Caso Consip, chiesto il processo per 7: c’è anche l’assessore stabiese Gianpaolo Scafarto

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La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone nell’ambito della maxi inchiesta sul caso Consip. Rischiano di finire sotto processo l’ex ministro Luca Lotti, l’ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, l’imprenditore Carlo Russo, Filippo Vannoni, l’ex maggiore del Noe Gian Paolo Scafarto e l’ex colonnello dell’Arma, Alessandro Sessa. A Lotti è contestata l’accusa di favoreggiamento perché – secondo gli inquirenti – avrebbe rivelato all’amministratore delegato di Consip, nell’estate del 2016, l’esistenza di un’indagine che lo riguardava, con tanto di intercettazioni telefoniche in corso. Del Sette, invece, risponde di rivelazione di segreto d’ufficio, in quanto avrebbe riferito informazioni su un’indagine che coinvolgeva l’imprenditore Alfredo Romeo all’ex presidente della società pubblica, Luigi Ferrara. Tra gli indagati c’è anche l’ex carabiniere del Noe e oggi assessore alla Sicurezza di Castellammare di Stabia, Gianpaolo Scafarto. Personaggio centrale dell’inchiesta – sempre secondo i pubblici ministeri – avrebbe ‘manovrato’ l’inchiesta per ‘incastrare’ Tiziano Renzi, papà dell’ex presidente del consiglio. Proprio per Renzi senior il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi hanno chiesto l’archiviazione perché “a prescindere dalla sua inverosimile ricostruzione dei fatti (…) non vi sono elementi per sostenere un suo contributo nel reato di traffico illecito di influenze”.
Altro accusato è l’imprenditore Carlo Russo. Lui avrebbe “abusato del cognome di Renzi” – secondo i pm – quando al telefono con l’imprenditore Alfredo Romeo parlava di appalti e mazzette. Nello specifico il reato contestato è quello di millantato credito. L’ex ministro Lotti, il generale Saltalamacchia, e l’ex presidente di Publiacqua Firenze, Filippo Vannoni sono invece accusati di favoreggiamento. Il generale Del Sette è accusato di rivelazione del segreto istruttorio. Mentre l’ex presidente Consip, Luigi Ferrara, è accusato di false informazioni ai pm per aver mentito durante un’audizione. Ad incastrarli, secondo i magistrati, la testimonianza di Luigi Marroni, ex ad di Consip che ha ammesso di aver tolto le cimici dagli uffici della Consip “perché ho appreso in quattro differenti occasioni da Vannoni, dal generale Saltalamacchia, dal presidente di Consip Ferrara e da Lotti di essere intercettato”. Marroni poi mise in fila date nomi e cognomi: “A luglio 2016 durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di un’indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino e che riguardava anche l’imprenditore campano Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l’ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore”. Nell’ultimo capitolo chiuso dai magistrati romani figurano gli ex Noe, Gianpaolo Scafarto e Alessandro Sessa. Al primo la procura contesta i reati di falso, rivelazione di segreto e depistaggio, a Sessa il solo depistaggio.


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