Casalnuovo: ‘Da una settimana chiusa in casa con mio figlio minore, mio fratello ci minaccia di morte. Aiutateci’

SULLO STESSO ARGOMENTO

Casalnuovo. “E’ una settimana che sono chiusa in casa con mio figlio minore e due cani perché mio fratello mi minaccia di morte. Ho presentato denuncia ai carabinieri, non so più cosa fare. Lui continua. Ho paura, vi prego aiutatemi”. Piange disperata al telefona la signora Cira B., 52 anni napoletana abitante a Casalnuovo in via Monsignor Peluso, in quello che è chiamato il ‘Parco macello’. Il fratello Salvatore, un pregiudicato con numerosi precedenti penali e che tra l’altro abita nello stesso edificio al piano inferiore, l’accusa di aver venduto il garage, di proprietà della donna, a sua insaputa. La signora Cira ha anche una patologia tumorale per cui necessita di cure e medicine. “Non posso uscire di casa perché lui mi minaccia continuamente. Sono andata dai carabinieri per fare denuncia ma ho dovuto aspettare che arrivasse una loro auto per accompagnare in caserma a me mio figlio minore. Ci aveva fatto trovare due mazze da baseball fuori alla porta(consegnate ai carabinieri) dopo che mi aveva inviato una serie di messaggi via chat nei quali diceva che doveva uccidere a me e mio figlio minore. L’altro mio figlio da giorni vive a casa della fidanzata perché lui lo aveva aspettato sotto casa armato con una mazza da baseball mentre rincasava. Per fortuna il ragazzo, avvertito da alcuni vicini, è risuscito a scappare in tempo. Non sappiamo più cosa fare”.




LEGGI ANCHE

Carcere di Poggioreale: protesta dei detenuti del reparto Avellino

50 detenuti del reparto Avellino del carcere di Poggioreale hanno protestato battendo oggetti contro i cancelli di sbarramento dalle prime ore del mattino fino alle ore 15:00 di oggi. I detenuti contestavano la circolare DAP che disciplina la consegna di generi alimentari e indumenti da parte dei familiari (15 kg di indumenti e 5 kg di generi alimentari). Con arroganza, hanno preteso di parlare con il direttore minacciando ulteriori proteste. Grazie all'interlocuzione dell'unico agente rimasto chiuso...

Il clan dei telefonini in carcere. Il pentito: “Entravano nascosti nelle ruote delle sedie a rotelle dei familiari”

L'ingegno dei detenuti e dei loro familiari complici per entrare in carcere tutto quello che di illegale non conosce limite ne ostacoli. "Noi facevamo entrare i telefonini anche attraverso un detenuto di Marcianise di cui non ricordo il nome ma solo il soprannome plusiello, questa persona faceva entrare i telefonini utilizzando la sedia a rotelle di un familiare che veniva a trovarlo in carcere, in quanto le sedie a rotelle non vengono perquisite al momento...

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE