Napoli, la vedova Materazzo: ‘Ergastolo? Pena proporzionata alla crudeltà del delitto’

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 “E’ stata inflitta una pena proporzionata alla crudeltà del delitto che e’ stato commesso”. Cosi’ Elena Grande, moglie di Vittorio Materazzo, l’ingegnere ucciso a Napoli il 28 novembre del 2016, commenta la sentenza emessa l’altro ieri dalla prima Corte di Assise di Napoli che ha condannato all’ergastolo il cognato Luca Materazzo con l’accusa di omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà. “Dopo il verdetto ho parlato con miei figli, che hanno 12 e 15 anni – ha detto ancora Elena Grande – gli ho spiegato cosa il Tribunale ha stabilito e cosa significasse la parola ergastolo. Sono stati ancora più addolorati perché dopo avere accettato la morte del padre ora devono accettare anche che a provocarla é stato lo zio”. “Il mio compito – ha spiegato la moglie della vittima – è ora tutelare la loro serenità e mi auguro che presto cali il sipario su questa vicenda, che presto si spengano i riflettori. Abbiamo il diritto di continuare la nostra vita e voglio continuare ad avere lo stesso atteggiamento composto e riservato che ho tenuto durante tutto il processo”. Elena Grande ha anche voluto sottolineare la sua riconoscenza nei confronti del procuratore aggiunto di Napoli Nunzio Fragliasso, del sostituto procuratore Francesca De Renzis e gli avvocati Arturo ed Errico Frojo: “Non solo hanno svolto un grande lavoro ma mi hanno anche dato un enorme sostegno umano”. Elena ha anche commentano brevemente le interviste rilasciate dalle sue cognate ribadendo di essere contraria alla teatralizzazione del dolore: “E’ ovvio che, in questa vicenda, le persone che sono state maggiormente colpite dal dolore siamo io e i miei figli. Certe comparse non aiutano”




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