L’Italia prepara il piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleare.

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La bozza del nuovo Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleare è pronto anche per l’Italia.

In tempi di crisi di guerra ci si attrezza a tutte le evenienze. La bozza è stata firmata dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio e prevede “riparo al chiuso”, con l’indicazione alla popolazione di “restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni”.

Ma anche “iodioprofilassi”, monitoraggio della contaminazione personale, controllo della filiera produttiva – con definizione di eventuali restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari – e limitazione all’importazione di beni e derrate alimentari.

    “La misura del riparo al chiuso – si legge nella bozza  – consiste nell’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni”.

    Nelle aree interessate dalla misura del riparo al chiuso, sono attuate in via precauzionale una serie di ulteriori misure protettive: “blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte), blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico”.

    Tra i vari compiti delle autorità competenti- prevede il piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleare – ci sono anche comunicazioni tempestive alla popolazione il tempo di inizio e la durata della misura di riparo al chiuso, istruzioni specifiche alle scuole, far fronte ai bisogni primari della popolazione (cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia, ecc.).

    L’indicazione di restare in luoghi chiusi è comunicata alla popolazione dal Dipartimento della Protezione Civile. Nel documento si forniscono anche indicazioni per la iodioprofilassi, “una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione”.

    Secondo il Piano, “il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile e’ meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione puo’ causare piu’ danni che benefici (prolungando l’emivita biologica dello iodio radioattivo che si e’ gia’ accumulato nella tiroide).

    La misura della iodoprofilassi e’ quindi prevista per le classi di eta’ 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il Ministro della Salute puo’ decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate”.



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