Ancelotti: “In Italia siamo indietro, pensiamo alla partita come ad una battaglia”

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“In Italia, a livello di cultura siamo indietro, pensiamo ancora che una partita di calcio sia una battaglia, invece è un evento e la maleducazione non deve più entrare. E’ difficile se non impossibile essere insultati in Inghilterra, mentre in Francia non c’è la passione che c’è in Spagna e in Italia, la gente non è così coinvolta e appassionata. In Spagna c’è rivalità forte tra Barca e Real ma non la maleducazione che c’è negli stadi italiani, ora abbiamo un vantaggio si possono sospendere le partite. Si è fermata per la pioggia e si possono fermare anche se si insulta, si può fare e penso che lo faremo”. Lo ha detto il tecnico del Napoli, Carlo Ancelotti, ripercorrendo le sue esperienze all’estero nel dibattito tecnico tra gli allenatori all’Auditorium di Coverciano, trasmesso da RaiSport, in occasione della Panchina d’Oro, il tradizionale riconoscimento al miglior allenatore della passata stagione, che tra l’altro chiuderà le celebrazioni per i 120 anni della Figc. “Difficoltà tattiche all’estero? L’aspetto tattico è l’aspetto più carente delle squadre straniere. A livello soprattutto difensivo trovi squadre e giocatori che hanno meno conoscenze. Il calcio italiano rimane ancora molto competitivo sotto l’aspetto tattico ed è molto considerato. Il calciatore e l’allenatore italiano ha più conoscenze proprio per l’esperienza che gli viene dal campionato italiano dove giochi con sistemi diversi”, ha aggiunto Ancelotti che ha spiegato come abbia “imparato molto in Inghilterra”. “Ho trovato una metodologia di lavoro diversa, erano già abituati a fare un lavoro combinato tattico e fisico e mi sono aperto ed ho iniziato a lavorare così. Il problema può essere la lingua, non la comunicazione tecnica ma il discorso motivazionale, mostrare le emozioni, da quel punto di vista perdiamo, in un paese straniero, qualcosa, non hai una comunicazione diretta e immediata. Dove sono più avanti? Ora c’è tendenza a giocare a calcio, non c’è più differenza, il calcio si è globalizzato, sono più avanti di noi nelle strutture e a livello ambientale”.


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