Coronavirus, il Pascale e il Cotugno ignorati nell’avvio della sperimentazione del metodo ideato a Napoli. Ascierto insorge: ‘Il protocollo è napoletano”

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In questi giorni sono stato tra i primi ad annunciare una cura sperimentale condotta con successo negli Ospedali Napoletani Cotugno e Pascale, da due Medici Napoletani: Ascierto e Montesarchio. Essi con altri medici ospedalieri dell’ Azienda dei Colli hanno messo a punto un protocollo medico condiviso con una équipe di medici cinesi impegnati vittoriosamente sulla frontiera di Wuhan, una vera e propria frontiera del Piave, a scala planetaria.
I due napoletani hanno agito con grande tempestività e coraggio, intessendo rapporti di collaborazione a distanza con la Cina e annunciando al mondo e ai canali ufficiali della Sanità pubblica tempestivamente il buon esito della cura “napoletana” su alcuni malati da Corona Virus acclarato. La tempestività dei due Napoletani ha indotto la ROCHE, multinazionale produttrice del farmaco Tolicizumab (RoActemra) ad annunciare che avrebbe messo a disposizione degli Ospedali Italiani gratuitamente il Farmaco, che agisce sui polmoni, difendendoli dalla aggressione del Corona Virus.
La Regione Puglia è stata la prima a stipulare un accordo di fornitura gratuita. Insomma si è messa in moto una catena virtuosa di collaborazione Pubblico-Privato sulla iniziativa a marchio doc Napoletano, o almeno Cino-Napoletano. Tant’è che anche la Cina si è mossa e si sta muovendo con uomini e mezzi sull’obiettivo, in Italia. Tutto Ok quindi?
Ieri però, il prof. Nicola Magrini, direttore dell’AIFA, Agenzia italiana del farmaco, ha annunciato la partenza della sperimentazione del farmaco anti-artrite Tocilizumab su 330 malati di Corona Virus per valutarne l’impatto sui pazienti colpiti da Coronavirus.

A comunicarlo è stato lui stesso alla conferenza stampa alla Protezione civile, ma ha dimenticato di riconoscere il merito primigenio alla medicina Napoletana senza concedere ai due medici napoletani lo spazio di una possibile ulteriore collaborazione alla Sperimentazione. E si è accesa la polemica.
La notizia dell’inizio della Sperimentazione è stata data infatti dalla RAI nella puntata di Carta Bianca di Bianca Berlinguer dal prof. Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, già benemerito per avere scoperto il Virus nei propri laboratori tra i primi al mondo dopo i Cinesi. In verità però non è stata ancora pubblicata la struttura del Genoma del Virus scoperto, che va comunque ricondotto ai ceppi dei Coronavirus. Su questo fatto il presidente dell’Ordine dei Biologi D’Anna, conterraneo campano, sostenuto da autorevoli ricercatori, tra essi in primis Giulio TARRO, siculo-napoletano, ha da tempo indirizzato critiche di poca trasparenza alla Medicina “togata”, quella insomma delle alte sfere.
In traslato storico, potremmo dire che il mondo sanitario duosiciliano sulla questione Corona Virus ha risposto: Presente! Ci viene un facile gioco di parole: Un Vanto anche per “V.A.N.T.O.” il Movimento di Angelo Forgione, strenuo assertore della napoletanità.
Il Napoletano Ascierto, direttore della Struttura Complessa Melanoma e Terapie Innovative dell’Istituto dei tumori Pascale di Napoli è stato il primo attore nella rivendicazione dei meriti della realtà sanitaria Napoletana. Ha ricordato che essa è stata prima in Italia a sperimentare il Tocilizumab su 11 pazienti ricoverati al Cotugno.
E, allorchè il Prof Galli – che intanto invade la TV – ha detto : “Non facciamoci sempre riconoscere …. Non facciamo quelli che non danno a Cesare quello che è di Cesare e ai cinesi quello che è dei cinesi. Non è un anti-virale. E dobbiamo capire esattamente il momento in cui va utilizzato…. Non esageriamo a fare provincialismi di varia natura.
Il Prof. Ascierto ha replicato così, senza timore di smentite che Galli doveva riconoscere che il Protocollo è un protocollo ideato da un’équipe medica Napoletana all’Ospedale Tumori di Napoli.
A noi del giornale che rimane da dire? Va bene a Cesare quello che è di Cesare… e ai Cinesi quello che è dei Cinesi… ma, ai Napoletani?

 Federico L. I. Federico


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