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Napoli, abbattimento della Vela Verde di Scampia: ola e applausi dai residenti

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Una delle terrazze della Vela Celeste, nel quartiere di Napoli di Scampia, per oggi è come il loggione di un teatro. Affollatissima, con striscioni che celebrano l’evento, cori e applausi che scattano alle 11.14, quando, in anticipo di un quarto d’ora sul ruolino di marcia, quando il motore delle ruspe comincia a sovrastare il brusio della folla. Una ola sottolinea i primi calcinacci che cadono sotto i denti della pinza. La Vela Verde di Scampia perde i primi balconi, mentre la polvere, nonostante gli idranti, invade lo spazio verde dove centinaia di persone si sono raccolte per assistere alla demolizione. “Qui lasciamo anche ricordi belli – dice Omero Benfanti del Comitato Vele, che indossa una maglia con la stampa della Vela Verde – ma adesso proviamo un’emozione che abbiamo sulla pelle con la pinza che vince sul mostro di cemento. Le vele hanno rappresentato un marchio negativo, altri ci hanno fatto bisini’ss (testuale, ndr.) scrivendo libri su questi luoghi. Noi abbiamo cominciato venti anni fa, senza arrendersi e senza avere paura di affrontare tutto questo”. Ad assistere anche gli studenti dell’Itis Ferraris, che sono arrivati in corteo in via Labriola e ora espongono uno striscione “Scampia é nostra”. Angela S. ha 60 anni e guarda da basso la Vela dove abitava fino a poco tempo fa. Ora ha un alloggio di fronte, come ha disposto il Comune. “Sono arrivata qui nel ’75 – racconta con un po’ di emozione – all’inizio non era cosi’, poi giorno per giorno abbiamo cominciato a sperare in questo momento. E’ stato difficile, perché nessuno fuori voleva accettare che qui ci sono anche persone per bene”. Giuseppe ha 32 anni e scandisce con orgoglio “Io sono nato qui”. Indossa anche lui la maglietta a fondo nero con la Vela. “E’ una giornata storica per noi – dice – Secondo voi, una persona normale può essere contenta di vivere qui? Avevamo gli allacci abusivi per l’acqua, la luce. C’era la droga. Oggi invece questo quartiere rinasce. E’ rimasta solo l’etichetta delle fiction”.

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