Salerno, l’affaire mattone con le società pubbliche: ecco come la Dia ha smascherato politici, imprenditori e bancari

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Salerno. L’affare del mattone con fondi pubblici per arricchire politici, banchieri e imprenditori spregiudicati. E’ questo il sunto dell’operazione Scudo che si è conclusa stamane con la notifica di sette avvisi di garanzia che coinvolgono alcuni dei vertici dell’Istituto autonomo case popolari Futura di Salerno e dell’istituto bancario Credito Salernitano. L’indagine, promossa dalla Dda di Salerno, si è sviluppata nel corso degli ultimi sei anni. ‘Scudo’, il nome dato all’operazione dagli uomini della Dia, sezione di Salerno, deriva da un’operazione ‘velleitaria’ che nel 2010 attirò l’attenzione degli inquirenti e diede il via all’indagine che nel frattempo si intrecciò con altre due inchieste quella che ha riguardato le imprese edili al lavoro per la maxi opera di Piazza della Libertà a Salerno, e quella che ha travolto l’amministrazione del sindaco Alberico Gambino per scambio di voto a Pagani.

Il tentativo di far rientrare in Italia dall’estero 15 milioni di euro grazie al cosiddetto ‘scudo fiscale’, l’apertura di un conto corrente da parte di una società inattiva: fu questo l’inizio dell’indagine sulla Iacp Futura e sui vertici del consiglio di amministrazione e del Credito Salernitano. Era il 2010 quando la segnalazione fece scattare l’approfondimento investigativo della Dia, sezione di Salerno, che ha portato oggi alla notifica di sette avvisi di garanzia e contestuale conclusione delle indagini, firmate dal sostituto procuratore Vincenzo Montemurro della procura antimafia di Salerno. Quell’operazione di rientro dei capitali da parte dell’amministratore unico della società inattiva porto gli investigatori ad ipotizzare che l’individuazione dell’istituto di credito salernitano fosse avvenuta attraverso un componente del vertice aziendale della stessa banca che avesse garantito per la buona riuscita dell’operazione. La prima conferma a questa ipotesi arrivò nell’ambito delle indagini che nello stesso periodo impegnavano gli uomini della Dia di Salerno nell’operazione Criniera, quella che ha interessato politici, imprenditori e camorristi di Pagani indagati, all’epoca per associazione camorristica e scambio di voto. In quella circostanza si documentò la disponibilità da parte di uno dei vertici del Credito Salernitano ad assecondare operazioni di comodo, non legittime secondo la normativa bancaria. Gli inquirenti, inoltre documentarono lo stretto legame tra Salvatore Marrazzo, amministratore della Mar. sal e figlio di Francesco Marrazzo, titolare della Torretta Cave, con Massimo D’Onofrio, all’epoca presidente del Consiglio comunale di Pagani e consigliere Provinciale, e Gatano Chirico, all’epoca consigliere di amministrazione pro tempore del Credito Salernitano. Chirico era il ‘cavallo di troia’ per agevolare le operazioni di rientro di capitali dall’estero. Tra l’altro nel gennaio del 2013 Francesco Marrazzo, padre di Salvatore, fu destinatario di un provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari per intestazioni fittizia di beni e le sue imprese, intestate a familiari, che all’epoca lavoravano nel cantiere di Piazza Libertà a Salerno, furono bloccate per un’interdittiva antimafia.

I legami tra le inchieste che in quel periodo si svluppavano tra Salerno e la sua provincia portarono a scoprire che i sette indagati – finiti nel fallimento Iacp Futura srl per bancarotta fraudolenta – erano accomunati dall’interesse condiviso di percepire illeciti e cospicui guadagni attraverso la gestione di “IACP Salerno” (Istituto Autonomo Case Popolari di Salerno) e delle società ad esso riconducibili ovvero partecipate come Iacp Futuro. Il gruppo d’affari avrebbe gestito gli appalti per conto di Iacp Salerno, e avrebbe dovuto veicolare – attraverso il Credito Salernitano – agevolazioni finanziarie sia in favore di “IACP Salerno”  che “IACP FUTURA S.c.a.r.l.” altrimenti non praticabili.



    Gaetano Chirico, dopo lo scioglimento dei consigli di amministrazione degli Iacp della Campania, disposto dal Presidente della Regione, fu nominato commissario straordinario di Iacp Salerno, in questa veste – secondo gli inquirenti – continuò a gestire l’Istituto case popolare in piena autonomia e nel tempo insieme a Massimo D’Onofrio, il politico di riferimento, Salvatore Marrazzo, l’imprenditore, Sabato Mottola, Rosaria Chechile e Giuseppe Fiorillo intendeva far assumere a Iacp Salerno, iniziative che in effetti erano volte solamente all’arricchimento personale e a ‘drenare’ danaro da Iacp Salerno. In quest’ottica avvenne la ricapitalizzazione di Iacp Futura, con la conseguente trasformazione da società coperativa a srl, con fondi provenienti da Iacp Salerno. La ricapitalizzazione ci fu ma non servì ad evitare l’apertura della procedura fallimentare che ha portato poi la Iacp Futura srl al fallimento nel 2012. A conclusione delle indagini preliminari, il personale della Dia, sezione di Salerno, guidato dal colonnello Giulio Pini e dal capitano Fausto Iannaccone hanno notificato a sette indagati un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta. Rischiano il processo Gaetano Chirico, 45 anni di Pompei, all’epoca componente del Cda del “Credito Salernitano”, nonché dapprima Presidente di “IACP Salerno”, successivamente nominato Commissario straordinario per la gestione di “IACP Salerno” e poi Presidente del Cda della “IACP Futura S.r.l.”, nonché socio di fatto insieme a Sabato Mottola della “GE.SA.S.IM.MM. S.r.l.”, a sua volta persona giuridica socia della “IACP Futura S.c.a.r.l.”, il cui presidente del cda era lo stesso MOTTOLA Sabato. Insieme a Chirico è stato ‘avvisato’ Massimo D’Onofrio, all’epoca Presidente del Consiglio comunale di Pagani e Consigliere provinciale di Salerno, nonché membro del cda della “IACP Futura S.c.a.r.l.”, poi ricapitalizzata in “IACP Futura S.r.l.”; Salvatore Marrazzo, 36 anni, di Pagani imprenditore nel settore edilizio, titolare della “MAR.SAL. S.r.l.”; Rosaria Chechile, 41 anni, di Salerno, all’epoca azionista di maggioranza e direttore tecnico nonché, successivamente, amministratore unico della “Real Edil S.p.a.” (società partecipata della “Iacp Futura S.c.a.r.l.”), ed amministratore delegato e componente del cda della stessa “Iacp Futura S.c.a.r.l.”, oltre che socia unitamente a Sabato Mottola del “Consorzio Salerno Casa”; Sabato Mottola, 60 anni, di Scafati, all’epoca azionista del “Credito Salernitano” e già Presidente del cda della “Iacp Futura S.c.a.r.l.”, nonché inizialmente socio insieme a Gaetano Chirico della “GE.SA.S.IM.MM. S.r.l.” (e poi socio unico della medesima ditta) e socio unitamente a Rosaria Chechile del “Consorzio Salerno Casa”, oltre che membro esecutivo del “Consorzio Cariti”, in liquidazione; Giuseppe Fiorillo, 66 anni di San Giuseppe Vesuviano, all’epoca amministratore delegato della “Iacp Futura S.c.a.r.l.” in subentro a Rosaria Chechile; Angela D’angelo, 52 anni di Acerra, amministratore unico della “SOC.LI.GHE. S.r.l.”, appaltatrice di lavori da parte della “Iacp Futura S.c.a.r.l.”.

    Tutti e sette, secondo la Procura di Salerno, avrebbero concorso a ricavare illeciti profitti dalle società pubbliche, dilapidando circa 11 milioni di euro, in operazioni avventate e proiettate all’arricchimento di imprenditori e politici spregiudicati.

    Rosaria Federico




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