L’ex pentito Salvatore Coppola ucciso da qualcuno che conosceva: omicidio sotto le telecamere

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Ci sono le immagini delle pubbliche di via Protopisani a san Giovanni a Teduccio, quelle del ma anche di altri negozi della zona. Gli uomini della squadra mobile di Napoli le stanno scandagliando da ieri sera frame dopo frame.

Si cercano tutte le tracce possibili per dare un volto e un nome agli assassini dell'ingegnere , 66 anni, ex collaboratore di giustizia uomo del “sacco di est” ucciso con un solo colpo di pistola in faccia.

Un segnale, un marchio di fabbrica della . Lui che una dozzina di anni con le rivelazioni aveva fatto arrestare camorristi e colletti bianchi legati ai clan Mazzarella e Sarno (che all'epoca controllavano tutto il quartiere) autori di speculazioni edilizie milionarie.

    Era tornato a vivere in quello che considerava il suo quartiere. Aveva aperto anche uno studio a pochi passi da dove è stato ucciso. Gli investigatori hanno tracciato e verificato anche tutto il traffico telefonico del suo smartphone e del computer del suo ufficio.

    Si cercano eventuali messaggi, mail, telefonate con qualcuno. Chi lo ha ucciso conosceva i suoi movimenti ma probabilmente lo conosceva anche perché Salvatore Coppola, ha lasciato la sua auto aperta a pochi metri da dove è stato ucciso. All'interno un pezzo di pane, giornali, sigarette e accendino.

     Ha lasciato la sua auto aperta con all'interno le sigarette e un pezzo di pane

    E quindi è probabile che era all'interno e che è uscito per andare incontro a qualcuno che lo ha chiamato, forse al telefono, o forse a voce. Ma l'ingegnere senza saperlo è andato incontro alla morte.

    Arrestato nel 2009 dalla Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di una operazione su usura e riciclaggio, Coppola ha anche testimoniato al processo sulle infiltrazioni della camorra nel tessuto imprenditoriale della Capitale.

    Proprio durante quel procedimento ha rivelato ai giudici di avere avuto, in passato, contatti anche con il clan Mazzarella, organizzazione malavitosa che nel capoluogo partenopeo si oppone alla federazione criminale denominata “Alleanza di Secondigliano”.

    Sebbene l'assassino abbia agito per uccidere e con modalità tipicamente camorristiche, la Squadra Mobile di Napoli non esclude altre piste di carattere personale.

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