L'INTERVISTA

Il parroco della Sanità: “Maradona un santo? No, ma un mito sì”

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Maradona un santo? No, ma un mito sì. Ed anche un esempio per tanti ragazzi di come, partendo dal nulla, con l’impegno si possano raggiungere grandi traguardi. Un messaggio che qui alla Sanità ci interessa molto veicolare”. Don Luigi Calemme, parroco della storica basilica di Santa Maria della Sanità, non è preoccupato del fatto che l’esposizione, nel chiostro della sua chiesa, del quadro di Maradona in posa estatica possa essere, in qualche modo, equivocata.

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“Sappiamo che Diego è un mito per una moltitudine di persone, a Napoli e in tutto il mondo, ma la mitizzazione di un personaggio è una cosa, la divinazione o la santificazione è un’altra”, spiega il sacerdote all’ANSA. “L’artista, Elvis Spadoni, è uno dei tanti che è rimasto catturato dal patrimonio umano della Sanità, oltre che storico e artistico. Per questo ha voluto che la sua opera, che raffigura un Maradona esultante dopo una vittoria, venisse esposta qui, un quartiere dove la bellezza non è solo nei monumenti, ma nella gente”.

Il riferimento è allo sviluppo di un’area che, un tempo roccaforte di clan di camorra, ora è un laboratorio culturale che spazia dall’arte paleocristiana delle catacombe a quella moderna del museo di Jago, grazie in particolare all’attività della cooperativa La Paranza, della Fondazione San Gennaro e della chiesa stessa.



    Il parroco della Sanità e il quadro di Maradona

    In questo contesto, il quadro ‘Diego!’ si inserisce come “un’opera che intende focalizzare – dice don Gigi – il momento dell’esultanza e della gioia del calciatore e, perché no?, anche enfatizzare il mito che lo circonda. Nella consapevolezza, però, che questa esaltazione non ha niente a che fare con l’esperienza del sacro, non si confonde con essa, ma richiama la felicità di chi persegue con forza, e poi raggiunge, un obiettivo”.

    Tra un mese il quadro traslocherà nel complesso “Cristallini 73”, destinato a ospitare la sezione giovanile delle Fiamme oro. Nel frattempo, il chiostro della basilica sarà probabilmente ancora più frequentato e don Luigi Calemme vede in questo “un’opportunità, un volano di bellezza e un’occasione di riflessione”.

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