Lite tra detenuti nel carcere di Salerno: gravi padre e figlio

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Violenza e sangue in carcere anche nei giorni di Natale. L’episodio segnalato dal Sappe e’ avvenuto a Salerno dove – riferisce il segretario campano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Emilio Fattorello – nel giorno della Vigilia di Natale e’ successo che due detenuti “sono stati pestati con inaudita violenza da alccni compagni di detenzione”. Poco dopo le 21 di domenica, approfittando della apertura e socialita’ concessa per la festivita’, “una violenta aggressione e’ stata compiuta nel reparto di Alta Sicurezza del carcere salernitano, vittime un padre ed un figlio detenuti, giudicabili per estorsione ed altro, originari di Cava dei Tirreni”. I due – Z. e V.D., sono rinchiusi in piani diversi della Seconda Sezione, per le gravi lesioni riportate al volto ed al cranio sono stati trasportati con urgenza all’Ospedale Civile di Salerno, dove sono stati ricoverati per le cure del caso.
Dei due, il padre sembra essere il piu’ grave e non si esclude un intervento chirurgico maxillo-facciale. “Forse – dice ancora il rappresentante campano del Sappe – il pretesto del furioso pestaggio tra i detenuti e’ tra i piu’ futili, ossia l’incapacita’ di convivere, seppur tra le sbarre, con persone diverse. O forse le ragioni sono da ricercare in screzi di vita penitenziaria o in sgarbi avvenuti fuori dal carcere. Fatto sta che se non fosse stato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari si sarebbero verificati peggiori conseguenze”. Donato Capece, segretario generale del SAPPE, e’ netto nella denuncia circa la realta’ della situazione penitenziaria: “Il sistema delle carceri non regge piu’, e’ farraginoso.
I vertici dell’Amministrazione penitenziaria e del Ministero della Giustizia hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8/10 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Altro che le favole che raccontano taluni politici che nessuna rappresentanza hanno nel Parlamento e che sfruttano le criticita’ penitenziarie per avere una visibilita’ che altrimenti non avrebbero. Il carcere – aggiunge Capece – non e’ terra di presunti innocenti e disgraziati. E’ anche terreno fertile di violenti, criminali e delinquenti che sfogano la loro frustrazione verso le leggi dello Stato contro le donne e gli uomini appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, che stanno in prima linea 24 ore al giorno e non solamente i pochi minuti di annunciate visite politiche, utili solo alla visibilita’ di chi le effettua”.



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