Aiutò la sua amante ad uccidere Patrizia Attruia: chiesti 30 anni di carcere

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Il pm Giancarlo Russo della Procura di Nocera Inferiore ha chiesto 30 anni di carcere per Giuseppe Lima, il 55enne di ravello accusato di aver aiutato la sua compagna Vincenza Dipino (già condannata a 23 anni di carcere) ad uccidere la loro amica di Scafati, Patrizia Attruia. Secondo il pm l’uomo, accusato inizialmente solo di occultamento di cadavere e favoreggiamento personale, avrebbe invece aiutato la sua compagna Vincenza Dipino a commettere l’omicidio “a quattro mani” come sentenziarono i Giudici della Corte di Appello di Salerno nella sentenza contro la Dipino. Secondo il sostituto procuratore Russo, non è vero che Lima non era in casa, a Ravello nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2015 quando sarebbe avvenuto l’omicidio, così come non sarebbero veri tanti altri racconti fatti nel corso delle indagini. Perché non fu la gelosia a far a scattare la follia omicida della donna. Lui che, del resto, dal primo momento aveva accusato la sua compagna. La 47enne vittima risiedeva a Scafati, prima di trasferirsi cinque anni a Ravello. La donna aveva intrecciato una relazione con Giuseppe Lima, e avevano vissuto  in un fabbricato rurale a servizio di un terreno agricolo prima di andare a casa di Vincenza Dipino, che si era offerta di ospitarli visto che entrambi erano senza lavoro. Proprio da questa convivenza sono sorti i dissidi che hanno portato al delitto. Un omicidio a sfondo passionale, alimentato dalla rivalità tra le due donne e forse da una relazione clandestina che Lima avrebbe intrecciato con la Dipino. Patrizia Attruia sarebbe stata uccisa al culmine di un ennesimo litigio. Nel corso delle indagini è emerso che potrebbe essere stata costretta ad assumere una massiccia dose di tranquillanti e poi  strangolata.Il suo corpo fu ritrovato il 27 marzo del 2015 in una cassapanca dell’appartamento diviso con i due imputati. Fu Lima a dare l’allarme, avvisando i carabinieri del ritrovamento del cadavere. Glielo avrebbe mostrato la stessa Dipino, che subito confessò.




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