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Fase 2, Fim, Fiom e Uilm: “Impegno istituzionale il settore dopo il lockdown. In Campania oltre 62mila lavoratori in Cig”

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FASE 2, FIM, FIOM E UILM  ‘IMPEGNO ISTITUZIONALE PER FAR RIPARTIRE IL SETTORE DOPO IL LOCKDOWN. IN CAMPANIA OLTRE 62MILA LAVORATORI IN CIG’

 

Napoli.  I Segretari Generali di Fim-Fiom-Uilm Campania – Raffaele Apetino, Massimiliano Guglielmi e Antonello Accurso – tracciano per un’analisi della situazione dell’industria metalmeccanica nella Regione e alla luce della ripartenza del settore e dell’avvio della Fase2.


 

In tutte le aziende di grandi e medie dimensioni del territorio regionale, in cui sono presenti i nostri Delegati RSU/RLS, sono stati approntati protocolli di sicurezza migliorativi delle norme di base contenute dai decreti governativi, in osservanza dei protocolli nazionali. Le persone devono poter lavorare in sicurezza ecco perché vanno assolutamente risolti i punti di criticità che, ancora oggi, sono presenti in molte aziende piccole ed in quelle che non hanno presenza sindacale. A tal fine chiediamo un impegno alle associazioni delle imprese e ai grandi produttori, di cui queste sono fornitrici, affinché si possa lavorare adottando le misure previste così da garantire la salute e la sicurezza dei Lavoratori e dei cittadini come primaria condizione per il prosieguo dell’attività lavorativa. Per FIM-FIOM-UILM della Campania è imprescindibile il confronto preventivo, anche con i livelli Istituzionali se ciò dovesse occorrere, affinché ogni misura adottata possa essere condivisa e resa più efficace dal contributo di esperienza delle persone che lavorano, in particolare degli RLS e degli RLST e tenendo conto delle specificità delle realtà produttive e delle situazioni territoriali.

 

Pur apprezzando gli strumenti che il Governo sta predisponendo per affrontare le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, riteniamo sia necessario un monitoraggio attento e un impegno maggiore a tutela dell’occupazione nei territori che già erano in difficoltà prima della crisi Covid19.

 

Dall’inizio del “lockdown” in tutto il settore metalmeccanico Campano sono più di 4300 le aziende che hanno fatto ricorso all’utilizzo di ammortizzatori sociali. Più di 62.000 le Lavoratrici ed i Lavoratori sottoposti agli ammortizzatori e alla riduzione dei salari e, nonostante il divieto dei licenziamenti collettivi, molti lavoratori interinali e con contratti a termine hanno perso il loro posto di lavoro per mancata proroga dei contratti a fine scadenza.

 

Alla ripresa delle attività riscontriamo un allentamento della tensione produttiva e dei carichi di lavoro. Molta apprensione per i settori legati a filiere importanti come quella dell’aerospazio e automobilistica, inoltre le vertenze già aperte prima del “lockdown”, tra cui citiamo Whirlpool, Dema e Jabil, non possono aspettare ed essere congelate in attesa che il tempo passi. Tutti gli attori istituzionali Governo e Regione in primis devono essere impegnati in uno sforzo corale che abbia l’obiettivo di collaborare perché dalla crisi si esca tutti insieme, partendo dalle eccellenze e imponendo alle aziende di mantenere tutti i livelli occupazionali.

 

In attesa di leggere e conoscere, in Gazzetta Ufficiale, le misure previste dal c.d. “Dl Rilancio” ribadiamo che solo con norme di “condizionalità”, rispetto alle importanti ed inedite risorse economiche date alle imprese, potremo essere in grado di evitare effettivamente il rischio dei licenziamenti nel breve/medio termine (non sarebbe accettabile che da una parte si prendessero finanziamenti e dall’altra si dichiarassero esuberi alla fine dell’emergenza), di bloccare concretamente le delocalizzazioni (estendendo queste richieste anche alle vertenza già in atto) e di riprogettare nuovi ed alternativi modelli produttivi che diano, all’intero paese, alle regioni del mezzogiorno e alla Campania, una nuova prospettiva sociale e di sviluppo.  In questa direzione, lanciamo un segnale d’allarme anche in merito al rinnovo CCNL dei Metalmeccanici (Federmeccanica/Assistal) per cui già sentiamo avanzare la solita retorica che prevede differenziazioni e destrutturazioni. Dall’emergenza avremmo dovuto imparare che in questo mondo globalizzato c’è bisogno di maggiore solidarietà e di regole comuni. Le ricette seguite fino ad oggi con una globalizzazione selvaggia e senza regole hanno contribuito a creare le condizioni di difficoltà in cui il nostro paese e il nostro continente sono piombati. Crediamo, al contrario, che il Contratto Nazionale sia uno strumento fondamentale per rilanciare il lavoro industriale, dare slancio al settore e rivendicare scelte di politica economica e industriale orientate alla predisposizione di maggiori risorse per la crescita, gli investimenti, l’innovazione, la ricerca, oltre al sostegno dei redditi dei lavoratori e delle loro famiglie. Dopo aver messo in sicurezza i lavoratori bisogna mettere in sicurezza il lavoro e lo si potrà fare solo se nessuno verrà lasciato indietro.


Articolo pubblicato il giorno 19 Maggio 2020 - 14:05

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