Camorra: ”Dobbiamo uccidere Petrone. Prima che lui uccida noi”, condannati gli ‘scissionisti’ del Rione Traiano

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“Dobbiamo uccidere Petrone. Prima che lui uccida noi”. Si esprimeva così, con un tono di voce deciso, il 23enne di Pianura Salvatore Lazzaro detto “Lulù”, figlio di Gaetano, ras dell’area flegrea che da tempo si pensa sia fuori dai giochi. Lulù per questa sua frase intercettata dai carabinieri ma anche  per detenzione di arma da fuoco e danneggiamento alla pizzeria “Sciuscià”, le cui vetrine  furono sforacchiate durante la “stesa” con sparatoria in viale Traiano del 14 luglio scorso, è stato condannato con i suoi complici.
Il gruppo degli “scissionisti” del Rione Traiano che avea stretto alleanza con i Mallo e con i “Barbudos” del Rione Sanità. La Prima sezione penale della Corte d’appello di Napoli (presidente Teresa Annunziata) ha condannato: Emanuele Manauro detto ‘o lione, 6 anni e 4 mesi di reclusione, più 8mila euro di multa; Salvatore Lazzaro detto “Lullù”, Salvatore Basile detto “Cozzca nera” e Gennaro Cozzolino, 5 anni di reclusione e 8mila euro di multa; Gianluca Orfeo, 2 anni e 8 mesi di reclusione, più 4mila euro di multa.
Per quest’ultimo la Corte d’appello di Napoli ha inoltre disposto la revoca della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.Il gruppetto di “scissionisti”, con base a Pianura pur non abitando tutti nel quartiere, girava armato. Nella conversazione intercettata un parente di Lulù Lazzaro gli raccomanda di essere prudente: “È meglio che non giriate armati, rischiate l’arresto”. Ma “Lulù” avrebbe risposto che i nemici rappresentavano un pericolo e di conseguenza bisognava essere preparati.
Nell’intercettazione si sentirebbe una mitraglietta “scarrellare” , forse una Uzi, mai però trovata. “Non hanno posti dove fuggire, hanno giocato sporco e hanno fatto troppi errori…(si sente il rumore dello scarrellamento di armi). Non hanno un posto dove fuggire, quando arriviamo noi, che siamo cinquanta motociclette, hai capito che abbiamo 1800 botte? Dove le vuoi buttare…” , dicevano. E poi ancora  “…Sparano qua, sparano da me, sparano nel rione, sparano a Vincenzo ‘o muorto, dopo allora facciamo la guerra delle finestre.
Quindi? Che succede se scoppia la guerra delle finestre? …Quando ci avranno fatto sedere al tavolo, sai che diranno? Hanno sparato nelle finestre, proprio per non incominciare la guerra, perché sanno che morivano, perché quella è una famiglia storica, invece quando noi partiamo, partiamo.
E diciamo: bum a uno, bum a o nano grande (Francesco Petrone), e bum a o nano piccolino (Salvatore Petrone)”. I contrasti tra i due gruppi originari e con base nel rione Traiano sarebbero scoppiati a maggio dello scorso anno per vicende relative alle numerose piazze di spaccio della zona, diventata la seconda Scampia per i traffici di sostanze stupefacente.  Poi c’è stato il mxi blitz con oltre novanta arresti che ha decapitato le famiglie malavitose del Rione Traiano.

 


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