Napoli, da dieci giorni in attesa dell’autopsia: mistero sulla morte della36enne della Pignasecca

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Napoli.  A dieci giorni dalla morte della 36enne della Pignasecca, Anna Siena ancora non si svolta l’autopsia. La Procura non riesce a nominare il pool di periti tecnici che dovranno eseguire l’esame irripetibile che dovrà stabilire le case della morte della giovane donna. In cinque casi ci sono state rinunce per altri impegni, malattie  o presunte incompatibilità. Sta di fatto che a dieci giorni dalla sua morte avvenuta al Vecchio Pellegrini la famiglia non solo non riesce a capire cosa è accaduto e perché Anna è morta ma non può far svolgere il funerale per dare l’ultimo saluto alla propria cara. Eppure, come riporta Il Mattino, gli avvocati Sergio e Angelo Pisani hanno già nominato i proprio consulenti che dovranno assistere all’autopsia. Perché quelli che dovrebbero accertare le cause della morte non si riesce ad individuarli?. Oggi ci sarò un nuovo tentativo di nomina. Intanto la famiglia attende e chiede chiarezza. Di cosa è morta Anna Siena? Poteva salvarsi una donna di 36 anni giunta per due volte al pronto soccorso dell’ospedale dei Pellegrini? Perché non le sono stati praticati esami diagnostici come l’ecografia che è prassi nella pratica clinica della Medicina d’urgenza? “Anna aveva una salute di ferro – ha spiegato nei giorni scorsi mamma Rosaria – l’ho accompagnata personalmente in ospedale. L’hanno visitata e poi dimessa prescrivendole antidolorifici. Si pensava a una sciatalgia. Avevamo prenotato un’ecografia in un centro per domani. A casa non ha voluto magiare nulla. Sono passati alcuni giorni con gli stessi dolori. Venerdì mattina ci ha svegliati. Mio marito è accorso. Mia figlia diceva di avere caldo, smaniava, aveva l’addome gonfio. Siamo corsi di nuovo in ospedale. È stato inutile. È andata subito in rianimazione. Dopo un’ora è morta. Mia figlia doveva essere salvata”. Anche la sorella Olga che promette battaglia aveva spiegato: “Ci deve essere stato un errore e chi ha sbagliato deve pagare. Mia sorella potrebbe essere ancora viva se solo le avessero fatto un’ecografia durante la prima assistenza medica, il 15 gennaio, invece non le hanno praticato alcun esame strumentale. Abbiamo nutrito perplessità sulle cure ospedaliere fin da subito. Mia madre ha insistito chiedendo più volte un’ecografia addominale che non è mai stata praticata e dopo il referto per lombosciatalgia e le dimissioni, sempre mia madre decise di ritornare in ospedale per parlare nuovamente col medico ed assicurarsi che non ci fosse stato alcun errore. Non mi darò pace finché non sarà fatta luce su questa vicenda. Non mi fermerò finché non verranno individuate le responsabilità della sua morte su cui nessuno ci ha saputo fornire spiegazioni. Persino il dottore che l’ha assistita in Rianimazione ci ha detto che sarebbe stato opportuno fare un’autopsia per chiarire cosa realmente è successo per procurarle la morte”.



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