Traffico di farmaci rubati: condanne per 50 anni di carcere per la cricca degli Alfano

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Il Tribunale di Napoli Nord ha emesso sette condanne al termine del processo sul traffico di farmaci rubati – tra i quali costosissimi medicinali oncologici, antireumatici e neurodegenerativi – destinati anche all’utilizzo ospedaliero. Sono stati condannati a 10 anni di reclusione Vincenzo e Pasquale Alfano, padre e figlio, di 65 e 36 anni, ritenuti i capi dell’organizzazione, ad 8 anni Marco Reina, Salvatore De Simone, Giorgio Lucio Grasselli, mentre Concetta Luongo, ritenuta la cassiera del gruppo, è stata condannata ad un anno con pena sospesa; quattro anni infine all’altro imputato Ernesto Pensilino. L’indagine ha coinvolto anche il farmacista Eduardo Lambiase, sorpreso nel giugno 2014 dai finanzieri all’ interno di un capannone di Arzano  mentre catalogava prodotti farmaceutici da rivendere, sia ospedalieri che comuni. Nel deposito c’erano migliaia di farmaci conservati in condizioni non regolari, che secondo l’accusa, sarebbero finiti in farmacie compiacenti. Lambiase nel processo ha gia’ patteggiato la pena. Ad Arzano i finanzieri napoletani arrivarono dopo che le Fiamme Gialle del Gruppo di Fiumicino avevano scoperto che alcuni spedizionieri stavano inviando nei Paesi dell’Est Europa, in particolare Bulgaria, Romania e Albania, farmaci risultati rubati o rapinati ad autotrasportatori nel Nord Italia e diretti agli ospedali campani. Le indagini hanno poi consentito di individuare altri depositi a Casoria e Napoli e di sequestrare 53mila farmaci per un valore di 1,8 milioni di euro. Nel marzo del 2015 la Finanza arrestò su ordine del Gip di Napoli Nord 8 persone: gli Alfano e tutti i componenti della loro organizzazione criminale. Alti i guadagni realizzati con il traffico illecito: gli indagati avrebbe acquistato auto di lusso, trascorrendo le vacanze in luoghi esclusivi, ed avevano una barca con cui incontrare i clienti ormeggiata nel tratto di mare antistante Castellammare di Stabia. Alti pero’ anche i danni arrecati al Servizio Sanitario Nazionale ed a molti ospedali campani, in particolare quelli napoletani come il Cardarelli e il Monaldi, dove erano diretti la maggior parte dei costosi prodotti rubati di un coasto anche da 3mila euro a confezione come il Lucentis, usato per curare la malattia degenerativa della retina.


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