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Primo Maggio, Mattarella: ‘L’Italia è matura. Serve subito aiuto alle famiglie e alle attività produttive’

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In occasione del Primo Maggio, il capo dello Stato invita le istituzioni a collaborare: “Non archiviare l’angoscia. L’Italia è matura. Serve subito un equo, efficace e tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive”.

Serve una leale collaborazione tra le istituzioni per superare l’epidemia di coronavirus e guardare con speranza alla Fase 2 e al ritorno alla normalità. Sergio Mattarella celebra una festa del Lavoro d’eccezione, come già successo per il 25 aprile, con tutte le tradizionali manifestazioni bloccate dal lockdown. Ma invita a guardare avanti, mentre le fabbriche e le attvità economiche cominciano a riaprire, convinto che “riusciremo a superare le difficolta'” di questi mesi. Sara’ sicuramente centrale il lavoro, ma la premessa e’ non vanificare i sacrifici fatti: certo il governo deve dare indicazioni che devono essere “ragionevoli e chiare” sollecita il Presidente, e i cittadini le devono seguire senza negligenze. Ma soprattutto serve una leale collaborazione tra i corpi dello Stato. Proprio mentre il clangore dello scontro tra l’esecutivo e le Regioni guidate dal centrodestra è più forte, tanto da provocare una presa di distanza dei comuni dai governatori, il presidente Mattarella ammonisce nuovamente: serve “un responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni” per non vanificare “i sacrifici fatti sin qui se vogliamo riconquistare, senza essere costretti a passi indietro, condizioni di crescente serenità”. Il Capo dello Stato lancia un accorato appello: “non va dimenticata l’angoscia delle settimane precedenti, sotto la violenta e veloce aggressione del virus, né che abbiamo superato i duecentomila contagi e che ogni giorno dobbiamo piangere alcune centinaia di vittime”. Dunque il governo dia certezze senza tentennamenti e confusione, le istituzioni collaborino e anche i cittadini proseguano a mostrare lo stesso “senso di responsabilità” di queste settimane comportandosi con la necessaria prudenza”.

La Fase 2 dovrà quindi prevedere “un graduale superamento delle restrizioni. Ora guardiamo alla ripresa: ad essa, vanno indirizzati, gli sforzi di tutti, senza distrazioni o negligenze”. Con due obiettivi che devono coesistere: il consolidamento dei risultati sin qui ottenuti e insieme “un equo, efficace e tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito” per poter riavviare un tessuto produttivo ancora vivo perché è “a partire dal lavoro che si deve ridisegnare il modo di essere di un Paese maturo e forte come l’Italia”. Il dibattito tra riaprire o proseguire il lockdown e la velocità della ripartenza non sono competenza del Capo dello Stato ovviamente, che non entra nel merito delle singole scelte e chiede solo che il dialogo sia costruttivo e proficuo. Certo il Presidente ha seguito le polemiche seguite alle comunicazioni di Conte e al dibattito parlamentare, ha registrato le parole del premier e le critiche che gli sono giunte, oltre alla minaccia di crisi arrivata da Matteo Renzi, ma, come sempre, si attiene solo agli atti ufficiali dei gruppi parlamentari e dei leader politici. Dunque per Mattarella e’ dal lavoro che il Paese deve ripartire, senza che questo sia messo “in contrapposizione” con la sicurezza e la salute dei lavoratori. Il Presidente e’ consapevole del fatto che “le conseguenze della pandemia mettono a rischio tanti posti di lavoro” e ringrazia chi, nel sistema sanitario, tra le forze dell’ordine, nei trasporti, nel commercio, nell’istruzione con il suo lavoro ha permesso al Paese “di non fermarsi e di andare avanti”. Ora dunque, unendo gli sforzi e l’impegno “centrale” di imprenditori e lavoratori, e delle loro organizzazioni sindacali, si può ripartire, accelerando tra l’altro “la strada verso un cambiamento che sappia valorizzare e non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia”, con scelte “lungimiranti” e “governando questo cambiamento” per evitare precarietà, esclusioni, lavoro nero e irregolare e approfittando invece della cesura di questi mesi per “affrontare ritardi antichi come quelli del lavoro per i giovani e le donne, particolarmente acuti nelle aree del Mezzogiorno”. L’Italia, superata l’epidemia, potrà cominciare a “costruire il suo domani” e il lavoro sarà centrale.


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