#VERITA' PER ANGELO VASSALLO
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ULTIMO AGGIORNAMENTO : 7 Maggio 2025 - 07:21
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Camorra, il boss Mazzarella si dissocia ed evita l’ergastolo

Si è dissociato, ma non pentito, ha preso le distanze dalla famiglia e così ha ottenuto un clamoroso e consistente sconto di pena nel processo in Corte di Assise di Appello rimediando così all’ergastolo che gli era stato inflitto in primo grado. Si tratta del boss Francesco Mazzarella accusato di essere il mandante del duplice omicidio dei due fratelli rom innocenti, scelti a caso tra quelli che abitavano nel campo di Secondigliano solo per soddisfare il suo desiderio di vendetta  che pochi giorni prima, mentre era ai domiciliari e riposava in casa con moglie e figli, aveva subìto un furto in casa. Analogo risultato hanno ottenuto anche tre dei suoi fedelissimi che pure erano stati condannati al massimo della pena in primo grado ovvero: Alfonso Criscuolo, Giuseppe Di Vaio e Carlo Radice. Quattro gli omicidi al centro del processo: non solo l’agguato, avvenuto nel 2004, al campo rom di Secondigliano che ebbe come vittime i fratelli Mirko e Goran Radosavljevic, ma anche l’omicidio di Francesco Ferrone, ucciso il 3 febbraio 2004 nell’ufficio del garage in zona Mercato, e l’omicidio di Antonio Scafaro, ucciso il 6 marzo del 2005 sotto una raffica di proiettili in pieno giorno e tra la gente nella centralissima piazza Mercato. Le indagini hanno ricostruito, per questi due ultimi delitti, dinamica e movente riconducendoli agli scontri al tempo in atto con la famiglia dei Mauro di Forcella. E così grazie alla dissociazione e all’ammissione delle responsabilità in merito ai 4 delitti i giudici dell’Appello hanno riformulato le condanne: venti anni di carcere per Francesco Mazzarella, difeso dall’avvocato Antonio Briganti, per Alfonso Criscuolo, cognato di Mazzarella, difeso dall’avvocato Claudio Davino, e per Carlo Radice, difeso dall’avvocato Francesco Buonaiuto, e 15 anni di reclusione per Giuseppe Di Vaio, difeso dall’avvocato Raffaele Chiummariello. A vario titolo gli imputati rispondevano di omicidio. In primo grado erano stati condannati anche due ex affiliati passati nel frattempo a collaborare con la giustizia: Giuseppe Persico, s sedici anni di reclusione, e Errico Autiero, condannato a dodici anni.

Blitz contro il clan Spada: 32 arresti ad Ostia, c’è anche Roberto

Un’operazione contro il clan Spada e’ in corso ad Ostia da parte di Polizia e Carabinieri. Sono complessivamente 32 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.  C’e’ anche Roberto Spada – figura di vertice del clan e autore della testata contro il giornalista della trasmissione di Rai 2 ‘Nemo nessuno escluso’, Daniele Piervincenzi – tra i destinatari della misure cautelare nei confronti di 32 soggetti ritenuti appartenenti al clan. Roberto Spada, rinviato a giudizio nei giorni scorsi proprio per la testata, e’ attualmente detenuto nel carcere di Tolmezzo (Udine). Il blitz e’ scattato all’alba e ha riguardato sia i presunti capi sia decine di affiliati del clan. I particolari dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa alle 11 in Questura a Roma, alla presenza del procuratore aggiunto Michele Prestipino.

I retroscena dell’arresto di Aliberti: è stato trovato da un amico a Pagani. Ora è guardato a vista in carcere

Scafati. L’ultima notte che lo ha diviso dal carcere l’ha passata a Pagani, lontano dalla sua città. Era lì, l’ex sindaco di Scafati, Angelo Pasqualino Aliberti, quando gli uomini della sezione Dia di Salerno lo hanno trovato. Era a casa di un amico con un passato in politica, nei pressi dello stadio di Pagani, forse a parlare di futuro, forse del carcere. Non è stata una vera e propria fuga la sua, fino a stamattina quando il provvedimento della Corte di Cassazione che ne disponeva l’arresto nessuno poteva cercarlo, Aliberti era un cittadino libero. Poteva stare ovunque. Ha deciso di passare le ultime ore da uomo libero a Pagani, in un’abitazione nei pressi del Marcello Torre. E’ lì che gli uomini della Dia gli hanno chiesto di seguirli nella sede operativa del reparto speciale a Salerno, dove ha salutato la moglie, Monica Paolino, e si è fatto accompagnare in carcere, così come disponeva quell’ordinanza del Riesame fatta propria dai giudici della Cassazione, ieri. Aliberti era preparato all’eventualità di finire in carcere con l’accusa di scambio di voto politico-mafioso, se ne era convinto da ieri, probabilmente, ed è iniziata per lui una lunga notte tormentata. Probabilmente, avrà pensato di costituirsi in carcere da solo, evitando Fuorni. Chissà sarà stata valutata anche questa eventualità. Era preparato all’arresto. E anche a successive scelte difensive per incompatibilità col regime carcerario. Pronta anche la documentazione medica, già prodotta nel corso delle diverse fasi giudiziarie per evitare il carcere, come quella perizia medico legale di parte che lo voleva affetto da disturbi psicologici, ritenuta non rilevante da una perizia della Procura. Ed è per questo che è stato applicato nei suoi confronti un protocollo di sicurezza all’interno del carcere: guardato a vista per evitare che possa mettere in atto forme di autolesionismo. Anche questo elemento sarà oggetto di discussione difensiva e base per una eventuale richiesta di scarcerazione nei prossimi mesi.

Rosaria Federico

Morte di Ciro Ascione, una nuova pista: è stato un incidente

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Sarebbe stato vittima di un incidente Ciro Ascione, il ragazzo di 16 anni, di Arzano, scomparso 4 giorni fa e ritrovato cadavere ieri pomeriggio vicino ai binari della linea Napoli-Caserta, nei pressi della stazione di Casoria.E’ caduto dal treno in corsa Ciro Ascione.A questa conclusione sono giunti gli inquirenti della Procura di Napoli Nord e la Polizia di Stato di Napoli che hanno anche acquisto un video che avvalora quest’ipotesi. Dalle immagini registrate dai sistemi di video sorveglianza della stazione partenza, a Napoli, si vedrebbe Ciro che corre sulla banchina per tentare di non prendere il treno. Le porte si chiudono prima che Ciro riesca a salire. A questo punto il giovane sale sul predellino rimanendo aggrappato in maniera precaria all’esterno del convoglio, mentre il treno parte. La prima stazione e’ quella di Casoria, dove Ciro e’ diretto e dove, ad attenderlo c’e’ il padre. Ma li’ il ragazzino non ci arrivera’. Verosimilmente a causa dell’alta velocita’ che il convoglio raggiunge qualche chilometro prima di Casoria, Ciro deve aver perso l’equilibri, cadendo rovinosamente a terra e perdendo la vita. Il padre, Salvatore, non lo vede scendere. Poco prima aveva ricevuto una sua telefonata che gli annunciava il suo arrivo. Ma a Casoria Ciro non scende dal treno. Li’ non e’ arrivato. Gli telefonano ma lui non risponde. Scattano le ricerche ma di Ciro non c’e’ traccia. Ieri pomeriggio la macabra scoperta: il suo cadavere viene trovato nei pressi dei binari, a poco piu’ di un chilometro dalla stazione ferroviaria di Casoria. La Squadra Mobile della Questura di Napoli sa che e’ partito da Napoli: le telecamere lo hanno ripreso mentre correva sulla banchina. Inoltre, ‘tracciando’ il cellulare, gli investigatori riescono a localizzare la posizione del telefono. Viene circoscritta l’area dove si trova il cellulare e proprio in quell’area viene trovato il cadavere di Ciro. Il suo cellulare e’ rimasto acceso fino alle 23 di quel tragico sabato e ha lasciato tracce nelle celle dei ripetitori. Da un primo esame esterno del cadavere il medico legale riscontra ferite e contusioni compatibili con una caduta dal treno. A mettere la parola fine a questa brutta storia sara’ l’esame autoptico, programmato per venerdi’. Gli inquirenti assicurano che le indagini continueranno per fare piena luce sull’accaduto e fugare ogni ragionevole dubbio su quello che ora appare un drammatico incidente frutto di un pericoloso azzardo commesso dal sedicenne .

Il Napoli si regala Younes: Ajax convinto con 5 milioni

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Il Napoli si regala Younes, Ajax convinto con 5 milioni Ghoulam fa intero allenamento in gruppo: rientro vicino. E’ Amin Younes il nuovo rinforzo che Aurelio De Laurentiis vuole regalare al tecnico Maurizio Sarri per lo sprint scudetto. La trattativa con l’Ajax per portare subito l’attaccante a Napoli ha subito una decisa accelerazione: il Napoli ha convinto il club olandese a cedere infatti subito il calciatore in cambio di 5 milioni di euro. La mossa e’ stata decisiva visto anche che Younes e’ in scadenza di contratto e non vuole rinnovare, e andrebbe quindi via a giugno gratis. La trattativa e’ nella fase finale e dal club azzurro si dicono fiduciosi che vada in porto. Dall’Olanda arrivano anche ipotesi sull’ingaggio da 1,5 milioni di euro l’anno per il giocatore tedesco di origine libanese. Younes, 24 anni, e’ un esterno sinistro che pero’ potrebbe giocare anche a destra, dando cosi’ la possibilita’ a Sarri di far ruotare sia Lorenzo Insigne che Jose’ Maria Callejon. L’attaccante e’ anche nel giro della nazionale tedesca con cui ha giocato 5 partite segnando anche due gol, uno nelle qualificazioni Mondiali contro San Marino e uno nella Confederation Cup contro il Messico e vuole avere minuti a Napoli anche per giocarsi le chances di andare ai Mondiali. Al suo arrivo a Napoli Younes dovra’ pero’ velocemente adattarsi agli schemi di Sarri che conta di averlo pronto per febbraio, quando ripartira’ l’Europa League e il Napoli dovra’ gestire al meglio le energie per lo sprint finale di campionato. Intanto il ds azzurro Cristiano Giuntoli lavora anche per il mercato in uscita a partire da Emanuele Giaccherini, che potrebbe andare al Genoa o al Chievo. Per Maksimovic e’ invece imminente il passaggio allo Spartak Mosca. Ma Sarri ha in testa solo il Bologna e la sfida di domenica al San Paolo. Oggi l’allenatore azzurro ha impegnato il gruppo in una doppia seduta a cui ha partecipato interamente anche Faouzi Ghoulam che ormai si avvicina a grandi passi al rientro, mentre Milik si e’ allenato con i compagni solo nella prima parte della seduta per poi proseguire il suo programma differenziato.

Battipaglia, sospetto caso di eutanasia: aperta un’inchiesta

Battipaglia. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro sulla morte avvenuta la settimana scorsa di un giovane di Battipaglia, nel Salernitano, malato da tempo di tumore. La macchina investigativa sarebbe stata messa in moto da una segnalazione anonima nella quale si farebbe riferimento al decesso quale possibile conseguenza di un’eutanasia. Un medico e’ stato iscritto nel registro degli indagati e, prima che si procedesse con la celebrazioni dei funerali, la salma del 28enne e’ stata sequestrata dal pm della procura di Salerno per effettuare l’autopsia. Esame avvenuto ieri all’obitorio dell’ospedale Santa Maria della Speranza del comune alle porte della Piana del Sele. Stando a quanto si apprende, il ragazzo si e’ ammalato nel 2014 di tumore all’osso sacro. A distanza di un anno, il cancro sembrava essersi riassorbito. Poi le metastasi, prima ai polmoni, poi al femore e all’omero. Infine, la morte. Le ultime ore di vita del 28enne sono, ora, al vaglio della magistratura che ha delegato ai carabinieri le indagini.

La ADUC denuncia UFFICIALMENTE dueamici.it

ADUC ha denunciato il sito e-commerce dueamici.it all’Antitrust per pratica commerciale scorretta in relazione alla sua presunta modalità “piramidale” di vendita.
Infatti ,  come spiegato dalla nota dell’associazione dei consumatori sul loro sito ufficiale , si possono acquistare iPhone X a 429 euro (contro un listino di 1189 euro), buoni regalo Amazon a 89 euro (invece che a 200 euro) e così via. Il problema è che secondo ADUC “non c’è da fidarsi” perché ogni oggetto non viene consegnato subito ma prenotato.

“Il consumatore, dopo aver pagato, viene inserito in una lista composta di tutti gli acquirenti. Il prodotto sarà effettivamente consegnato solo quando altri acquirenti successivi ne avranno completato il prezzo di acquisto indicato dal sito”

si legge nella nota dell’associazione.

“Chi non vuole attendere il ‘completamento’ del prezzo, può ‘riscattare’ il prodotto e riceverlo subito, pagando (nel caso dell’esempio) 1.287,00 euro, cioè 100 euro in più rispetto al prezzo di mercato”.

La piattaforma e-commerce in pratica trattiene le somme per un tempo inizialmente indefinibile – bisogna vedere quanti acquirenti aderiranno – e nel caso in cui qualcuno si stufi di aspettare il margine è molto più alto.

“Ad oggi, infatti, gli importi pagati da acquirenti che non hanno ricevuto il prodotto, e già nelle casse della società, ammontano a euro 1.810.507,00. Per arrivare a completare il prezzo di tali ordini, dovrebbero essere versati da successivi acquirenti euro 5.431.764,00”, sottolinea l’ADUC.

Secondo l’associazione si tratta di un

“meccanismo piramidale nel quale quanto più si allarga la base di acquirenti, tanto meno probabile è l’effettiva spedizione del bene acquistato da parte degli ultimi soggetti acquirenti”.

Chi si occupa di analizzare i sistemi piramidali – che formalmente sono illegali – sostiene che vi sia un punto di non ritorno

“nel quale gli importi da corrispondere da parte di altri utenti saranno così alti da diventare insostenibili, avendo come conseguenza il fallimento della società e l’impossibilità, per chi ha versato un anticipo, di ottenere indietro il proprio denaro”.

In sintesi, finché il sistema sta in piedi tutti felici, ma se dovesse saltare il banco per mancanza di nuovi clienti o azioni legali oppure intervento della giustizia ecco profilarsi la possibilità di non ricevere più quanto pagato.

“Leggendo le condizioni di contratto, poi, si scopre che l’esercizio del diritto di recesso è consentito entro 14 giorni dalla data di acquisto, e non – come prevede il Codice del consumo per i contratti di acquisto di beni – entro 14 giorni dalla consegna del prodotto”, prosegue ADUC. “Si tratta di una clausola chiaramente illegittima, ma il consumatore non lo sa e quindi, una volta pagato il prezzo si sente in gabbia e crede di avere due sole alternative: attendere il “completamento” del prezzo oppure pagare l’oggetto ad un prezzo superiore a quello di mercato”.

Comunque saranno le autorità competenti a fare chiarezza su ogni singolo caso e a raccogliere eventuali prove.
Sta a noi diffidare di modalità di acquisto poco trasparenti;la rete è piena di offertissime e prezzi stracciati per gli ultimi gioielli hi-tec e spesso (anzi quasi sempre) c’è sotto un inghippo o un meccanismo di vendita che può crearci un danno economico.

fonte tomshw.it
via aduc.it

Scafati, il segretario del Pd Grimaldi: “Aliberti lascia un disastro, indispensabile un patto di legalità per la città”

Scafati. “Aliberti lascia un disastro” è questo il commento di Michele Grimaldi, segretario del Pd di Scafati dopo l’arresto dell’ex sindaco. “Per formazione politica e culturale non commento le sentenze della magistratura, che vanno sempre rispettate. Per formazione politica e culturale, penso anche che ogni cittadino, anche l’avversario più feroce e violento, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Lo scrivo, perchè anche se la decisione della Suprema Corte che decreta l’arresto per l’ex Sindaco di Scafati fosse stata di senso opposto, oggi direi le stesse cose”. Grimaldi, esponente della direzione regionale del Pd in Campania e segretario, affida ad un post su Fb una riflessione sulle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex sindaco. “Stesse cose che abbiamo ripetuto per otto anni,anche quando molti hanno preferito un comodo silenzio: il dottore Aliberti è colpevole di aver distrutto economicamente e socialmente la nostra Scafati, di aver provato a piegare la nostra città al suo arrivismo personale e agli interessi di famiglia, di aver usato la macchina pubblica in maniera privata e dispotica, di aver aperto le porte di Palazzo Mayer a clientele, familismo, malavita organizzata. E’ colpevole dello scioglimento per camorra e dell’arrivo della Triade commissariale – spiega – di aver lasciato debiti ed inefficienza, di aver provocato un buco di bilancio di oltre trenta milioni di euro, di aver assistito in silenzio e accompagnato consciamente la chiusura dell’ospedale, del deficit strutturale e funzionale dell’Acse e del ciclo di raccolta dei rifiuti, delle strade buie e dissestate, dell’assenza di una rete fognaria e degli allagamenti ad ogni pioggia, del decadimento della Villa comunale, dello sperpero dei fondi europei, della mancata riqualificazione del centro storico, del fallimento del P.I.P., delle case popolari occupate da pregiudicati e tolte alla povera gente”, aggiunge. “Le sue vicende giudiziarie sono un suo fatto privato, quel che resta a noi scafatesi sono le macerie dalle quali e sulle quali siamo chiamati a ricostruire: senza ripetere, tutti noi, gli errori del passato. Anche per questo – continua – per rendere effettivamente possibile la rinascita e il cambiamento, come abbiamo già proposto a tutte le forze politiche ed ai movimenti della nostra Scafati, è oggi più che mai necessario un patto d’onore dinanzi alla città: un patto di legalità, per liste pulite e metodi trasparenti, affinchè mai più nessun soggetto politico possa consentire all’illegalità diffusa e alla criminalità organizzata di poter mettere piede e radici nella Casa comunale. Tutti insieme abbiamo il dovere, per rispetto della nostra comunità e della nostra storia, di questo reciproco patto d’intenti: un minuto dopo, verranno le legittime divisioni sui programmi e le prospettive di governo”, conclude Grimaldi.

Napoli, baby gang fermata a San Giovanni: 14enne aveva un coltello

Napoli,  una baby gang di quattro ragazzini, tutti minorenni, è stata fermata nel quartiere San Giovanni a Teduccio dalla polizia: un 14enne aveva un coltello. Nell’ambito del progetto “Sicurezza giovani”, che vede sinergicamente impegnate tutte le forze di Polizia nella prevenzione e controllo del fenomeno della violenza giovanile a Napoli, sono stati predisposti mirati servizi nelle principali aree di aggregazione dei giovani. Ieri sera, pochi minuti dopo la mezzanotte, una pattuglia del commissariato di Polizia San Giovanni Barra ha notato quattro ragazzini in via Parrocchia a ridosso del complesso edilizio denominato “Bronx”. I quattro, un 14enne e tre 15enni, alla vista della Polizia hanno tentato di scappare in Via taverna del Ferro. I quattro sono stati inseguiti e bloccati dai poliziotti, che hanno notato il 14enne mentre tentava di disfarsi di un coltello a serramanico, prontamente recuperato. I poliziotti hanno sottoposto a sequestro l’arma bianca con una lama di cm.6, denunciando all’Autorità Giudiziaria il minorenne per il reato di porto abusivo di armi. Tutti e quattro i minori sono stati riaffidati ai genitori.

Castellammare: ciclista investito sul Lungomare, non è grave

Castellammare: attimi di paura in serata per un incidente stradale che ha visto coinvolto un’auto e un ciclista. Si è verificato sul lungomare Garibaldi all’altezza di via Gaeta, la stradina che riporta sul corso Vittorio Emanuele. per cause in via di accertamento l’auto ha investito un giovane ciclista che é cauto rovinosamente a terra. L’automobilista si è fermato subito a prestare i  primi soccorsi. In breve sono arrivati i vigili urbani che erano in zona per i controlli al traffico e un’ambulanza. Il giovane è stato stabilizzato e trasportato all’ospedale San Leonardo. per lui solo escoriazioni e piccole ferite in varie parti del corpo. Il giovane era vigile e parlava mentre saliva in ambulanza. I vigili stanno effettuando i rilievi per stabilire la dinamica dell’incidente.

 Emilio D’Averio

Camorra: gli avvocati ricusano i giudici, slitta la sentenza ‘Medea’

Camorra: gli avvocati ricusano i giudici, slitta la sentenza ‘Medea: rinviata al 31 gennaio. Anche politici e imprenditori tra gli  imputati  Doveva essere il giorno della sentenza al processo “Medea” sugli appalti della Regione Campania finiti al clan dei Casalesi, ma la difesa dell’imprenditore Giuseppe Fontana, ritenuto legato al boss Michele Zagaria, ha tentato l’ultima carta della ricusazione del collegio giudicante, composto da Domenica Miele (presidente), Debora Ferrara e Maria Gabriella Iagulli. Per questo alla fine il processo, in corso ad Aversa (Caserta) al tribunale di Napoli Nord, e’ stato rinviato a mercoledi’ 31 gennaio, data entro la quale la Corte di Appello di Napoli dovrebbe pronunciarsi sull’istanza presentata dai legali del costruttore, Alfonso Stile e Alfredo Sorge. Per questi ultimi, la Corte avrebbe anticipato il suo orientamento circa la colpevolezza di Fontana, prima bocciando la richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere per il proprio assistito, quindi emettendo “motu proprio”, ovvero di propria iniziativa, un’ulteriore ordinanza di carcerazione nella quale veniva contestata a Fontana un’aggravante, quella della banda armata, non presente nell’originario capo di imputazione. Nella requisitoria del 20 dicembre scorso, il sostituto della Dda di Napoli Maurizio Giordano aveva formalizzato le sue richieste proponendo pene dai due ai 15 anni per i sette imputati del processo Medea; in particolare aveva chiesto per Fontana – tuttora detenuto – la pena maggiore di 15 anni, mentre aveva richiesto una condanna a 7 anni per il reato di corruzione con l’aggravante mafiosa per l’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato, ex funzionario regionale addetto al settore idrico, i cui appalti sono entrati nel mirino della Dda e quindi nel processo. Barbato divenne famoso nel febbraio 2008 per lo sputo rifilato al senatore Nuccio Cusumano in occasione della mozione di sfiducia al governo Prodi. Giordano ha pero’ chiesto l’assoluzione per Fontana per l’ipotesi di corruzione nei confronti dei politici di Forza Italia Pio Del Gaudio (ex sindaco di Caserta) e Carlo Sarro (deputato), la cui posizione e’ stata archiviata mesi fa. Una pena di sei anni e’ stata avanzata per il fratello di Fontana, Orlando, anch’egli imprenditore, divenuto noto perche’ avrebbe acquistato, da un poliziotto che partecipo’ alla cattura di Michele Zagaria nel covo di via Mascagni a Casapesenna il 7 dicembre 2011, la pen drive del boss, dove dovrebbero essersi nomi di politici al soldo del clan. Quattro anni per corruzione, ma senza l’aggravante mafiosa, sono stati poi richiesti per l’ex carabiniere del comando provinciale di Caserta Alessandro Cervizzi, che avrebbe cercato di aiutare Fontana ottenendo in cambio soggiorni per il figlio in una villa dell’imprenditore al Sestriere; dieci anni sono stati chiesti per l’imputato Vincenzo Pellegrino. L’assoluzione e’ stata invece proposta per il finanziere, tuttora in servizio a Caserta, Silvano Monaco, accusato di rivelazione di segreti d’ufficio. Nella scorsa udienza il pm chiese inoltre alla Corte di valutare se “disporre l’invio alla Procura dei verbali delle deposizioni di Fulvio Martusciello, Giuseppe Ascierto e Piero Cappello”, ipotizzando a loro carico, “il reato di turbata liberta’ nel procedimento di scelta del contraente (articolo 353 bis codice penale)”. I tre politici furono sentiti durante il processo. Nel settembre scorso, poco prima che terminasse l’istruttoria dibattimentale, fu ascoltato in aula anche il sindaco di Benevento Clemente Mastella, in qualita’ di leader dell’Udeur negli anni in cui vi militava Barbato. Le arringhe difensive inizieranno il 22 dicembre.

Come far durare una caldaia più a lungo

Dopo aver speso tanti soldi per l’acquisto di una caldaia a gas, sarebbe un vero peccato compromettere il suo corretto funzionamento a causa di una cattiva manutenzione della caldaia. Il ciclo di vita medio di una caldaia è uno dei più lunghi tra gli elettrodomestici, eppure esistono condizioni tali da accelerare il processo di usura, costringendo una famiglia ad una sostituzione e quindi ad un esborso economico non indifferente.

Onde evitare che moltissimi nuclei famigliari della Campania, che già vivono in difficoltà finanziarie, siano costretti ad acquistare una nuova caldaia, pur di non rimanere senza acqua calda in pieno inverno, vi parleremo nel dettaglio di come far durare una caldaia più a lungo, grazie all’istallazione di un defangatore.

Che cosa è un defangatore

Lo abbiamo chiesto al tecnico caldaista Francesco che collabora con DemShop.it, e-commerce specilializzato nella vendita di caldaie e accessori per gli impianti di riscaldamento domestico.

“il defangatore per caldaie è uno strumento estremamente utile, perchè ha la duplice funzione di impedire che sabbia o fango inficino il funzionamento di una caldaia a gas e allo stesso tempo contribuisce a migliorare l’efficienza di un impianto, permettendo di produrre più calore, a parità di energia in kilowatt utilizzata”

Chiariamo subito un concetto, perchè sull’argomento viene fatta parecchia confusione: i defangatori per migliorare le prestazioni di una caldaia non sono obbligatori, come invece accade per i filtri dosatori di polifosfati (anche loro validissimi). Allo stesso tempo però, ogni installatore o addetto alla manutenzione di una caldaia dovrebbe consigliare vivamente di abbinare un defangatore, per salvaguardare la vita di elettrodomestico così costoso. Purtroppo non tutti i tecnici della Campania sono onesti, così come può accadere in una qualsiasi altra regione d’Italia.
Accade quindi che alcuni tecnici caldaisti omettano volontariamente di montare i defangatori in modo tale da aumentare le possibilità di essere ricontattati prima e quindi aumentare i propri profitti, a causa del blocco della caldaia o di un altro problema.

Un defangatore permette di raccogliere tutto lo sporco proveniente dalla tubatura idrica e quindi di eliminarlo, senza la necessità di spegnere la caldaia. Pensiamo ad esempio alle sostanze ferrose che rappresentano ancora oggi una delle principali cause dei rallentamenti nella corretta circolazione dell’acqua all’interno di un circuito idraulico e alla possibilità offerta da un defangatore da caldaia di intercettarle mediante un anello con magneti, scongiurando probabili possibilità di intoppo.

Altre buone regole per allungare la vita di una caldaia

Come abbiamo accennato in precedenza, le impurità presenti nell’acqua dell’impianto sono responsabili di corrosione e danneggiamento dei tubi. Per questa ragione risulta indispensabile che i sistemi di trattamento dell’acqua funzionino correttamente e siano soggetti a controlli di routine, senza che la pigrizia e la trascuratezza possano rovinare il funzionamento di una caldaia a gas.
A maggior ragione in quartieri in cui la rete idrica si trova in situazioni più gravi, come può accadere a Soccavo e Bagnoli, prendendo come riferimento Napoli, la presenza di un controllo effettivo delle impurità può aumentare gli anni di durata delle caldaie.

Un altro metodo per mantenere un certo controllo su come la caldaia sta lavorando consiste nel realizzare dei controlli periodici su quanti kilowatt sta consumando nell’arco di un tempo definito. Se avremo la pazienza di conservare un diario trimestrale in cui segnare tutto quello che riguarda l’attività di questo grande elettrodomestico, ci accorgeremo immediatamente se i suoi consumi stanno peggiorando e se è opportuno attuare un controllo più approfondito o prendere qualche provvedimento.
Un ultimissimo consiglio. Qualora qualcosa si rompesse o cercaste un pezzo di ricambio per caldaie, prima ancora di contattare un tecnico, informatevi prima di quanto costi online, così da non essere impreparati e poter controbattere di fronte ad un preventivo eventualmente troppo esoso, presentatoci dal caldaista.

 

 

 

 

Camorra, ‘Zi Totonno’ si nascondeva in un casolare come un pastore.IL VIDEO

Lo cercavano in tutta Italia ma lui si era nascosto in un casolare nell’immediata periferia di Cassino. 73 anni, Antonio Polverino, conosciuto a Napoli come Zio Totonno, era latitante dal 2011, da quando, cioè, il tribunale di Napoli ne aveva ordinato l’arresto per associazione mafiosa. L’uomo è considerato il capo clan dei Polverino operante nella zona di Marano. I carabinieri del comando provinciale di Napoli sono arrivati a lui oggi, poco prima delle 12. Antonio Polverino, 73enne, di Marano di Napoli, “patriarca” dell’omonimo clan camorristico, si era rifugiato in un casolare nelle campagne di Cassino: a individuarlo la “catturandi” dei carabinieri del nucleo investigativo di Napoli. I carabinieri lo hanno bloccato in cucina. Era da solo e quando si è accorto dei militari non ha tentato di fuggire, ma ha mostrato i propri documenti. Sposato, padre di 4 figli, soprannominato “zio totonno”, era latitante dal 2011 in seguito ad un’ordinanza emessa dal tribunale di Napoli per associazione di tipo mafioso. Anche se da 6 anni lontano da Marano, la roccaforte del clan, i suoi affiliati si rivolgevano a lui per tutte le decisioni importanti. Nei suoi confronti era stata emessa un’ordinanza di arresto per associazione di tipo mafioso. Malgrado “alla macchia” da 6 anni, e lontano da Marano di Napoli, comune a nord del capoluogo partenopeo ritenuto la roccaforte del clan, tutte le decisioni importanti venivano prese solo dopo il suo placet.

 

Politica & camorra a Scafati, cronaca di un arresto annunciato: l’ex sindaco Aliberti è finito oggi in carcere

Scafati. Cronaca di un arresto annunciato. Può racchiudersi in questa frase la storia dell’ex sindaco di Scafati, Angelo Pasqualino Aliberti, finita stamane dopo una battaglia di 425 giorni per evitare la parte più dura di una misura cautelare: il carcere. Alla fine ha dovuto arrendersi all’evidenza di una giustizia che gli ha fornito, per mesi, ogni garanzia possibile. Una giustizia affidata al parere della Suprema Corte di Cassazione per ben due volte. Quattrocentoventicinque giorni sono passati da quel 24 novembre 2016 quando i giudici del tribunale del Riesame, hanno accolto l’appello del pubblico ministero della Dda, Vincenzo Montemurro, ordinando l’arresto di Angelo Pasqualino Aliberti, allora sindaco di Scafati, e dei pregiudicati Gennaro e Luigi Ridosso. Per il fratello Nello Maurizio Aliberti, anch’egli indagato, non erano state ravvisate le ‘esigenze cautelari’.
In questi 425 giorni lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, ricorsi in Cassazione, avvisi di garanzia, nuove accuse, nuove difese, sequestri, incandidabilità. Tutto finito con l’arresto, oggi. Alle 12, gli uomini della Dia sezione di Salerno, coordinati dal colonnello Giulio Pini e dal capitano Fausto Iannaccone, hanno accompagnato Angelo Pasqualino Aliberti nel carcere di Fuorni. Dalla sede della Dia di Salerno alla casa circondariale ‘Antonio Caputo’ di Fuorni poche centinaia di metri. Un tragitto di pochissimi minuti, nel quale sono passati – come in un flashback – quattro anni di storia giudiziaria di un uomo politico accusato di essere stato eletto sindaco a Scafati e di aver fatto eleggere la moglie, Monica Paolino, al Consiglio Regionale della Campania, con i voti della camorra, quella del clan Loreto-Ridosso. Tecnicamente si chiama scambio di voto politico-mafioso. Un’accusa che gli scafatesi e non solo hanno dovuto, per forza di cose, conoscere. Un’accusa nella quale – questo è scritto nelle migliaia di pagine di atti di indagine – ci sono nomi, circostanze, intercettazioni, pentiti, circostanze. Ci sono prove che sono bastate ai giudici della Cassazione, due volte, per avallare un’accusa. Un flashback investigativo che per mesi è stato ripercorso nelle sedi giudiziarie, prima e dopo che i giudici disponessero l’arresto dei tre indagati: Aliberti e Luigi Ridosso in carcere, Gennaro Ridosso ai domiciliari.

Poche centinaia di metri dalla base operativa degli investigatori che per mesi hanno indagato su di lui, alla Casa circondariale ‘Antonio Caputo’ di via del Tonnazzo, per un flashback giudiziario, alla fine del quale ci sono i cancelli che si chiudono. Non è un film, non è un sipario: è un pezzo di storia di uomini e donne e di una città. Una storia amara. E’ la cronaca di un arresto annunciato, quello di Aliberti che fino alla fine ha sperato di evitare il carcere. Arresti domiciliari fuori dalla Campania: la richiesta dei suoi avvocati, Silverio Sica e Giovanni Aricò, ai giudici della Suprema Corte. La Cassazione ha rigettato. Alle 8 gli uomini della Dia hanno chiesto all’ex sindaco di seguirli. Il provvedimento emesso, ieri sera tardi, sarebbe stato eseguito di lì a poche ore. Era pronto Aliberti, sapeva che sarebbe finita così. Ieri, già durante la discussione dinanzi ai giudici della Cassazione, si presagiva la decisione. Il procuratore generale ha ribadito le accuse della Procura antimafia ed ha chiesto di far valere quell’ordinanza depositata il 22 settembre 2017, circa un anno dopo la prima pronuncia. Ieri, le nuove argomentazioni del Tribunale della Libertà sono state accolte in pieno. E’ passata una notte intera prima che la decisione dei giudici romani diventasse ufficiale e fosse notificata alla Procura antimafia di Salerno. Una notte interminabile finita alle 8 di stamane quando gli uomini della Dia hanno trovato Aliberti a Pagani e gli hanno chiesto di seguirli per eseguire un arresto annunciato. Quattro ore dopo l’ex sindaco è stato accompagnato a Fuorni. Innocente o colpevole non spetta all’uomo comune stabilirlo. Questo è il pezzo di una storia giudiziaria che non ha ancora un finale processuale. Nella quale c’è da attenersi ai fatti e quello di oggi lo è. Avranno ancora modo di difendersi Angelo Pasqualino Aliberti, Luigi e Gennaro Ridosso (assistiti dagli avvocati Michele Sarno e Dario Vannetiello). Saranno interrogati dal Gip nei prossimi giorni. Ma quest’ordinanza di custodia cautelare non è più appellabile. Non potrà passare più per il Tribunale per la Libertà, non potrà tornare in Cassazione per essere annullata. Resta com’è, fin quando non vi sarà una decisione contraria del giudice. Questo arresto annunciato è un pezzo di storia giudiziaria che coinvolge soprattutto un uomo politico e dei camorristi, ma non solo loro. Quello di oggi è un pezzo di strada, breve, ma interminabile.

Rosaria Federico

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Napoli: si’ all’ultimo atto per l’ abbattimento della Vela Verde

La giunta comunale di Napoli ha approvato una delibera relativa all’assegnazione degli ultimi nuovi alloggi ai residenti nelle Vele di Scampia. In questo modo – sottolinea una nota del Comune – puo’ partire la gara per il progetto esecutivo relativo all’abbattimento della Vela Verde. Assegnazione per un triennio, in base a quanto previsto dalle norme regionali e secondo quanto autorizzato dalla regione Campania, 60 alloggi assegnati secondo un elenco in ordine di anzianita’ di presenza nelle Vele, riferita ai soli censiti entro il dicembre 2015: questi i principali contenuti della delibera. E’ in corso l’attuazione dell’intervento progettuale di riqualificazione del lotto M delle Vele di Scampia nell’ambito del progetto “Restart Scampia: da margine urbano a centro dell’area metropolitana”, finanziato con il “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle citta’ metropolitane, dei comuni capoluogo di provincia e della citta’ di Aosta”. Il progetto prevede l’abbattimento degli edifici denominati “Vele A, C, e D” e la riqualificazione della “Vela B (Celeste)”, che ospitera’ provvisoriamente delle famiglie. L’intervento, che ha un costo complessivo di circa 27 milioni di euro ed e’ finanziato per 18 mln a valere sui fondi del Bando Periferie e per 9 mln a valere sui fondi del PON Metro, ha tempi di realizzazione previsti da un cronoprogramma concordato con il Governo e la sua realizzazione si divide nell’attuazione di tre stralci funzionale che partono in primis dall’abbattimento della cosiddetta “Vela Verde”. Al fine di evitare la perdita dei finanziamenti stanziati si e’ resa necessaria l’approvazione della delibera.

Caserta: cade albero nel parco della Reggia e invade strada cittadina, nessun ferito

Un leccio alto quasi 20 metri nel Parco della Reggia di Caserta, posto in prossimità dell’ingresso del Parco in corso Giannone, è crollato al suolo ieri intorno alle ore 18. La chioma ha oltrepassato la cancellata invadendo il marciapiede. Non ci sono stati feriti, mentre la recinzione e un lampione hanno riportato piccoli danni. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco che hanno provveduto a liberare la strada. “Le cause del cedimento – spiega l’Ufficio stampa della Reggia di Caserta – sono dovute probabilmente alla vetustà dell’albero, associato alla mancanza di interventi di alleggerimento della chioma ed agli eventi atmosferici, il vento in particolare, che nel tempo ne hanno minato la stabilità. Un episodio che conferma una situazione critica dovuta alla assenza di attività di potatura, alleggerimento e sagomatura degli alberi di cui soffriamo da almeno quindici anni. Proprio in questi giorni però è stato completato l’iter di affidamento dei lavori urgenti di messa in sicurezza delle alberature e di recupero dell’architettura del verde storico del Parco e del Giardino inglese e pertanto inizieranno la prossima settimana gli interventi proprio sul lato prospiciente corso Giannone”. Contemporaneamente la Direzione della Reggia “ha affidato ad una società di agronomia la verifica specialistica con idonee attrezzature dello stato di salute e di stabilità degli alberi, che ci darà un quadro ancora più preciso e completo delle necessità di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza del parco. La Direzione della Reggia si sta al riguardo organizzando per prevedere una ulteriore spesa straordinaria qualora l’indagine agronomica lo richiedesse”, conclude la nota.

Baby gang: b&b Campania, diverse disdette a causa clamore

Il clamore mediatico suscitato dal fenomeno baby gang a NAPOLI danneggia il turismo. Alcuni operatori turistici del centro storico hanno lamentato la cancellazione di prenotazioni da parte di viaggiatori stranieri ed italiani perche’ preoccupati della violenza in citta’ e per il fenomeno delle baby gang. “Siamo preoccupati, in poche ore mi sono giunte diverse segnalazioni di nostri associati gestori di bed and breakfast che lamentano di aver avuto cancellazioni proprio per i casi di violenza delle ultime settimane denunciati mediante servizi giornalistici e news in siti e portali internazionali – dichiara il presidente Abbac, l’associazione che riunisce i bed and breakfast della Campania, Agostino Ingenito -. Senza demonizzare il lavoro dei media e di chi opera nella comunicazione, appare pero’ necessario che il Comune e gli enti competenti compiano uno sforzo per rassicurare i tanti turisti e viaggiatori che hanno inteso scegliere la citta’ di NAPOLI per la propria destinazione di viaggio nelle prossime settimane, evitando che vi siano speculazioni che possano compromettere l’immagine della citta'”. Il pensiero va al lungo periodo di crisi avvenuto a seguito della vicenda rifiuti. “In questi due ultimi anni abbiamo registrato un aumento significativo di flussi turistici, segno inequivocabile di un’affermazione internazionale della citta’ d’arte e delle sue bellezze paesaggistiche dovute a diverse ragioni, anche di congiuntura internazionale, e di una migliore proposizione tra le destinazioni anche favoriti dai voli low cost e collegamenti rapidi. Un trend positivo che ha consentito di far emergere nuovi segmenti economici e investimenti di privati che hanno recuperato e valorizzato immobili ad uso turistico, garantendo inoltre occasione di lavoro per molte famiglie – continua Ingenito -. Un impegno di un’importante fetta di imprenditori e cittadini che non puo’ essere messo in discussione da fenomeni, che seppur assai significativi, sono pure comuni in altre citta’ italiane ed estere. Occorre che gli enti competenti condividano azioni che contrastino una falsa esposizione mediatica della citta’ e tutelino gli operatori ricettivi e chi opera nel settore turistico. Auspichiamo pertanto un immediato tavolo di confronto per mettere in atto con Comune e Regione un’azione di contrasto e rafforzamento della promozione”.

Palavesuvio, la giunta approva accordo con Fip per uso temporaneo della palestra

Su proposta dell’assessore allo Sport Ciro Borriello, la Giunta Comunale ha approvato la presa d’atto dello schema di accordo, ex art. 15 della Legge 241/90, tra il Comune di Napoli e la FIP – Federazione Italiana Pallacanestro – Comitato Regionale della Campania, per l’uso temporaneo della palestra “B” dell’impianto polisportivo Palavesuvio. Questa struttura, ubicata nel quartiere di Ponticelli, è inclusa tra gli impianti cittadini destinati ad ospitare l’evento sportivo internazionale “Universiadi 2019” e, pertanto, sarà anche oggetto di lavori di riqualificazione e messa in sicurezza. Nelle more, e per non negare ad un’importante parte della città di poter fruire di spazi idonei alla pratica sportiva, si è inteso raggiungere con la FIP la possibilità di rendere la palestra “B” immediatamente fruibile, con l’esecuzione di alcuni lavori di manutenzione ordinaria, a carico della stessa Federazione sportiva. Precedentemente, anche le altre due palestre “A” e “C” sono state oggetto di medesimo accordo, rispettivamente, con le Federazioni FIJLKAM e FIPAV, rispondendo così all’evidente comune disegno di restituire alla città un impianto sportivo storico, teatro, per il passato, di numerose kermesse internazionali.

Casoria: mancata pubblicazione di atti e provvedimenti all’Albo pretorio on – line del Consorzio Cimiteriale

Casoria – Mancata pubblicazione di atti e provvedimenti all’Albo pretorio on – line del Consorzio Cimiteriale tra i Comuni di Casoria, Casavatore ed Arzano: Il consigliere Sossio Salma scrive al Prefetto di Napoli Carmela Pagano. “ Da una costante verifica dell’albo pretorio on – line del Consorzio Cimiteriale, nella sezione “Amministrazione Trasparente”, del sito del predetto consorzio non risulta da circa quasi un mese mai pubblicato alcun atto o provvedimento”, denuncia Salma. “A quanto è data sapere i vertici del Consorzio hanno svolto regolarmente la loro attività anche negli ultimi 30 giorni, provvedendo ad effettuare pagamenti, nonché affidamenti di servizi a seguito di espletamento di procedure di gara. Si tratta di atti tutti soggetti all’obbligo di pubblicazione all’albo pretorio secondo la normativa vigente, che però i vertici del Consorzio cimiteriale tra i Comuni di Casoria, Casavatore ed Arzano, del tutto illegittimamente non hanno ancora pubblicato”. Una denuncia forte che il consigliere ha inviato anche al sindaco di Arzano Fiorella Esposito, quello di Casoria Pasquale Fuccio e al commissario straordinario di Casavatore, Eugenia Valente. Proseguendo: “Alla luce di quanto innanzi, lo scrivente, in qualità di Consigliere Comunale del Comune di Casoria e di componente della Commissione di Trasparenza del predetto Comune, chiede al Direttore p.t. del Consorzio Cimiteriale tra i Comuni di Casoria, Casavatore ed Arzano Francesco Leo e a chi di competenza, di provvedere tempestivamente alla pubblicazione degli atti per i quali è fatto obbligo dalle disposizioni normative vigenti”. “ In ogni caso – incalza ancora Sossio Salma – , si chiede che tali atti e provvedimenti siano messi a disposizione della Commissione trasparenza del Comune di Casoria, ciò anche in quanto da circa due mesi giorni l’Ente consortile è sprovvisto dell’Organo di Revisione Contabile.
Salvio Amarante

Vomero-Arenella: NO ai parcheggi privati su suolo pubblico

Si rinfocolano, in questi giorni, i dissensi e le polemiche, in atto da diverso tempo a questa parte, nei quartieri collinari del Vomero e dell’Arenella, sulla realizzazione di nuovi parcheggi interrati privati su suolo pubblico, tra i quali quello in piazza degli Artisti, per il quale il TAR Campania ha dato il via libera ma la cui realizzazione, con lavori che dovrebbero iniziare a breve, sta suscitando veementi proteste da parte sia dei residenti che dei commercianti. A scendere ancora una volta in campo è Gennaro Capodanno, ingegnere, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione, fondatore, già anni addietro, sul social network Facebook del gruppo : “ La collina dice basta a cantieri e scavi ” al link: https://www.facebook.com/groups/109104739125745/ , gruppo che conta circa 500 iscritti.
“ Ribadiamo ancora una volta il nostro no deciso alla realizzazione di parcheggi privati interrati su suolo pubblico – afferma Capodanno -. Anche in considerazione del fatto che molti dei box di tale tipo realizzati al Vomero, immessi sul mercato a prezzi di svariate decine di migliaia di euro, non troverebbero allo stato facilmente acquirenti. Dunque ci domandiamo che senso abbia continuare a realizzare altri box interrati privati a poche centinaia di metri da quelli invenduti, dal momento che la domanda allo stato appare inferiore all’offerta “.
“ Con l’occasione – puntualizza Capodanno – rimarchiamo ancora una volta la politica fallimentare che sta caratterizzando, da diversi anni a questa parte, le amministrazioni pubbliche a Napoli. In particolare, per la mancata realizzazione di parcheggi pubblici d’interscambio a tariffe agevolate, con conseguenti ripercussioni negative sia sul traffico sia sul conseguente inquinamento ambientale, con particolare riguardo ad alcune zone, come il Vomero, che presentano un’elevata densità abitativa e un notevole sviluppo del terziario commerciale. Così, mentre si è ancora in attesa che inizino i lavori per un parcheggio pubblico a raso nel quartiere collinare, previsto sotto i viadotti della Tangenziale in via Cilea, del quale si cominciò a parlare agli inizi degli anni ’80, quasi quarant’anni fa, bisogna prendere atto che, nello stesso periodo temporale, sono stati realizzati diversi parcheggi interrati privati su suolo pubblico “.
“ Le conseguenze sulla viabilità e sulla qualità dell’aria sono evidenti – continua Capodanno -. Peraltro è notorio che condizione indispensabile, affinché la realizzazione di zone a traffico limitato o di aree pedonalizzate non comporti un incremento di traffico nelle aree limitrofe, è l’individuazione di zone a confine da destinare a parcheggi pubblici. Tale condizione, al Vomero, è stata del tutto ignorata in occasione della realizzazione delle aree pedonali di via Scarlatti e, più di recente, di via Luca Giordano, con la conseguenza di congestionare ulteriormente le strade adiacenti, tra le quali proprio quella di piazza degli Artisti, proprio a ragione del fatto che non sono stati contestualmente realizzati parcheggi pubblici a raso, in prossimità dei tratti stradali interdetti al traffico veicolare “.

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