, del progetto “Un farmaco per tutti”, che riguarda le persone indigenti. Accanto a cio’ “Una Visita per tutti” con il “Camper della Salute” itinerante dei farmacisti napoletani per screening gratuiti, che parte a febbraio e che prevede attivita’ di prevenzione in tutta la provincia con medici volontari nell’ambito: cardiovascolare (coordinato dal prof. G. Di Minno dell’Universita’ Federico II); pediatrico (coordinato dalla dott.ssa A. Minicucci, Santobono Pausilipon), del carcinoma colon-retto e seno (coordinato dal prof. F. Corcione, Ospedale Monaldi); del melanoma (coordinato dal prof. P. Ascierto, Istituto dei Tumori Pascale); del carcinoma alla prostata (coordinato dal prof. V. Mirone, Universita’ Federico II); di igiene del cavo orale (coordinato dal prof. G. Ferrazzano, Universita’ Federico II). “In Italia – spiega il presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di NAPOLI Vincenzo Santagada – sono 4,7 milioni le persone che versano in condizioni di poverta’ assoluta tanto che abbiamo ormai imparato a fare i conti con nuove forme di indigenza, molto diverse da quelle tradizionali. Una di queste e’ la poverta’ sanitaria, che non consente di accedere a cure adeguate a causa di difficolta’ di tipo economico. Il problema della rinuncia alla prevenzione e all’assistenza sanitaria riguarda un numero molto elevato di cittadini (13 milioni). Ma per parlare davvero di poverta’ occorre guardare a quei 580mila che sono stati costretti lo scorso anno a rivolgersi a opere caritative per ricevere cure. L’Ordine e’ impegnato da tempo per tutelare la salute dei napoletani e sostenerli con fatti concreti dinanzi alle carenze del Servizio sanitario nazionale impossibilitato ad essere fino in fondo universalista e inclusivo”.