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Truffa bonus cultura: ricavato impiegato per avviare un B&B

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Il denaro illecitamente ricavato dalla truffa al bonus cultura – scoperta dalla Guardia di Finanza di Napoli che oggi, a Ercolano, ha notificato nove misure cautelari e anche sequestrato una libreria – sarebbe stato impiegato nella costituzione di un bed and breakfast.

Operazione effettuata svuotando i conti correnti personali e quelli della libreria su cui erano stati ricevuti i bonifici del Mibact. La circostanza emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli Giovanni de Angelis.

Per questo motivo a quattro persone destinatarie di misure cautelari (tre in carcere e uno ai domiciliari) il reato di autoriciclaggio. L’immobile è stato acquistato per divenire un “b&b” peraltro pubblicizzato anche su canali on line e sui social, con tanto di buone recensioni da parte degli ospiti.

In cambio di denaro avrebbero monetizzato quasi seimila “bonus cultura 18 app”, beneficio che il governo ha pensato per promuovere nei neo 18enni la diffusione dei libri, dello studio e dell’accesso ai servizi di natura culturale.

Una truffa che, secondo la Guardia di Finanza e la Procura di NAPOLI, avrebbe trasformato in contanti benefici per 2.850.000 di euro tra il 2017 e il 2020. Il gip di Napoli Giovanni de Angelis ha emesso 9 misure cautelari, su richiesta della sezione Reati economici dell’ufficio inquirente: ipotizzata l’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e, per quattro, anche l’autoriciclaggio.

Si tratta di tre arresti in carcere, due ai domiciliari e quattro obblighi di dimora che vedono tra i destinatari anche i gestori di una libreria di Ercolano, in provincia di NAPOLI, utilizzata per trasformare i bonus in denaro. In quella libreria, per gli investigatori, venivano convocati, attraverso alcuni intermediari e procacciatori, i possibili beneficiari del bonus per invitarli a monetizzare il beneficio simulando, per esempio, la vendita di libri.

Sono 12 gli indagati tra cui figurano, intermediari e procacciatori: questi avevano il compito di individuare i soggetti attraverso la consultazione delle banche dati messe a disposizione da Caf e altre strutture simili compiacenti. Poi li contattavano per la proposta.

Il meccanismo truffaldino era semplice: simulare la vendita dei libri e l’effettuazione di altre prestazioni culturali inserendo nel sistema informatico del Mibact gli estremi e i codici dei ‘buoni cultura’ con in allegato la falsa dichiarazione della vendita di libri e di altri servizi culturali contemplati nel beneficio ma mai fruiti.

Per il servizio offerto veniva trattenuta una percentuale (stimata tra 40 e 60%) corrisposta attraverso versamenti su carte di credito prepagate. Infine venivano richiesti i rimborsi dei benefici al Mibact. Nonostante i finanzieri avessero eseguito dei controlli, gli indagati avrebbero continuato a frodare l’erario.

Quando il Mibact ha sospeso con cinque provvedimenti amministrativi e infine revocato l’accreditamento delle erogazioni, gli indagati avrebbero pensato di perpetuare la truffa costituendo “un nuovo canale”, convertendo cioè una società costituita per la gestione di beni e affittacamere in una società per il commercio al dettaglio dei libri, risultata avere la sede proprio laddove c’era la libreria.

“Abbiamo saputo che c’era uno di una libreria di Ercolano che cambiava i buoni in soldi. Io non mi sono mai registrata al sistema. Gli do le credenziali. Lui è entrato e poi mi ha dato quanto mi doveva”.

Due opzioni: “Duecento euro subito oppure 250 fra un mese. Io ho preso 200 subito”. Ecco il sistema creato da una libreria di Ercolano, per truffare lo Stato con l’APp 18, che, su ordine del gip partenopeo Giovanni de Angelis ha portato a tre ordinanze in carcere, due ai domiciliari e quattro all’obbligo di dimora.

A parlare è una ragazza di appena 18 anni sentita dagli inquirenti che stavano indagando sui movimenti sospetti dl negozio: oltre 300 ricariche di schede prepagate per oltre 120 mila euro in pochi mesi.

Per ogni bonus da 500 euro, 250 circa finivano nelle tasche dei ragazzi e il resto sui conti dei titolari della libreria. E la voce si è sparsa subito e così sono stati oltre 5.800 i movimenti considerati truffaldini. Nel sistema un ruolo lo svolgevano anche due giovanissimi, procacciatori di clienti che per ogni ragazzo che portavano in libreria prendevano da 20 ai 30 euro.

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