Scafati, nella black list della Prefettura gli ‘incadidabili’ Fele e Coppola

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Scafati. E’ una lunga lista quella degli ex consiglieri comunali di Scafati proposti per l’incandidabilità dopo lo scioglimento del consiglio Comunale per infiltrazioni mafiose. Rapporti con esponenti della camorra, affinità, parentele, scambio di voto politico mafioso, molti dei politici della maggioranza dell’ex sindaco Angelo Pasqualino Aliberti, passeranno al vaglio dei giudici civili del Tribunale di Nocera Inferiore, su proposta del ministero dell’Interno. Dopo l’ex primo cittadino e il consigliere Roberto Barchiesi, toccherà all’ex presidente del consiglio Pasquale Coppola e a Giancarlo Fele, l’ex vicesindaco. Ma sulla scorta delle indicazioni fornite dalla Commissione di Accesso e dagli inquirenti, la proposta di incandidabilità toccherà anche ad altri inseriti in una black list stilata dalla Prefettura. Per quanto riguarda Aliberti e Barchiesi, i giudici – presidente Gustavo Danise – hanno dato un parere tranciante, ripercorrendo ‘senza filtri’ l’inchiesta dell’antimafia salernitana e le accuse che pendono sui due politici che non potranno candidarsi per il prossimo turno elettorale, in Regione Campania, per le elezioni Regionali, provinciali, amministrative e circoscrizionali. Partendo dal procedimento penale che approderà dinanzi ai giudici della Cassazione il 23 gennaio prossimo con una richiesta di arresto in carcere per Angelo Pasqualino ALiberti, Gennaro e Luigi Ridosso, i giudici civili hanno ripercorso i punti dell’indagine nei quali sono emersi i rapporti pericolosi dei politici scafatesi sostenendo la permeabilità della amministrazione pubblica alla camorra locale e non. “L’indagine trae origine dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Loreto, pregiudicato appartenente al sodalizio criminoso denominato “Nuova Famiglia” che ha riferito che Aliberti fu già sostenuto dal clan camorristico Sorrentino nella candidatura a Sindaco di Scafati durante le elezioni del 2008 – scrivono i giudici civili nella motivazione – ha poi narrato degli accordi elettorali stipulati tra lui ed il clan Ridosso/Loreto, operante nel territorio Scafatese per il sostegno alla sua ricandidatura a Sindaco durante le elezioni amministrative del 2013 e per la candidatura della moglie a quelle regionali del 2015”. L’accordo tra politici e camorristi, secondo gli inquirenti, sarebbe consistito nel ‘sostegno da parte del clan alla campagna elettorale di Aliberti, in cambio dell’affidamento, una volta eletto, di appalti di pubblici servizi”. Il clan Loreto-Ridosso era arrivato a chiedere la presenza di un proprio ‘rappresentante’ all’interno dell’amministrazione facendo in prima attuta il nome di Andrea Ridosso, figlio si Salvatore ucciso nel 2002, e ripiegando poi per una questione di ‘apparenza’ su Roberto Barchiesi, zio di Giovanna Barchiesi, moglie del ‘poi’ pentito Alfonso Loreto, figlio di Pasquale. Il collaboratore di giustizia ha precisato che, secondo gli accordi raggiunti per le elezioni del 2013, il clan avrebbe candidato al Consiglio comunale un proprio esponente in una lista collegata a quella del candidato sindaco Aliberti. Oltre alle amministrative i giudici sottolineano ‘il sostegno del clan anche alle elezioni regionali del 2015 ove era candidata Paolino Monica, moglie di Aliberti’. Anche qui il patto sarebbe chiaro: “Quale corrispettivo per tale sostegno elettorale Aliberti consigliò alle controparti di costituire una società, a mezzo di persone incensurate, cui affidare appalto di servizi di pulizia e manutenzione dei capannoni che il Comune avrebbe realizzato nell’ex area Copmes e la assunzione o nomina di soggetti vicini al clan”. La presenza di ‘amici e parenti’ di esponenti del clan all’interno della macchina amministrativa si era concretizzata, poi, con la nomina di Ciro Petrucci quale vice presidente dell’Acse, municipalizzata del Comune di Scafati; Petrucci Ciro era legato al clan di Ridosso Luigi, di cui era amico stretto”. Centinaia i contatti telefonici tra Petrucci e i Ridosso nel periodo antecendente e successivo alla sua nomina, individuati dagli investigatori. Anche questa nomina, secondo i giudicim rientrava negli accordi pre-elettorali. “Il collaboratore di giustizio Pasquale Loreto, ha aggiunto che nel corso del 2015 – scrivono nella motivazione – si tennero diversi pranzi per suggellare tali accordi cui parteciparono l’Aliberti con la moglie, nonché Ridosso Luigi e Petrucci Ciro, con le rispettive mogli, oltre a Cozzolino Giovanni e Nello Aliberti. La nomina del Petrucci doveva favorire la concessione di appalti alla consorteria; in particolare l’appalto per il servizio di pulizia della sede dell’Acse; tale conferimento non si è concretizzato per via dell’arresto degli esponenti del clan del Ridosso, come ha ricordato il citato collaboratore di giustizia Loreto Alfonso. La nomina del Petrucci a vive presidente dell’Acse fu a lui anticipata per telefono da Ridosso Luigi, come si è evinto dalle intercettazioni telefoniche sull’utenza del Ridosso”.

E oltre ai rapporti e alla permeabilità di clan locali come quello dei Ridosso-Loreto, numerosi elementi hanno evidenziato la permeabilità dell’amministrazione Aliberti anche al clan dei Casalesi, elementi che evidenziano questo assunto sono l’affidamento dela progettazione e della realizzazione del polo scolastico alla Archicons, di Guglielmo La Regina, arrestato dl Gip del Tribunale di Napoli per i suoi rapporti con i Casalesi. E poi la figura della segretaria comunale Immacolata Di Saia i cui rapporti con i Casalesi sono narrati in un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Napoli. “Tra l’altro la Di Saia ha svolto analogo incarico anche presso il Comune di Battipaglia, anch’esso sciolto per infiltrazione mafiosa” scrivono i giudici civili. Da non tracurare secondo i togati del tribunale nocerino anche i rilievi dell’Anac sull’inconferibilità delle nomine dell’amministrazione Aliberti a Andrea Granata (presidente di Scafati Solidale) di Mario Aetrano (amministratore delegato di Scafati Sviluppo), di Ciro Petrucci (vice presidente Acse), di Alfredo Malafronte, figlio di Alfonso alias Marrella, noto pregiudicato affiliato al clan Matrone (component del consiglio di amministrazione Acse), di Gaetano De Lorenzi (Presidente di Scafati Solidale) di cui sarebbero stati accertati ‘stretti rapporti con malavitosi locali del calibro di Ridosso Salvatore – appartenente allo stesso clan che ha sostenuto e favorito la vittoria elettorale di Aliberti e di Barchiesi -, Matrone Francesco, Spinelli Andrea e Buonocore Giuseppe’. Censurate dai giudici anche le condotte omissive degli ex componenti dell’amministrazione Aliberti. Punto focale anche la questione dell’abusivismo edilizio: “L’amministrazione comunale Aliberti non ha ordinato la demolizione di edifici realizzati abusivamente da soggetti legali alla criminalità organizzata, come, si legge nella relazione prefettizia, Carotenuto Alba, ritenuta vicina ai clan Loreto – Matrone, operante in Scafati, e Cesarano, imperante nel territorio di Pompei; D’Aniello Giuseppe, legato al clan Loreto – Matrone; Malafronte Alfonso, appartenente al clan Matrone; ed altri ancora”. E poi ancora a proposito dei Casalesi è stata accertata la presenza, in appalti pubblici, di imprese legate alla cosca del casertano dei boss Francesco Schiavone e Michele Zagaria: “La procedura di appalto finalizzata alla riqualificazione dell’area Ex COPMES condotta dalla società Scafati Sviluppo s.p.a. (altra partecipata del Comune) è risultata fortemente alterata con evidenti difformità ed illegittimità procedurali: l’appalto è stato infatti affidato alla Mavi Costruzioni di Viro Maria, impresa capogruppo mandatario del RTI di cui facevano parte la Viro Costruzione Generali s.r.l. e Impregivi s.r.l. quali mandanti e le imprese ausiliari Di Cesare Gino s.r.l. e G&D Prefabbricati s.p.a.; orbene, quest’ultima, come appurato dalla commissione d’inchiesta, era amministrata all’epoca da Di Francesco Enzo ma di fatto è riconducibile a Di Lauro Ferdinando, un imprenditore inserito nel clan dei casalesi, attinto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Napoli per il reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso promossa e diretta da Schiavone “Sandokan” Francesco, Bidognetti Francesco, Iovine Antonio e Michele Zagaria”.
Questa la base sulla quale i giudici nocerini si sono mossi per bloccare, per un turno, le velleità politiche di Aliberti e di Roberto Barchiesi. Il marchio dell’incandidabilità potrebbe essere attributo, sulla scorta delle indagini dell’antimafia, anche ad altri ex amministratori chiamati a rispondere, di volta in volta, del loro operato politico per avere con condotte ‘omissive o non’ permesso alla camorra di entrare nei meccanismi della pubblica amministrazione scafatese.

Rosaria Federico
(4.Continua)


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