Quando pensiamo alla pizza, spesso immaginiamo immediatamente la classica Pizza Margherita, pomodoro rosso, mozzarella bianca, basilico verde, un’icona che sembra racchiudere l’essenza della cucina italiana. Eppure, la storia della pizza è ben più antica e ricca di stratificazioni culturali: dalla focaccia degli antichi popoli mediterranei, ai venditori ambulanti di Napoli, fino alla globalizzazione del “piatto italiano” per eccellenza. In questo contesto, esplorare i tipi di pizza italiana significa intraprendere un viaggio attraverso regioni, impasti, metodologie e ingredienti che raccontano identità locali e tradizioni secolari.
La Margherita diventa allora una sola tappa di un percorso ben più ampio: è il punto di partenza per scoprire come la pizza abbia saputo reinventarsi, adattarsi e raccontare l’Italia nei suoi dettagli. L’obiettivo di questo articolo è proprio svelare quei passaggi e varianti spesso trascurati, andando “oltre la Margherita” per comprendere l’intera gamma dei tipi di pizza italiana e la loro evoluzione storica.
Le origini: dalla focaccia antica alla pizza moderna
La storia della pizza (e più precisamente della pizza come la conosciamo oggi) trova le sue radici in un universo molto più antico: quello delle focacce condite degli egizi, dei greci e dei romani. Gli storici ritrovano tracce di “flat-breads” con olio, erbe, formaggio già in epoche classiche.
Il termine pizza appare per la prima volta in documenti latini dell’anno 997 d.C. nella città di Gaeta, nel Lazio: in un atto notarile si citavano «dodici pizze» come pagamento in natura.
Ma è nel XVIII e XIX secolo che la città di Napoli, nella regione Campania, diventa il fulcro della pizza moderna. In questo contesto urbano denso, con grandi concentrazioni di popolazione operaia e mercantile, emerge la necessità di un alimento rapido, economico e gustoso: una focaccia condita, che si vendeva per strada.
Con l’arrivo del pomodoro, introdotto in Europa dopo le esplorazioni dell’America, la focaccia napoletana si trasforma: il pomodoro, inizialmente considerato inedibile o addirittura pericoloso, diviene ingrediente centrale accanto al formaggio e all’olio.
Secondo la tradizione, il capolavoro simbolico della pizza classica, cioè la Margherita, risale al 1889 quando il pizzaiolo Raffaele Esposito della Pizzeria Brandi preparò una pizza con pomodoro, mozzarella e basilico per la visita della regina Margherita di Savoia, rappresentando con i colori degli ingredienti la bandiera italiana.
Tuttavia, va specificato che gli studiosi contestano l’unicità di questo episodio: già decenni prima si preparavano varianti simili a Napoli, e il gesto di “inventare” la Margherita potrebbe essere più simbolico che reale.
Questo lungo percorso, dalla semplice focaccia condotta fino alla pizza identitaria, ci conduce ad avere oggi non solo una sola “pizza italiana”, ma un’intera galassia di varianti locali e reinterpretazioni: ecco perché, guardando ai tipi di pizza italiana, ci accorgiamo che la Margherita è solo l’inizio.Potrebbe interessarti
Oltre la Margherita: esplorando i tipi di pizza italiana
Quando affrontiamo la grande varietà dei tipi di pizza italiana, ci accorgiamo che la Margherita è solo la punta dell’iceberg. Ogni regione, e spesso ogni città, ha sviluppato la propria variante, con impasti, cotture e ingredienti che riflettono clima, agricoltura, tradizioni sociali.
Alcuni esempi significativi
- La Pizza Romana: caratterizzata da una base sottile, croccante, con un cornicione basso rispetto alla versione napoletana. È una pizza più “asciutta”, adatta a chi ama la consistenza croccante.
- La Pizza al Tegamino (o “al padellino”): tipica del Piemonte/Torino, cotta in teglia o padella, con impasto più alto e morbido all’interno e croccante alla base.
- La Sfincione siciliana: una pizza-focaccia a cassetta con impasto spesso, condimenti tipici dell’isola (acciughe, cipolla, pangrattato), che diventa simbolo della cucina popolare siciliana.
Perché questa varietà?
La ragione risiede nella “storia della pizza” vista come un fenomeno locale prima che nazionale: le comunità contadine o marinare usarono gli ingredienti disponibili, l’abilità dei forni (legna, carbone, teglie), la forma di consumo (seduti, da asporto, per strada). Il risultato: una mappa gastronomica, i tipi di pizza italiana, che coincide con l’Italia stessa.
Come riconoscerli e valorizzarli
Se nel vostro articolo desiderate suggerire al lettore di andare “oltre la Margherita”, potete consigliare di:
- prestare attenzione all’impasto e alla base: alta e soffice vs bassa e croccante;
- chiedere quali ingredienti locali sono usati: ad esempio salsiccia, cipolla, speck, acciughe;
- esplorare la modalità di cottura: legna, teglia, padella.
Così si valorizza la ricchezza dei tipi di pizza italiana senza ridurla solo a “variante della Margherita”.
Miti, curiosità e il futuro della pizza
Nella lunga storia della pizza, non mancano miti, leggende e curiosità che contribuiscono a costruire il suo fascino globale.
Alcune curiosità e leggende
- Il celebre episodio della Pizza Margherita “inventata” nel 1889 per la Margherita di Savoia dal pizzaiolo Raffaele Esposito è spesso citato, anche se gli studiosi avvertono che la verità è meno lineare e la pizza con gli stessi ingredienti probabilmente esisteva già precedentemente.
- Il termine “pizza” appare per la prima volta in documenti latini del 997 d.C. a Gaeta, come forma di impasto/compenso, non ancora come oggi la intendiamo.
- La forma di consumo “street food” (come la pizza fritta o la pizza al taglio) riflette la dimensione sociale-popolare della pizza: alimento semplice, veloce, accessibile.
Verso il futuro
Il futuro della pizza, come alimento e simbolo, si intreccia con la storia ma guarda avanti.
- Le tecniche di lievitazione e impasto si affinano sempre più: farine alternative, lievito madre, tempi lunghi.
- Le varianti gourmet e “fusion” si moltiplicano, ma è importante ricordare che il valore aggiunto è dato dalla conoscenza della storia della pizza e dai tipi di pizza italiana autentici.
- Il patrimonio immateriale della pizza napoletana, riconosciuto da UNESCO, sottolinea la dimensione culturale dell’alimento, non solo gastronomica.







Commenti (1)
Ho sempre pensato che la pizza Margherita sia l’unica vera pizza, ma leggendo questo articolo mi sono reso conto che ci sono molte varianti. È interessante scoprire come ogni regione ha le sue ricette e tradizioni uniche.